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Cinema e serie tv

«Gomorra» e «Suburra» parlano inglese: Itv Studios compra Cattleya

(Ansa)
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Creatività italiana, al servizio di Sua Maestà. C’è la Union Jack a sventolare da oggi su produzioni italiane cult come Gomorra, Romanzo Criminale, Suburra (ora in onda su Netflix). Dopo una trattativa andata avanti per 5-6 mesi, a quanto Il Sole 24 Ore ha potuto verificare la società inglese Itv Studios è diventata infatti azionista di maggioranza di Cattleya, forse la più nota società di produzione indipendente italiana e artefice di alcuni dei maggiori successi internazionali in lingua italiana degli ultimi anni. La conferma arriva da Riccardo Tozzi, fondatore e co-ceo di Cattleya: «Nel weekend abbiamo chiuso l’operazione. Itv investe in Cattleya perché crede nelle produzioni italiane».

Due anni dopo l’acquisto della maggioranza di Wildside da parte di Fremantle, il mondo della produzione tricolore registra questo secondo passaggio di mano internazionale. Tozzi ci tiene però a puntualizzare: «Faccio presente che la guida produttiva e creativa resterà in capo a noi, nucleo storico dei fondatori, per almeno cinque anni, ma anche oltre». Per il numero uno di Cattleya si tratta quindi di un’operazione win-win: «Sarà produzione made in Italy che si troverà spalancate le porte del mercato globale. E Itv, dal canto suo, potrà contare su una library crescente, con prodotti “prime”».

Si poteva brindare a champagne viste le trattative con Vivendi (prima) e con Mediawan (poi). Alla fine matrimonio fu con la società inglese che ha già investito in case di produzione in Germania, Scandinavia e Francia.

Itv Studios è produttore leader sull’entertainment in Uk e nella distribuzione internazionale di contenuti Tv, con più di 40mila ore di programmi e serie distribuiti e venduti nel mondo. Bocche cucite sul valore dell’operazione anche se, a quanto risulta al Sole 24 Ore, la valutazione di Cattleya dovrebbe essere stata intorno ai 50 milioni di euro oggi, da riparametrare a 5 anni.

L’ingresso degli inglesi nel capitale arriva in concomitanza con l’uscita di DeA Communications che partecipava all’11,1 per cento. Dal 2009 in Cattleya era presente anche Universal, ma le quote sono state poi riacquistate. Oggi l’azionariato è quindi composto dagli inglesi di Itv al 51% e dai fondatori di Cattleya al 49 per cento.

La storia della casa di produzione con sede a Roma (50,2 milioni di ricavi nel 2016 con utile netto di 1,5 milioni) inizia nel 1997, fondata da Tozzi al quale si sono presto associati Giovanni Stabilini, attuale presidente e co-ceo e Marco Chimenz, co-ceo. Poi si sono aggiunte Francesca Longardi e Gina Gardini, produttrici e socie. È del 2010, invece, l’entrata nell’advertising con “Think Cattleya”.

Il cinema ha finora rappresentato un piatto forte dell’offerta con la società che annovera al suo attivo una settantina di film fra cui La Bestia nel cuore (candidata anche agli Oscar come Miglior Film Straniero), Non Ti Muovere e i campioni di incassi Benvenuti al Sud, Benvenuti al Nord, Il Principe Abusivo. «Continueremo con il cinema – spiega Tozzi – ma in maniera molto più mirata, con Vision Distribution», la realtà distributiva creata da Sky con Cattleya, Wildside, Lucisano Group, Palomar e Indiana Production.

La produzione di serie tv ha invece preso piede al punto tale che si prevede possa rappresentare i due terzi dei ricavi dal 2019. Non a caso il prossimo anno inizieranno i lavori di vari progetti di respiro internazionale: ZeroZeroZero (commissionata da Canal+ e Sky e tratta dal libro di Roberto Saviano sul traffico globale di cocaina)o la serie horror Suspiria de Profundis, ispirata dal romanzo di Thomas de Quincey, con la collaborazione di Dario Argento.

L’attività di produzione, assicurano da Cattleya, resterà centrata in Italia. Anche i partner principali in Italia rimarranno Sky, Rai, Netflix, seppur con attenzione alle piattaforme emergenti. Ma visto che di vendita si parla da tempo per Cattleya, la molla può essere stata la necessità economica? «Assolutamente no. Siamo stati oggetto – replica Tozzi – di offerte da parte del mercato. L’Italia è vista come un Paese capace di dare un contributo importante all’industria globale dei contenuti. È un’occasione da non sprecare, anche come sistema».

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