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Sede Ema, la farmaceutica made in Italy: «Milano ha le carte in…

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LE AGEN ZIE EUROPEE VERSO IL TRASLOCO

Sede Ema, la farmaceutica made in Italy: «Milano ha le carte in regola»

«C’è la sede pronta per l’uso. Basta un trasloco. E anche per quello ci sarà pieno sostegno. Quella di Milano è oggettivamente la candidatura più forte perché garantisce la piena continuità operativa di una struttura che, se stesse ferma un mese, rallenterebbe l’approvazione di farmaci e di un’attività di cui i primi a fare le spese sarebbero solo i cittadini europei». C’è misura ma anche il timore che prevalgano logiche politiche sul merito e sull’efficienza nelle parole di Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, dopo le indiscrezioni di un presunto asse franco-tedesco, tra Emmanuel Macron e Angela Merkel, per far traslocare le 2 agenzie Ue con sede a Londra, l’Eba e l’Ema, rispettivamente a Francoforte e a Lille. Milano punta, infatti, da tempo a giocarsi la sua partita per l’Agenzia europea del farmaco.

«Tra pochi giorni – ha ribadito Diana Bracco, unica rappresentante delle impreseil nel Coordinamento per la candidatura di Milano a sede Ema – il governo Italiano ufficializzerà la candidatura di Milano come sede Ema, presentando un Dossier a cui si sta lavorando da tempo. Il grattacielo Pirelli, ad esempio, messo a disposizione dalla Regione Lombardia, permetterà all'EMA di non interrompere la sua operatività. Questa sede, che peraltro ha il vantaggio di essere un ente pubblico e non privato, sorge nel cuore della città a un passo dalle linee dell’Alta Velocità, ed è collegata benissimo ai due aeroporti milanesi. Milano garantisce poi per le famiglie dei funzionari Ue opportunità di lavoro e di studio con Scuole e Corsi universitari in lingua. Infine la Camera di Commercio sta costruendo con il Comune di Milano uno sportello di informazione e assistenza per risolvere tutti i problemi pratici legati all'eventuale spostamento».

«È difficile fare valutazioni sulla base di indiscrezioni – ha affermato Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec – ma certamente i giochi si chiuderanno prima dell’estate e penso che la partita tra Italia e Francia sia aperta. Senza contare che siamo uno dei 5 Paesi fondatori, uno dei più grandi e abbiamo solo l’Agenzia Ue per l’alimentare a Parma. Ma soprattutto siamo il 2° Paese Ue per produzione farmaceutica (dopo la Germania) e sono italiane 3 delle 6 terapie cosiddette “avanzate” (genica, cellulare e rigenerativa). Forse abbiamo iniziato a giocare la nostra partita per l’Ema un po’ tardi».

Nel mondo politico milanese non ci sono grandi apprensioni nei confronti di una possibile candidatura di Lille. E neppure di un asse Macron- Merkel, che potrebbe intralciare il cammino di Milano per il trasferimento dell’Ema. A questo punto, secondo indiscrezioni, i paesi più temuti sono quelli dell’Est, che, pur con meno strutture, potrebbero godere di un sostegno politico forte mirato a ristabilire un equilibrio fra i paesi europei.

L’idea che serpeggia in Europa sarebbe quella di dare la sede delle agenzie in uscita da Londra a quei paesi che ancora non ne hanno nemmeno una. Non è il caso della Francia, e peraltro a Roma qualcuno si dice convinto che Lille neppure presenterà una candidatura. In Europa la candidatura più temibili rimarrebbe quella di Vienna.

Ieri sera, intanto, i Ventotto hanno trovato un accordo unanime per l’approvazione delle linee guida per l’Ema: criteri tecnici, in cui vengono elencate le necessità dell’agenzia in termini di mobilità, sede, presenza di istituti internazionali e capacità di ospitalità. Su questi criteri verranno poi costruite le candidature delle città, sostenute dai governi, che dovranno arrivare a Bruxelles entro il 31 luglio. Spetterà poi al Consiglio Affari generali (in cui siedono i ministri degli Affari europei dei Ventotto) la decisione finale – con voto segreto – sul trasloco di Eba (Autorità bancaria europea, 189 addetti più 30-35 esterni, circa 9mila visitatori all’anno) e l’Ema (Agenzia europea del farmaco, 890 addetti, circa 36mila visitatori all’anno). Scelta che sarà fatta entro novembre.
La maggiore preoccupazione, però –temono i tecnici del governo che stanno seguendo la partita – è che potrebbe prevalere il criterio “politico”, con un sostegno maggiore per i paesi dell’Est. Non è un caso infatti che i diplomatici italiani in Europa spingano affinché prevalgano gli elementi tecnici delle città.

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