«Bisogna essere franchi: le modalità di voto prescritte e lo scrutinio segreto non rendono prevedibile l'esito della decisione sul trasferimento di Ema», spiega Enzo Moavero Milanesi, consigliere del Presidente del Consiglio per la candidatura di Milano all’Ema, l’agenzia europea del farmaco che lascerà Londra dopo la Brexit e che dovrebbe essere collocata in una delle 19 città europee che si sono candidate a darle la nuova sede. Si voterà domani, e a seguire verrà decisa anche la sede dell’Eba, l’agenzia europea per le banche.
È comunque ottimista per l’Italia?
Tutti abbiamo potuto vedere come l’apprezzamento per Milano sia cresciuto, anche nell’ultimo mese, dopo aver ottenuto un’ottima valutazione, il 30 settembre scorso, dalla Commissione europea. Quest’ultima, pur non redigendo classifiche, ha certificato che la nostra è una delle proposte migliori.
Riassumendo, quali elementi giocano più a favore di Milano?
L'edificio, che esiste già ed è facilmente adattabile. Poi, la ben documentata capacità scolastica, per i figli dei dipendenti dell’Ema, con una vasta offerta linguistica. Inoltre, ci sono ben 3 aeroporti, con varietà di collegamenti e livelli di puntualità molto competitivi. Rispetto all’insieme di questi parametri, Milano fa meglio degli altri concorrenti.
Quali sono invece le caratteristiche che potrebbero penalizzarci?
Più che le caratteristiche della città, può impensierire l’ultimo dei requisiti fissati dal Consiglio europeo: la distribuzione geografica delle agenzie Ue. Criterio giusto se si tratta di una nuova agenzia, ma molto meno quando si trasferisce la sede di una già esistente; in simili casi, è indispensabile dare priorità alla piena continuità del suo lavoro e quindi trovare il luogo idoneo sotto il profilo qualitativo. È in quest'ottica, che sosteniamo Milano, per le sue qualità oggettive.
Se il criterio prevalente fosse quello della redistribuzione allora sarebbe Bratislava ad avere più possibilità?
La Slovacchia è uno dei pochi paesi dell’Unione a non avere sedi di agenzie Ue e per questo, secondo alcuni governi, si dovrebbe agevolarla.
Nelle ultime settimane certi esperti hanno parlato di un rischio di “depauperamento” di capitale umano dell’Ema. Se fosse ricollocata a Bratislava, pensa realisticamente che molti funzionari lascerebbero il posto di lavoro?
È un’ipotesi che deve far riflettere. I dipendenti di Ema hanno un elevato livello di professionalità scientifica; per loro, trovare un impiego diverso non sarebbe difficile. Se si verificasse sarebbe un problema serio.
Non fa dunque previsioni sul voto?
Il meccanismo scelto le rende azzardate. Ci saranno due turni di voto, forse addirittura tre. Nel primo ogni Stato ha tre preferenze, 3 punti per la prima, 2 per la seconda, uno per la terza. Passano al secondo turno le tre città candidate con più punti totali, fra le quali si vota di nuovo, disponendo di un solo voto: chi ne ottiene 14, è scelta. Se non succede, ci sarà un ulteriore ballottaggio tra le prime due. Il tutto a scrutinio segreto. Insomma, un discreto caleidoscopio; auguriamoci che a formare le sue figure finali, non prevalga la discrezionalità politica, a scapito del merito qualitativo.
Contano dunque le relazioni diplomatiche tessute finora?
I nostri diplomatici sono stati molto attivi; tuttavia, gli equilibri del Consiglio Affari Generali Ue sono, a volte, complessi da sondare.
© Riproduzione riservata