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Le rotte dei falsi: dalla «fabbrica» Cina agli hub alle porte…

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CONTRAFFAZIONE

Le rotte dei falsi: dalla «fabbrica» Cina agli hub alle porte della Ue

ANSA
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Da dove partono la falsa borsa griffata, lo smartphone “fake”, la scarpa che online costa 30 euro e in boutique 300. E come arrivano sulle spiagge, sulle bancarelle, e sempre più attraverso un pacchetto lasciato sullo zerbino e consegnato da un fattorino?
A tracciare la mappatura delle rotte commerciali internazionali dei prodotti contraffatti nel mondo è il nuovo report – presentato oggi dall’Ocse, dall’Euipo (L’Agenzia Ue per la tutela della proprietà Intellettuale) ed Europol – dal titolo Mapping the real route of trade in fake goods.

La piaga in numeri
Una piaga che la stessa Ocse aveva quantificato appena un anno fa: contraffazione e pirateria – insieme – hanno un giro d’affari che sfiora i 500 miliardi di dollari l’anno e l’Italia è il secondo Paese più colpito al mondo, dopo gli Usa e davanti alla Francia. I beni contraffatti corrispondono, infatti, al 2,5% dei beni totali importati a livello globale. Ma nella sola Unione europea la quota sull’import totale sale sino al 5 per cento. E se i marchi più contraffatti – si pensi a tutta l’elettronica – sono, nel 20% dei casi (cioè 1 su 5), Usa, l’Italia segue con il 15% (quasi uno su 6) . Un secondo posto ben poco lusinghiero considerando che la nostra economia è ben più “tascabile”. Dietro di noi, sempre secondo l’Ocse, Francia e Svizzera (12%) e Germania e Giappone (8 per cento).

I Paesi di partenza
Secondo il nuovo studio Ocse-Euipo-Europol – che ha analizzato anche “il viaggo” dei prodotti contraffatti per comparti – in 9 settori su 10 si parte dalla Cina. Lo sviluppo della «via della seta» e il corrispondente aumento dell’uso del trasporto ferroviario e marittimo tra la Cina e la Ue favorirà certamenyte l’economia legale, ma potrebbe ancheperfezionare la gamma dei reati ai danni della proprietà intellettuale. Produttori forti, in seconda battuta, India, Thailandia, Turchia, Malaysia, Pakistan e Vietnam.
In Europa – soprattutto per pelletteria, alimenti e cosmetici che vengono poi spediti nella Ue – grande produttore di falsi è la Turchia.
Ma il “modello di business extra-Ue” resta quello preferito dalle organizzazioni criminali europee coinvolte nella distribuzione di falsi, che preferiscono ricorrere principalmente a fabbricanti esteri, per poi organizzare all’interno del confine europeo, l’importazione, il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione. L’altrernativa è fabbricare direttamente all’interno dei confini della Ue, ma usando etichette e imballaggi falsi importati da paesi terzi.

I Paesi di transito
Non ci sono, però, solo i Paesi produttori. La “catena” non sarebbe abbastanza lunga da colpire così tanto e bene Europa e Stati Uniti se la “filiera” non avesse i suoi “porti di trasnito”, cioè centri di scambio a livello mondiale per i trafficanti che giocano un ruolo decisivo per la corretta “distribuzione” del fake.
I principali hub sono Hong Kong, gli Emirati Arabi Uniti e Singapore, dove vengono importate grandi quantità di prodotti falsi a mezzo container che verranno successivamente spedite per posta o per corriere.
Secondo il Report, l’Arabia Saudita e lo Yemen costituiscono i principali punti di transito per le spedizioni di prodotti falsi diretti in Africa. Albania, Egitto, Marocco e Ucraina sono i quattro punti di transito usati per inviare falsi destinati alla Ue, mentre Panama è un importante porto “pivot” per i falsi in rotta verso gli Stati Uniti.

Il valore delle merci e come si trasportano
Sempre secondo il report Ocse-Euipo, su oltre 460 miliardi di dollari di falsi contraffatti importati nel mondo, 121 miliardi sono prodotti di elettronica e telefonia, 41 miliardi della gioielleria,
29 miliardi i dispositivi ottici, fotografici e medici, 28 miliardi abbigliamento e
tessuti, 16 miliardi i prodotti farmaceutici e, solo in coda, arrivano i “classici” dell’immaginario collettivo del fake: 13 miliardi di dollari di calzature, 12 miliardi di alimenti, 10 di giocattoli, 9 di pelletteria e 5 di profumeria.

Del resto, ha ricordato Rob Wainwright, direttore esecutivo di Europol: «i falsi danneggiano non solo le nostre economie, ma rischiano di ipotecare seriamente l’incolumità dei cittadini con la crescente disponibilità di prodotti illeciti nel settore della salute e della sicurezza».

Il 63% dei prodotti contraffatti sequestrati, poi, sono inviati per posta ordinaria o corriere: una crescente sfida per le autorità di contrasto. Mentre se si parla di sequestri di falsi in base al valore, la metà (il 51%) ha viaggiato via mare, su container in nave; il 23% via posta, il 19% per via aerea e solo l’8% su strada.

Le opinioni
«Questa ricerca – ha sottolineato il direttore esecutivo dell’Euipo, António Campinos – mostra la complessità e l’estensione delle rotte commerciali internazionali di prodotti contraffatti e usurpativi nel mondo. Gli studi svolti in passato hanno dimostrato che in pratica qualsiasi prodotto o marchio è suscettibile di contraffazione. La relazione mette in evidenza i mezzi con cui è possibile trasportare i falsi da un parte all’altra del mondo

«Oltre ad apportare immensi benefici in tutto il mondo – ha ricordato il direttore per il governo pubblico dell’Ocse, Rolf Alter – la globalizzazione crea purtroppo anche opportunità per le reti criminali di trarre vantaggio dal commercio illecito di prodotti contraffatti a spese di consumatori, imprese e governi. L’unica risposta è una più stretta collaborazione tra le agenzie nazionali delle dogane, le agenzie di contrasto, le organizzazioni internazionali, le aziende e i consumatori».

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