Non solo salute e cambiamenti climatici. Dietro le quinte del G7 di Milano - che ha visto riuniti per due giorni i ministri del settore di Italia, Francia, Germania, Usa, Giappone, Regno Unito e Canada - si è parlato ancora della candidatura milanese per ospitare la sede dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco che dovrà lasciare Londra dopo la Brexit. Due le questioni sul tavolo emerse in questi giorni. Secondo considerazioni uscite proprio dagli ambienti della stessa Authority europea, Milano avrebbe la sede più idonea anche nel confronto con le altre capitali del Vecchio continente che si sono candidate e che, come il capoluogo lombardo, godono di un buon dossier in fatto di trasporti, logistica, qualità della vita.
Il confronto tra 5 sedi
Il confronto di questi ultimi giorni ai vertici dell’Ema, relativamente alla possibilità di dare immediata continuità al lavoro dei 900 funzionari dell’agenzia, riguarda Milano, Copenaghen, Amsterdam, Barcellona e Vienna, considerate sia dalla Commissione europea sia dalla stessa Agenzia del farmaco le cinque città più adeguate dal punto di vista tecnico. Nuove valutazioni ufficiose emergerebbero: Milano ha la possibilità di ospitare subito l’Ema nel Grattacielo Pirelli, di proprietà pubblica, con utilizzo gratuito almeno per i primi anni; Copenaghen offre una postazione con molti uffici dislocati fra loro, all’interno di un ampio complesso di edifici, fatto che, secondo i vertici dell'agenzia, non garantirebbe perfetti standard di sicurezza proprio per via della dispersività; Amsterdam propone di costruire una struttura nuova all’avanguardia, allettante dal punto di vista tecnologico ma che rischia di allungare i tempi della piena operatività dell’Ema; Barcellona, che pure avrebbe una sede già pronta come Milano, potrebbe non avere sufficiente spazio per tutte le attività; infine Vienna dà due possibilità, senza aver ancora sciolto i dubbi, anche se una sede risulterebbe già inadeguata. Tutto questo farebbe pensare che la città italiana sia favorita. «Siamo in tensione perché il 20 novembre si deciderà il ricollocamento di Ema. Posso dire che tutti stanno facendo quello che c’è da fare», dice il sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Il ruolo della Germania
Nelle trattative che in questa due giorni milanese sono proseguite, portate avanti dalla ministra alla Salute Beatrice Lorenzin, è emerso anche il ruolo fondamentale che avrà la Germania, che presenta una sua candidata per l’Ema, la città di Bonn, ma che al tempo stesso punterebbe con più forza sull’ottenimento della nuova sede dell’Eba, l’agenzia bancaria che dovrà anch’essa trasferirsi a seguito della Brexit.
La questione è delicata: la Germania potrebbe decidere di sostenere una città del Vecchio continente, tra cui appunto Milano, o preferirà spostarsi su Bratislava per assicurarsi il sostegno dei paesi dell’Est sul fronte dell’Eba?
Di questi ultimi solo la Repubblica Ceca ha presentato candidatura per l’agenzia bancaria. L’Ungheria invece non ha presentato alcuna candidatura, insieme alle repubbliche Baltiche Estonia, Lettonia, Lituania e insieme a Slovenia e Cipro. La posizione di questi paesi senza candidature diventa importante già al primo turno di voto del 20 novembre, quando ogni paese cercherà di passare la selezione del Consiglio europeo degli Affari generali per arrivare tra le prime tre della votazione successiva, che avverrà sempre lo stesso giorno. Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni si è augurato che «si attivi anche Silvio Berlusconi per parlare con la cancelliera tedesca Merkel».
«Sull’Ema a Milano sono ottimista perché vedo il grande lavoro che si sta facendo a livello diplomatico» dice il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, a margine del G7. «Adesso che sono stati pubblicati tutti i dossier - aggiunge - direi che Milano non può non avere l’Ema. Milano è la sede ideale e speriamo che non si facciano giochini geopolitici».
«I milanesi possono essere ottimisti, ognuno deve esserlo»: così il direttore dell’Ema, Guido Rasi.
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