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Mittal: «Ilva opportunità unica e investimento strategico»

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Mittal: «Ilva opportunità unica e investimento strategico»

La missione di Ilva è diventare un fornitore di prima fascia per il mercato italiano ed europeo, generando valore per gli azionisti di ArcelorMittal. Ora che l’acquisizione è stata completata e gli asset di Ilva si preparano a essere integrati nella multinazionale, Aditya Mittal può dichiarare che l’operazione italiana «è un investimento strategico, con un eccellente potenziale di ritorno alla redditività». Il ceo per l’Europa del principale gruppo siderurgico mondiale lo ha spiegato ieri agli azionisti, a margine della presentazione di una soddisfacente trimestrale, chiusa con un aumento del fatturato a 17,24 miliardi (+17%), per un totale di 23,2 milioni di tonnellate prodotte e 21,5 milioni di tonnellate di prodotti in acciaio consegnate (alle quali si aggiungono altre 9,5 milioni di tonnellate di minerale spedito e 14,7 prodotte).

L’operazione Ilva - ha detto - è «un’opportunità unica per creare valore per i nostri azionisti». Si tratta di «un’importante acquisizione strategica», dal momento che «l’Italia è il secondo maggiore mercato dell’acciaio in Europa», e ArcelorMittal «non possiede alcuna fabbrica di produzione dell’acciaio primario nel paese». Ilva, riferisce Mittal, «ha un eccellente potenziale di ritorno alla redditività», precisando che l’acquisizione dell’azienda italiana «ha un impatto limitato sui conti» del gruppo.

A questo proposito, ArcelorMittal ha generato nel secondo trimestre dell’anno un ebitda di 2,11 miliardi, in crescita del 19,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre l’utile netto è salito del 18,9%, a quota 1,32 miliardi (l'utile operativo è stato di 1,39 miliardi). L'ebitda per tonnellata è passato in un anno da 80 a 98 dollari. La posizione finanziaria netta è scesa da 12,1 a 11,9 miliardi, grazie all'incremento del cash flow.

Mittal prevede che le spese per interessi scenderanno a 800 milioni nella seconda parte dell’anno. Gli investimenti in capex nel 2017 saranno di 2,9 miliardi (dai 2,4 miliardi nel 2016). ArcelorMittal, infine, si aspetta investimenti in working capital nel 2017 di circa 1,5 miliardi.

Nel primo semestre il fatturato del gruppo è stato complessivamente di 33,33 miliardi (+18,4%), con un utile di 2,32 miliardi (+233,9%). I risultati positivi derivano anche da una situazione di mercato «in miglioramento rispetto a dodici mesi fa – scrive ArcelorMittal in una nota -. La domanda è positiva, il che suggerisce che le consegne del secondo semestre del 2017 saranno più elevate rispetto alla normale stagionalità del periodo». Guardando avanti, «la richiesta rimane forte nei mercati core e sta supportando gli ordini» ha spiegato il presidente Lakshmi Mittal. In questo scenario, come detto, assume un significato strategico l’acquisizione italiana.

La joint venture Am Investco Italy (partecipata da Mittal e dal gruppo Marcegaglia con una quota del 15%, a breve è previsto l’ingresso nel capitale di Intesa Sanpaolo) ha rilevato gli asset Ilva dall’amministrazione straordinaria per 1,8 miliardi di euro, attraverso un contratto d'affitto con rate trimestrali da 180 milioni. Gli asset, si legge in una nota, verranno trasferiti ad Am Investco senza debiti di lungo periodo e debiti finanziari e includeranno un milione di capitale operativo netto; le sinergie previste dall’operazione ammontano a 310 milioni entro il 2020. Nella fase attuale, riferisce la nota, il gruppo «sta lavorando sulla ricezione delle approvazioni da parte delle autorità di regolazione», legate ai rischi di concentrazione sul mercato europeo dell’acciaio.

Nelle intenzioni dei vertici Mittal, che stima investimenti per 2,4 miliardi in sette anni (10 milioni saranno spesi per realizzare a Taranto un nuovo centro di ricerca e sviluppo), nei prossimi mesi sarà necessario «sfruttare tutti i punti di forza del gruppo e dispiegare il potenziale di Ilva per diventare un fornitore tier 1 per i consumatori sul mercato italiano ed europeo». Rimane comunque un motivo di preoccupazione, per il futuro del mercato, «l’alto livello di importazioni, che sta impedendo di cogliere tutti i benefici della crescita della domanda. Continuiamo a lavorare – conclude il gruppo - per raggiungere una soluzione in risposta alle importazioni sleali».

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