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Via libera all’agenzia del lavoro portuale di Taranto

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ECONOMIA MARITTIMA

Via libera all’agenzia del lavoro portuale di Taranto

Dopo la recente conclusione dei lavori di ammodernamento del molo polisettoriale, 1.500 metri di banchina che saranno agibili a luglio, per il porto di Taranto arriva il via libera anche per l’Agenzia del lavoro portuale: il ministero delle Infrastrutture e trasporti ha aderito all’intesa proposta dall’Autorità portuale di sistema del Mar Ionio.

L’Agenzia, prevista dalla legge per il Sud (n.18 di febbraio 2017), assorbirà i circa 520 addetti dell’ex Taranto container terminal (la società partecipata da Evergreen messa in liquidazione a giugno 2015) per ricollocarli, nell’arco di 36 mesi, in nuove attività.

Lo strumento dell’Agenzia è stato individuato quasi un anno fa per gestire le crisi dei porti, entrambi di transhipment, di Taranto e Gioia Tauro dove, con la fine degli ammortizzatori sociali, un migliaio di unità complessive rischiavano l’occupazione. Dopo vari passaggi e anche una bocciatura alla Camera in commissione Bilancio - l’Agenzia inizialmente doveva entrare nella legge di Stabilità -, lo strumento ha visto la luce solo a fine anno col decreto n.243, poi divenuto legge a febbraio. «Il 20 giugno - spiega Carmelo Sasso, segretario Uil trasporti Taranto - si riunirà il comitato di gestione dell’Authority per deliberare e successivamente avverrà la costituzione».

«I 520 ex Tct dal 31 dicembre scorso sono in mobilità - prosegue Sasso -. Una volta resa operativa l’Agenzia, i lavoratori usciranno dalla mobilità e verranno assorbiti: a fronte di un’offerta di lavoro da parte di un’impresa nel porto, il personale necessario verrà ricollocato e percepirà dall’impresa la retribuzione. Coloro che non saranno ricollocati rimarranno invece in carico all’Agenzia e continueranno a prendere l’indennità di mancato avviamento, una specie di cassa integrazione per i marittimi e portuali. L’indennità sarà anche comprensiva di una quota di formazione professionale, utile al reinserimento al lavoro, che ora - dice Sasso - dovremo concordare con la Regione Puglia».

Taranto, col suo porto, potrebbe far parte delle Zone economiche speciali che venerdì scorso il Governo ha deliberato con un nuovo decreto per il Sud. L’esecutivo ha solo individuato la «cornice» nella quale collocare le Zes, la loro finalità e i soggetti coinvolti: Stato, Regioni, Autorità portuali. «Questo strumento non può che giovare al rilancio complessivo del porto - osserva il presidente dell’Authority del Mar Ionio, Sergio Prete -. Noi abbiamo istituito la Zona franca non interclusa nel porto, che peraltro sinora non ha dato risultati in quanto il porto è ancora privo di un grande operatore dopo il disimpegno di Tct, ma la Zona economica speciale ha un potenziale attrattivo maggiore. Nella Zona franca si hanno solo vantaggi doganali, nella Zes, invece, agevolazioni fiscali e contributive. L’area, inoltre, non è solo il porto come per la Zona franca ma si riferisce ad un comprensorio più ampio. È stata costituita proprio per attrarre nuovi investitori. La Regione Puglia sta lavorando all’ipotesi di una Zes per Taranto nell’ambito di una legge regionale per Taranto, ma dovrà necessariamente raccordarsi col Governo, visto che spetta alla Regione indicare la Zes, ma il quadro normativo è nazionale».

«Nel porto - conclude Sasso - si sta lavorando alle infrastrutture, si è messa in pista l’Agenzia del lavoro che permetterà la gestione flessibile del personale, perchè chi arriverà non sarà obbligato a riassumere tutti e subito ed ora si sta profilando la possibilità di una Zona economica. A questo punto, ci manca un grosso operatore che riporti il traffico. I prossimi mesi saranno decisivi per chiudere il cerchio».

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