Inflazione stagnante nel mese di settembre: i dati definitivi diffusi dall’Istat questa mattina confermano il rallentamento dei prezzi al consumo stimato due settimane fa, con un calo dello 0,3% dell’inflazione rispetto al mese di agosto e un aumento dell’1,1% rispetto al settembre 2016, in frenata rispetto al +1,2% registrato in agosto.Bolzano si conferma la città con i rincari più elevati (+2,4% rispetto a un anno fa), sebbene inferiori rispetto a quelli registrati in agosto, seguita da Milano e Trento. Sono però Milano, Venezia e Roma i capoluoghi in cui l’inflazione è cresciuta di più in settembre che in agosto, mentre nelle altre città la dinamica dei prezzi riflette il rallentamento della crescita riscontrato a livello nazionale.
Sul territorio
Si attestano sui valori del dato medio nazionale le città di Trieste e Palermo (entrambe in discesa da +1,3%), mentre rimangono al di sotto Perugia, Catanzaro e Cagliari (+1% per tutte e tre le città, in decelerazione rispettivamente da +1,1%, +1,3% e +1,5%), seguite da Roma (+0,9%), Napoli (+0,8% da +1,1%), Torino, Aosta, Bologna (+0,7% per tutti e tre i comuni, rispettivamente da +1,0% il primo e +1,2% secondo e il terzo), Bari e Potenza (entrambi +0,5% da +0,6%).
A livello geografico, in settembre i prezzi registrano tassi tendenziali positivi ma in decelerazione rispetto a quelli rilevati il mese precedente nel Nord-Est, nel Sud e nelle Isole, mentre per il Nord-Ovest e il Centro la crescita è stabile e si mantiene sui valori della media nazionale (+1,1%). Nelle regioni del Centro-Nord, che a parte la Lombardia e il Lazio fanno registrare tutte un rallentamento della crescita dei prezzi a settembre, l'aumento maggiore su base annua si rileva in Trentino-Alto Adige (+2% da +2,7% di agosto, con la decelerazione di maggiore ampiezza rispetto al mese precedente), seguito dalla Toscana (+1,4% da +1,6%), dalla Lombardia (+1,3%, in accelerazione di un solo decimo di punto percentuale rispetto ad agosto) e dalla Liguria (+1,2% da +1,5%). Restano al di sotto del dato medio nazionale il Friuli-Venezia Giulia, l'Emilia-Romagna e l’Umbria (+1,0% per tutte e tre le regioni, in attenuazione rispettivamente da +1,3%, +1,2% e +1,1%), seguiti da Veneto e Lazio i cui prezzi aumentano per entrambe le regioni dello 0,9% (rispettivamente in attenuazione da +1,3% la prima e in lieve accelerazione da +0,8% la seconda). Chiudono il Piemonte con una variazione pari a +0,8% (da +1,0% di agosto), la Valle d'Aosta e le Marche (+0,7% per entrambe). Nel Sud, a registrare l’incremento tendenziale maggiore sono Abruzzo (+1,4% da +1,8% del mese precedente), la Sicilia (+1,3% da +1,6%) e la Sardegna (+1,2% da +1,7%, con la decelerazione dei prezzi di maggiore ampiezza rispetto ad agosto). Seguono, al di sotto della media nazionale, Campania, Calabria, Puglia (+0,9% per tutte e tre le regioni, in attenuazione da +1% le prime due e in crescita stabile la terza) e Basilicata (+0,5%, da +0,7% di agosto).
Le categorie
La cosiddetta “inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, scende di tre decimi di punto percentuale (+0,7% da +1% di agosto), mentre quella al netto dei soli beni energetici si attesta a +0,8% (era +0,9 nel mese precedente). La lieve frenata dell’inflazione è ascrivibile per lo più al rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,7%, da +4,4% di agosto) e di quelli dei beni energetici regolamentati (+2,9% da +5,0%), in parte compensato dall'accelerazione dei prezzi dei beni alimentari non lavorati, la cui crescita si porta a +2,1% (da +0,7% del mese precedente).
In controtendenza il “carrello della spesa” (beni alimentari, per la cura della casa e della persona), i cui prezzi aumentano dello 0,4% su base mensile e dell’1,1% su base annua (era +0,6% ad agosto). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto salgono dello 0,4% in termini congiunturali e dell'1,3% in termini tendenziali (in accelerazione di tre decimi di punto percentuale rispetto al mese precedente).
La frenata dei consumi
Se ralenta l’inflazione, anche i consumi, in settembre, registrano una frenata, come rilevano le stime di Confcommercio, il cui indicatore Icc ha registrato il mese scorso un calo dello 0,4% rispetto ad agosto e un aumento dello 0,3% su base annua. Il trend degli ultimi tre mesi segna un ripiegamento, «a segnalare – si legge nella nota di Confcommercio – il permanere di difficoltà sul versante dei consumi. Nonostante il graduale recupero in atto dalla seconda metà del 2014, la domanda delle famiglie non ha mai mostrato segnali di deciso miglioramento mantenendosi ancora molto distante dai livelli pre-crisi».
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