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Robot, Italia da record: il mercato cresce tre volte la media mondiale

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Robot, Italia da record: il mercato cresce tre volte la media mondiale

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La massa di ordini raccolta nel 2017 dai costruttori italiani di macchine utensili arriva quasi a saturare la capacità produttiva, con un tasso di utilizzo medio degli impianti che si impenna all’83%, il massimo dal livello pre-crisi. La “squadra” italiana sbarcata alla Emo di Hannover, maggiore rassegna mondiale del comparto iniziata ieri, non potrebbe presentarsi in effetti in condizioni migliori. Le 274 imprese presenti (seconda compagine nazionale più numerosa dopo quella dei padroni di casa tedeschi) possono contare infatti su un mercato interno spumeggiante, in grado di gonfiare il portafoglio ordini come mai accaduto da dieci anni a questa parte.

Commesse (+24,8% quelle nazionali nel primo semestre) che saturano la produzione in media per 6,4 mesi: anche in questo caso per trovare un livello più alto occorre riportare indietro il calendario al lontano 2008.

Scatto dei consumi ancora più rilevante perché concretizzato dopo uno spumeggiante 2016 ( (+18,6% il consumo di robot), anno che tuttavia, in termini di incentivazione, poteva contare solo sulla spinta del superammortamento.

Il bonus aggiuntivo del 2017 (iperammortamento al 250%) ha fatto decollare nuovamente la domanda in termini assoluti ma anche relativi, portando l’Italia ai vertici mondiali in termini di consumo di macchine utensili nel 2017. A fronte di una crescita media mondiale del 3,5% (+3,6% per l’Europa), Oxford economics prevede per l’Italia una crescita esattamente tripla, il 10,6%. Per Svizzera e Vietnam (+11,1%) si ipotizza in realtà un pregresso superiore (+11,1%), ma si tratta di mercati minori, con consumi annui inferiori al miliardo di euro, meno di un terzo rispetto a quanto realizzato dall’Italia.

IL CONFRONTO
La crescita % del mercato interno nei principali paesi. (Fonte Ucimu)

Che per tasso di crescita dei consumi di robot supererà quest’anno di slancio i principali mercati mondiali: a partire da Cina (+3,9%), Stati Uniti (+0,5%), Germania (+2,9%) e Giappone (+0,9%). L’associazione di categoria internazionale, Cecimo, stima per l’anno in corso una produzione europea pari a 25,2 miliardi (+4% rispetto al 2016) e anche dal lato dell’output l’Italia giocherà un ruolo di primo piano. «Super e iperammortamento -spiega il presidente di Ucimu-Sistemi per produrre Massimo Carboniero - stanno dando i loro frutti e, anche per questo, le autorità di governo stanno giustamente ragionando sull'estensione al prossimo anno delle due misure cardine del piano».

CAPACITÀ PRODUTTIVA A LIVELLI RECORd
Quota %. (Fonte: Ucimu)

Le fabbriche, dunque, “girano” ora a pieno regime, con un tasso di utilizzo degli impianti nel secondo trimestre che sale di oltre quattro punti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con prospettive di ulteriore crescita nel periodo autunnale alla luce della continua crescita della raccolta ordini, arrivata in alcuni comparti (i laser ad esempio), ad impennarsi sul mercato nazionale del 70%.

Come risultato, l’utilizzo della capacità produttiva per il comparto delle macchine utensili si arrampica all’83%, sei punti oltre la media dell’intera industria nella rilevazione Istat.

«Alla luce di questo andamento decisamente positivo e considerata la ragionevole possibilità che le misure di incentivo agli investimenti in macchinari si protraggano per tutto il 2018 - aggiunge Carboniero - anche il prossimo anno il mercato italiano sarà tra i più interessanti al mondo, a tutto beneficio di coloro i quali esporranno a BI-MU, biennale della macchina utensile, che si terrà dal 9 al 13 ottobre a Fieramilano Rho».

L’intera categoria è in attesa delle linee guida 2018 del piano Industria 4.0 (verranno illustrate oggi dal Governo) e l’aspettativa è evidentemente per un prolungamento consistente delle misure, in modo da permettere alle aziende di distribuire le commesse su un arco di tempo maggiore. Evitando così di perdere ordini - come segnalato da numerosi costruttori nazionali - a favore di produttori esteri mediamente più strutturati e con capacità produttive maggiori.

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