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Dossier In Emilia Romagna le «valley» industriali diventano cluster turistici

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    Dossier | N. 13 articoliIl turismo ai raggi x

    In Emilia Romagna le «valley» industriali diventano cluster turistici

    (Marka)
    (Marka)

    Il sistema turistico emiliano romagnolo si mette alle spalle la crisi, consolida i grandi numeri (più di 48,3 milioni di presenze nel 2016, oltre 17,2 nei primi sei mesi di quest’anno, con una impennata del 7,6%) e gioca una delle sue partite più importanti sui mercati esteri. La posta in gioco è l’incremento della quota di turisti stranieri sul totale. Oggi è pari a poco più del 25% delle presenze.

    L’obiettivo è portarla al 30% entro due anni, scommettendo sui Paesi europei di lingua tedesca – Germania in prima fila, poi Austria e cantone tedesco della Svizzera -, sulla Russia e su quei nuovi mercati, come gli Stati Uniti e il Canada, dai quali, dice Emanuele Burioni, direttore di Apt Servizi, l’agenzia per la promozione turistica che fa capo a Regione e Unioncamere, «proviene una domanda in crescita, grazie allo sviluppo di prodotti turistici nuovi e innovativi». In questa regione dalla storica tradizione manifatturiera, il turismo è infatti sempre di più legato a filo doppio ai grandi brand dell’industria che sono perni di distretti produttivi diventati essi stessi prodotti turistici.

    IN ARRIVO
    Presenze di turisti italiani ed esteri in Emilia-Romagna

    La food valley emiliana (cuore nel Parmense), la wellness valley (Romagna), la motor valley (Modena e Bologna) sono ormai a pieno titolo anche prodotti dell’industria delle vacanze capaci di aprirsi varchi soprattutto nel grande mercato statunitense, in quello canadese e in Gran Bretagna, grazie anche a nuovi patti di collaborazione stretti tra Apt e big dei vari settori come Barilla a Parma, Ducati e Ferrari tra Modena e Bologna, Technogym a Cesena. «Abbiamo le carte in regola per raggiungere l’obiettivo di una maggiore internazionalizzazione dei flussi – spiega Burioni – con lo sviluppo di prodotti che comprendono anche le vacanze attive legate allo sport, il cicloturismo, gli itinerari nell’entroterra. Collaboriamo con grandi aziende per estendere le visite di imprenditori stranieri con tour nelle principali destinazioni turistiche, con gli aeroporti di Rimini e Bologna, con Trenitalia per ottenere maggiori collegamenti ferroviari, con tour operator internazionali. E stiamo potenziando tutte le attività online per intercettare i desideri dei turisti». Una strategia di promozione che affianca ai canali tradizionali la nuova alleanza tra industria del turismo e industria manifatturiera.

    Strategia che ha fatto anche del distretto delle piastrelle di Sassuolo un nuovo prodotto: ceramic land. La richiesta di una maggiore internazionalizzazione arriva dalle imprese del settore per sganciare progressivamente il sistema regionale dai vincoli degli short week end che ancora caratterizzano la domanda proveniente dal mercato domestico. «Le scenario è positivo e i presupposti per un’estate da sold out ci sono tutti», dice la presidente degli albergatori riminesi Patrizia Rinaldis. «Ma dobbiamo aumentare la componente straniera – prosegue Rinaldis - per allinearci agli standard di altri Paesi del Mediterraneo e per riempire le nostre strutture anche nei giorni infrasettimanali». L’Emilia Romagna si è presentata all’appuntamento con l’estate con la forza della sua riviera, che dai lidi ferraresi a Cattolica, nel Riminese, assorbe quasi 39 milioni di presenze, l’80% del totale, con un sistema ricettivo capace di garantire oltre 684mila posti letto. Numeri che insieme alle città d’arte, alle località dell’Appennino e alle destinazioni termali fanno del sistema turistico una vera e propria industria in grado di generare un valore aggiunto di 14,6 miliardi di euro, pari all’11% del totale regionale, con circa 160mila occupati.

    Le città d’arte, al secondo posto dopo la riviera, l’anno scorso hanno registrato quasi 6,3 milioni di presenze (3,375 milioni nel primo semestre di quest’anno, con un aumento dell’11,5%) e costituiscono, a partire da Bologna, le destinazioni con il maggiore incremento. Seguono le località appenniniche (1,919 milioni di presenze) e quelle termali (meno di 1,4 milioni), queste ultime ancora alle prese con la crisi di settore. «Non tutte le destinazioni termali hanno diversificato spostandosi sul wellness – spiega l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini – ma chi lo ha fatto ha visto buoni risultati. Sulla costa si è arrestata la progressiva erosione del sistema alberghiero con la fuoriuscita dal mercato dei piccoli alberghi a conduzione famigliare, mentre sull’Appennino ci sono ancora alcune difficoltà sul fronte della riqualificazione delle strutture. Ma complessivamente il turismo si conferma uno dei tre pilastri dell’economia regionale, insieme a manifattura e agricoltura». Quest’anno la Regione ha destinato all’Apt 10 milioni, mentre altri sei sono stati dirottati sulla promo-commercializzazione (dei quali 2,5 a favore dei privati e gli altri alle destinazioni turistiche).

    Proprio l’istituzione delle destinazioni di area vasta rappresenta la grande novità del 2017, dopo l’approvazione della nuova legge regionale che – al termine di oltre tre lustri di regno incontrastato delle cosiddetta legge Errani – ha archiviato la lunga fase delle Unioni e dei club di prodotto. Oggi le destinazioni sono tre: la Romagna - che comprende anche Ferrara -, l’Emilia - a cui fanno capo Parma, Reggio Emilia e Piacenza - e Bologna area metropolitana che include anche Modena. «L’operatività non è ancora completa – spiega Corsini – ma i primi effetti della nuova normativa cominciano a vedersi perché stiamo spostando la promozione sempre di più sulle destinazioni, con un cambio di marcia dell’Apt e della Regione».

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