Tra le imprese è tornata la voglia di investire. Ma il recupero, dopo anni di sostanziale immobilismo, è ancora a doppia velocità. La ripresa è infatti guidata dalle grandi aziende, che registrano tassi di crescita elevati sia negli investimenti in beni immateriali sia in quelli materiali, mentre le imprese di minori dimensioni, maggiormente colpite dalla crisi economica, procedono a piccoli passi o si mostrano ancora ferme. Sono proprio i grandi gruppi a spingere soprattutto le immobilizzazioni in beni immateriali - come ricerca e sviluppo, brevetti, marchi, licenze o concessioni - che complessivamente, nel 2016, hanno avuto una impennata del 14% rispetto al 2015, mentre quelle materiali sono cresciute del 3% sempre rispetto all’anno precedente.
È una indagine del centro studi di Crif a confermare una ripresa che riflette un maggiore ottimismo degli imprenditori sull’andamento dell’economia, con l’adozione di strategie di sviluppo nel medio e nel lungo periodo realizzate soprattutto attraverso gli investimenti in beni non tangibili. Il gruppo bolognese, che opera nel settore delle informazioni creditizie e della business information, ha svolto l’indagine su un campione costituito da un gruppo chiuso di circa 227 mila imprese, rappresentativo dei diversi settori e delle varie classi dimensionali delle aziende, analizzandone i bilanci. E dalla ricerca emerge come la nuova spinta sia favorita non solo dalle condizioni monetarie ancora fortemente espansive ma anche dagli incentivi fiscali previsti dal Governo (ad esempio il superammortamento) e dal piano nazionale sull'industria 4.0.
«Indubbiamente – spiega Daniela Bastianelli, Project expert research unit di Crif – il piano nazionale sull’industria 4.0 ha favorito gli investimenti dedicati all’adozione di nuove tecnologie digitali e relative all’automazione, per far cogliere alle aziende le opportunità di questo radicale cambiamento nel modo di produrre e più in generale di fare impresa, nel complicato percorso che va verso la quarta rivoluzione industriale».
La ripresa degli investimenti va di pari passo con l'aumento del valore della produzione, cresciuto – sempre nel 2016 – del 3,2% e accompagnato da scelte aziendali per il progressivo contenimento dei costi che negli ultimi anni, rileva l'indagine del Crif, hanno ampliato i margini di redditività. Il primo risultato è l’aumento dell’Ebit, arrivato al 4,2% in rapporto al valore della produzione. Il recupero degli investimenti fissi lordi si accompagna alla decisa crescita di tutte quelle immobilizzazioni immateriali con le quali sono proprio le aziende di maggiori dimensioni a manifestare la maggiore vitalità, rispetto alle imprese meno strutturate, con una impennata del 17 per cento.
Un incremento che diventa ancora più significativo se paragonato alla contrazione generale che aveva caratterizzato il 2015, con una flessione del 4% per questo tipo di investimenti. Positivo per i grandi gruppi - anche se con numeri più modesti - l'andamento delle immobilizzazioni in tutti quei beni materiali (fabbricati, terreni, impianti, macchinari e attrezzature per la produzione) che concorrono all'attività delle imprese. La crescita è in questo caso del 5%, dopo cinque anni, a partire dal 2011, di stagnazione.
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