Dopo i segnali di distensione della scorsa settimana da parte di Aditya Mittal, cfo di ArcelorMittal, anche il gruppo Marcegaglia, azionista di minoranza di Am Investco Italy, torna a sollecitare il dialogo nell’ambito della vertenza Ilva, affermando la disponibilità della compagine a trovare una soluzione insieme a istituzioni e sindacati per il futuro del gruppo siderurgico italiano.
«Sono ottimista sulla possibilità di raggiungere un accordo» ha detto ieri Emma Marcegaglia, vicepresidente dell’omonimo gruppo siderurgico, che possiede il 15% della cordata aggiudicatrice degli asset Ilva (parte di questa quota dovrebbe essere rilevata, ad acquisizione perfezionata, da Intesa Sanpaolo). Per l’imprenditrice «l’importante è che riparta la trattativa. Penso che con i sindacati ci sia la possibilità di raggiungere un accordo».
Marcegaglia ha ricordato che martedì scorso, all’indomani dello stop al tavolo deciso dal ministro Carlo Calenda, «Mittal ha fatto un’apertura, dicendo che c’è la disponibilità a lavorare coi sindacati e con le istituzioni nazionali e locali. Quindi - ha detto - attendiamo che ci sia la riapertura della trattativa, che mi auguro possa avvenire presto».
La vicepresidente del gruppo, ai vertici anche di BusinessEurope (la Confindustria europea) esclude che la cordata, giunta a questo punto dell’iter di acquisizione, si tiri indietro. «Chiaramente - ha detto - è una trattativa che ha le sue complessità: bisogna mettere assieme le giuste esigenze dei lavoratori col fatto che l’azienda non può continuare a perdere, come in tutti questi anni, in cui, se cumuliamo tutto quello che è stato perso, raggiungiamo miliardi di euro. Bisogna sedersi a un tavolo e ragionare - ha sintetizzato -, parlare di produttività e di altro. Per tanti anni il livello di produzione è stato molto basso, senza investimenti: per riportarla ad essere un’azienda efficiente e competitiva c’è un lavoro importante da fare».
Ieri, nel frattempo, hanno scioperato i lavoratori dell’Ilva impiegati nei siti piemontesi di Racconigi (Cuneo) e di Novi Ligure. «Per noi non ci sono le condizioni per la trattativa - ha detto al termine della manifestazione Mirco Rota, coordinatore nazionale della Fiom per la siderurgia -. Am Investco deve riscrivere la lettera di avvio della procedura: non va applicato il Jobs act, non esistono riassunzioni con contratti a perdere diritti acquisiti e va rivisto il numero degli esuberi».
In realtà la soluzione sulla quale stanno lavorando le parti in causa riguarda il «congelamento» della lettera di avvio della procedura, in modo da fare ripartire il tavolo a prescindere dai contenuti del documento che, nel giudizio di molti osservatori della vicenda, non costituisce una pregiudiziale al dialogo. Il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda si è detto fiducioso di potere annunciare la riconvocazione del tavolo entro questa settimana, anche se ArcelorMittal potrebbe essere tentata di attendere le eventuali prime conclusioni dell’indagine antitrust, attese per giovedì prossimo (in caso di un prolungamento di istruttoria, però, l’iter richiederebbe altri 90 giorni).
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