È partito da Padova il roadshow de Il Sole 24 Ore “Viaggio nell’Industria 4.0”, che, con l’intento di condividere le esperienze e far incontrare i protagonisti, toccherà numerose città del Paese - le prossime tappe saranno il 26 ottobre a Bari, il 9 novembre a Bologna e il 21 novembre a Monza -, parlando di innovazione non solo dal punto di vista delle tecnologie e dei finanziamenti accessibili grazie al piano Industria 4.0 messo in campo dal Governo, ma anche dal punto di vista delle nuove regole, dei rischi e delle difficoltà che le Pmi devono affrontare approcciandosi al tema.
Nell’Aula Magna dell’Univeristà degli Studi della città veneta, davanti ad un pubblico di imprenditori particolarmente attenti, hanno animato il dibattito il prorettore al trasferimento tecnologico Fabrizio Dughiero, il delegato all’innovazione di Confindustria Padova Enrico Del Sole e il presidente della Camera di Commercio cittadina Fernando Zilio, in rappresentanza delle istituzioni. E poi numerose imprese, da Wind Tre a Safilo, da Allianz a Novation Tech a MHT, che hanno portato le loro testimonianze.
Tre i nodi emersi con forza: la necessità di fare sistema, non solo tra università e centri di formazione e imprese, ma anche tra tutti gli attori del territorio, dalla Regione, al Comune, alle associazioni di categoria, perché «fermo restando che innovare, applicare l’innovazione 4.0, è una esperienza soggettiva per ogni azienda, ogni impresa, cioè, deve trovare il suo modo di innovare, in base alla sua nicchia di mercato, al suo grado di digitalizzazione e alla sua cultura, è però necessaria una “griglia esterna”, un ecosistema all’interno del quale ognuno deve fare la sua parte, in particolar modo la politica», è stato detto da più voci.
Il secondo tema fondamentale resta quello delle competenze. Il direttore generale del Mise Stefano Firpo, in un videomessaggio in cui ha sottolineato il buon andamento degli investimenti in beni strumentali degli ultimi mesi, ha annunciato che nelle prime settimane di novembre uscirà finalmente il bando per i Competence center, i centri di competenza tecnologica che il ministero ha ideato come aiuto concreto alle imprese che vogliano innovare e che abbiano bisogno di competenze e personale preparato. «Da parte universitaria si sta già lavorando moltissimo in questo senso - ha detto Dughiero - l’università di Padova è attiva con più laboratori e pronta». «Quello delle competenze è un problema che abbiamo affrontato in modo profondo - ha detto Francesco Barletta, Head of Ict, partnerships & market development di Wind Tre -, sia al nostro interno che verso la clientela. È importante essere vicino alle aziende clienti e guidarle verso percorsi di co-innovation con soluzioni dedicate che sfruttino al meglio le nostre piattaforme, le nostre tecnologie abilitanti e l’expertise delle nostre persone, tramite un rapporto dedicato e consulenziale».
Il terzo nodo è quello della cultura digitale e della velocità di ricezione e azione. «Grazie alla rivoluzione digitale gli aspetti legali tornano alla loro funzione originaria - ha spiegato Tommaso Faelli, partner dello studio BonelliErede ed esperto in diritto di tecnologia, intervenendo sugli aspetti legali e contrattuali, che con l’avvento del 4.0 cambiano radicalmente -: semplificare e contribuire al successo e alla sostenibilità della trasformazione».
«La rivoluzione digitale è una conditio sine qua non - ha aggiunto Paola Pietrafesa, direttore generale di Allianz Bank Financials Advisors -. Non si può prescindere da essa. È fondamentale che le imprese capiscano che va cambiato l’approccio, va capito che nell’immediato futuro conta più la velocità e l’efficienza della qualità, va compreso, ad esempio, quanto importante sia la sicurezza informatica e quanto sia fondamentale tutelarsi contro i cyber-attacchi». «Le imprese devono cogliere che il 4.0 non è un software applicabile al proprio business - ha aggiunto Carmelo Mariano, partner di Kpmg -, ma un percorso complesso diverso per ogni impresa, da cui nessuno è esente se vuole mantenere la competitività».
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