Economia

Fonti pulite al bivio tra crescita e recessione

  • Abbonati
  • Accedi
sviluppo sostenibile

Fonti pulite al bivio tra crescita e recessione

Le fonti rinnovabili di energia paiono a un bivio tra crescita e recessione. Da un lato la sensibilità dei consumatori ha cambiato segno e chiede più energia pulita, ma nel frattempo gli investimenti cominciano a rallentare. Lo afferma l’industria verde riunita a Rimini per gli “stati generali della green economy”, l’evento che si svolge durante la fiera Ecomondo di Italian Exhibition Group in cui le migliaia di imprese attive nel settore ecologico (riciclo, fonti pulite di energia, risparmio di risorse, efficienza, riduzione delle emissioni, contrasto all'inquinamento e così via) si confrontano per delineare insieme le strategie, per discutere i problemi comuni e per mettere a fattor comune le buone idee.

Dopo le enunciazioni di principio, ecco i numeri illustrati a Rimini dal Consiglio nazionale della green economy: gli investimenti nelle rinnovabili sono dimezzati negli ultimi quattro anni passando da 3,6 miliardi di euro nel 2013 a 1,7 miliardi nel 2016. La produzione elettrica da fonti pulite nei primi otto mesi di quest’anno è diminuita del 5% rispetto al 2016, complice anche una siccità che ha prosciugato per gran parte dell’anno le dighe idroelettriche.

Durante gli Stati Generali le imprese della green economy, presenti in prima persona o rappresentate attraverso 66 associazioni, hanno elencato un decalogo che vede al primo posto una strategia di fatti e non di parole. «L’Italia – ha detto Edo Ronchi del Consiglio nazionale della green economy - deve darsi un obiettivo strategico di medio termine che punta a rinnovabili ed efficienza energetica nella strategia di riduzione dalla dipendenza da energie fossili da inserire nelle agende e nei programmi elettorali». Ha confermato il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti (intervenuto all’inaugurazione insieme con il presidente della società fieristica Lorenzo Cagnoni): «La cultura dell’ambiente è il motore di sviluppo globale per la società italiana».

Tra le idee messe a confronto c’è l’ipotesi di raddoppiare il contributo delle fonti rinnovabili di energia al 2030 attraverso l’istituzione di un fondo nazionale di transizione energetica alimentato con una carbon tax. In altre parole, il prelievo fiscale sulla benzina (combustibile fossile il cui uso emette CO2) dovrebbe essere destinato a finanziare le fonti rinnovabili di energia o gli investimenti in efficienza energetica invece di ricorrere ai soliti sussidi che appesantiscono le bollette elettriche.

E poi, dice il decalogo, l’inserimento della green economy tra le priorità dell’agenda parlamentare e di governo, il clima, l’economia circolare, la rigenerazione urbana, la mobilità sostenibile, l’agricoltura sostenibile, la qualità ecologica delle imprese italiane, il capitale naturale, le risorse idriche, l'efficacia delle politiche pubbliche. Fondamentale l’efficienza energetica, tema sviluppato con maggiore attenzione da Federico Testa, presidente dell’Enea: «È in grado di far crescere le filiere industriali e produttive e di generare occupazione».

© Riproduzione riservata