In automobile, in treno o in bicicletta. Sulle diverse scelte possibili per la mobilità si sono scontrano le diverse idee della montagna delle regioni confinanti che condividono anche le Dolomiti. Mercoledì 5 luglio è stata la prima uscita del progetto pilota DolomitesVives: nove giornate di chiusura di Passo Sella al traffico privato motorizzato, tra le ore 9 e le 16, un investimento delle province di Bolzano e Trento sulla mobilità ecocompatibile. Il transito è consentito solo a mezzi del trasporto pubblico locale o elettrici, oltre che a biciclette e pedoni, mentre viene contemporaneamente potenziato il servizio bus con l’intensificazione dei collegamenti fra val di Fassa e val Gardena.
«Iniziamo oggi qualcosa di importante per il futuro, vale a dire un modo nuovo di vivere le montagne. Oggi a Passo Sella emissioni e rumore sono ridotti, per il turismo è una chance di offrire agli ospiti unesperienza sostenibile», ha sottolineato Florian Mussner, assessore altoatesino. Il suo collega Richard Theiner ha ringraziato tutti coloro che «anni fa hanno avuto la lungimiranza di impegnarsi a tutelare le Dolomiti come patrimonio mondiale, che significa anche assicurare una gestione nel segno della sostenibilità, non per l’Unesco ma per noi e per le future generazioni». L’assessore trentino Mauro Gilmozzi ha ricordato che questo test sul Sella è stato frutto di incontri con i comprensori, i comuni e le organizzazioni turistiche, «e mostra la volontà di elaborare un nuovo modello di mobilità e di turismo per il futuro».
Le chiusure coincidono con una serie di eventi collaterali dedicati alla cultura della montagna e alla gastronomia; una attività di monitoraggio sarà svolta dall’Eurac, che analizzerà tramite sondaggi l’impatto della chiusura dei passi sulla quotidianità di residenti e ospiti, nonchè sulle imprese attive nel turismo e nel settore produttivo. L’Ufficio provinciale aria e rumore monitorerà la qualità dell’aria nei mesi estivi a Passo Sella tenendo conto delle nove giornate di chiusura alle auto.
Non l’hanno presa bene sul versante veneto, con tanto di lettera al ministro dei Trasporti, Graziano Delrio: «La chiusura di alcuni passi dolomitici decisa dalla Provincia autonoma di Trento porta due danni irreparabili – ha attaccato il presidente della Regione Luca Zaia -. Il primo è che i turisti perdono ogni riferimento perché quando leggono del passo Sella pensano a tutti passi chiusi, tanto è vero che anche gli altri perdono traffico: gli automobilisti non fanno distinzione, semplicemente rimangono a casa o cambiano itinerario. L’altro aspetto è che si diffonde ancora una volta una idea sbagliata. Non deve passare il messaggio che l’inquinamento è provocato dalle auto sui passi: sappiamo bene che il problema nasce dai riscaldamenti o dal traffico nei fondovalle. Se i trentini hanno tutte queste preoccupazioni mi chiedo come mai non si pongano il problema del Brennero. E Roma non può fingere di non avere competenze, visto che le strade coinvolte sono statali. La montagna ha bisogno di frequentazione, non di abbandono».
Intanto Bolzano ha approvato le nuove linee guida per la promozione della mobilità sostenibile, a cominciare da un’estate che incoraggia in ogni modo gli spostamenti in bicicletta, con un rafforzamento dei servizi di trasporto su treni e bus. Corse aggiuntive e tariffe agevolate si uniscono alla biglietto combinato bikemobil card, che permette l’uso combinato di tutti i mezzi pubblici sul territorio provinciale e il noleggio bici. E proprio il treno rappresenta il progetto capace di unire le regioni e spingerle a collaborare. «Per noi non è un sogno irrealizzabile, anche in forza dell’intesa firmata con il ministro delle Infrastrutture e il presidente della Provincia autonoma di Bolzano a febbraio del 2016. Da allora non siamo stati fermi», ha spiegato Zaia presentando le due ipotesi progettuali di tracciato per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Calalzo-Cortina, il cosiddetto “Treno delle Dolomiti” che prevede un investimento fra i 710 e i 745 milioni. «Non si tratta di cifre impossibili – ha sottolineato il governatore – se sapremo mettere insieme, attraverso quel gioco di squadra che noi auspichiamo, risorse comunitarie, statali e regionali. È l’opportunità per far uscire questo territorio dall’isolamento ripristinando la strada ferrata tra Cortina e Calalzo e collegando Venezia a Cortina, con un servizio di trasporto pubblico che avrà tempi di percorrenza di poco superiori alle due ore, risultando così competitivo nei confronti delle automobili, garantendo meno traffico, meno inquinamento, meno caos. E poi, da Cortina, si potrà creare un nuovo valico alpino, verso Alto Adige, Austria e Svizzera: uno scenario che, concretizzandosi, darà un futuro nuovo a questa terra e ai suoi abitanti».
Entro fine settembre la Regione intende chiudere la fase di consultazione con il territorio, raccogliendo tutti pareri, facendo sintesi e decidendo su quale dei due tracciati proseguire con le successive fasi progettuali: nel giro di otto/dieci anni l’opera potrebbe essere conclusa. Vale a dire dopo l’appuntamento con i Mondiali del 2021 a Cortina, che ha comunque incassato il via libera dell’Enac sul progetto di riapertura dell’aeroporto di Fiames.
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