Si complica il rilancio del polo siderurgico di Piombino, dopo la fermata, due mesi fa, dell'attività di laminazione delle rotaie all'ex Lucchini, ora Aferpi, e lo slittamento della ripartenza (all'11 settembre, ma secondo la Cgil ci sarà un nuovo rinvio). A questo punto anche i sindacati e il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che tre anni fa avevano aperto la porta al magnate algerino Issad Rebrab che ha rilevato l'acciaieria toscana, alzano la voce e invitano a voltare pagina.
«Chiediamo al Governo di risolvere il contratto con Aferpi per inadempimento», hanno invocato ieri i sindacati. «Chiedo anch’io, come fanno i lavoratori, un incontro urgente al ministero dello Sviluppo economico per imprimere una svolta», ha aggiunto il presidente Rossi sottolineando che «Aferpi ha disatteso gli impegni assunti».
L’(ennesimo) incontro ministeriale non è ancora stato fissato. Nel frattempo le parti coinvolte si schierano sullo scacchiere che deciderà il futuro dell’acciaieria. I sindacati sollecitano il Governo ad accelerare e intensificare «i rapporti con i soggetti interessati al polo industriale piombinese con l’obiettivo di tornare a produrre acciaio» e con «l’obbligo» di garantire la piena occupazione dei lavoratori diretti (2.200) e indiretti.
Il presidente toscano Rossi invita chi è interessato all’acciaieria «a farsi avanti» precisando le condizioni: continuità produttiva; ripresa delle attività dei treni di laminazione; e investimenti «necessari per tornare a produrre acciaio e assicurare la piena occupazione del sito industriale». Anche perché, secondo Rossi, nel mondo sta aumentando la domanda d’acciaio e Piombino «ha tutte le caratteristiche per tornare a produrlo e competere nel mercato siderurgico».
La ricerca di un nuovo investitore s’annuncia comunque complicata.«Rebrab vuole andare via – ha confermato nei giorni scorsi l’ex Fiom Massimo Lami (che si è dimesso in polemica con il sindacato proprio per la gestione della vertenza Aferpi) -. Ha speso oltre 130 milioni e ora chiede 170 milioni che non è una cifra fuori mercato: è un imprenditore, qualcosa vorrà guadagnare da questa operazione. Il vero problema è che mancano le alternative».
A fine giugno scorso il Governo ha imposto a Cevital, la holding algerina che controlla Aferpi, un addendum di due anni al contratto firmato il 30 giugno 2015, dopo aver contestato al gruppo la mancata realizzazione degli investimenti previsti nel programma industriale. L’addendum, oltre a prolungare la sorveglianza degli organi della procedura di amministrazione straordinaria a fine giugno 2019, chiede a Cevital un piano industriale di rilancio con fonti di finanziamento certe; circolante a sostegno della ripartenza del treno rotaie; e l’individuazione entro ottobre 2017 di un partner industriale per il rilancio del polo. Era prevista anche la ripresa dell’attività di laminazione ad agosto 2017 per le rotaie e ad ottobre per barre e vergella. La violazione dei punti dell’addendum, secondo l’intesa col Governo, può costituire motivo di risoluzione del contratto di cessione.
Ed è questa la strada che potrebbe concretizzarsi nell’incontro ministeriale, mentre si perdono nel vento le parole pronunciate da Rebrab, 73 anni, fondatore del gruppo Cevital, la più importante conglomerata privata d’Algeria, e uno dei primi miliardari d’Africa (con un patrimonio stimato da Forbes in 3,2 miliardi di dollari), nella prima apparizione ufficiale nel Palazzo comunale di Piombino il 5 dicembre 2014: «Farò di Piombino il centro mondiale dell'acciaio di qualità. Il nostro gruppo è ricco e in forte crescita, e investirà su questo territorio 400 milioni di euro nella prima fase, per poi salire fino a un miliardo».
Ed è questa la strada che potrebbe concretizzarsi nell’incontro ministeriale, mentre si perdono nel vento le parole pronunciate da Rebrab, 73 anni, fondatore del gruppo Cevital, la più importante conglomerata privata d’Algeria, e uno dei primi miliardari d’Africa (con un patrimonio stimato da Forbes in 3,2 miliardi di dollari), nella prima apparizione ufficiale nel Palazzo comunale di Piombino il 5 dicembre 2014: «Farò di Piombino il centro mondiale dell'acciaio di qualità. Il nostro gruppo è ricco e in forte crescita, e investirà su questo territorio 400 milioni di euro nella prima fase, per poi salire fino a un miliardo».
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