Si è conclusa la produzione di pandori e panettoni alla Melegatti. È questo il segnale che la mini campagna di Natale – partita in ritardo e considerata il primo banco di prova utile al salvataggio dell’azienda - ha ottenuto esattamente il risultato che si era prefissata. Produrre cioè un milione e 575mila pezzi: esattamente il numero autorizzato dal tribunale, che ha vigilato a cadenza settimanale sul lavoro e su questa ripartenza, avvenuta quando in molti non se lo aspettavano più: eppure ci sono tante catene della grande distribuzione che hanno fatto spazio sugli scaffali al prodotto dello storico marchio veronese.
Anche lo spaccio aziendale ha riaperto, mentre sui social si è scatenata una gara di solidarietà per l’acquisto; gli stessi dipendenti, con l’hashtag #NoiSiamoMelegatti che li ha accompagnati fin dalle fasi del presidio negli stabilimenti fermi, hanno tenuto un contatto diretto con i clienti.
In meno di tre settimane, la fabbrica ha prodotto e venduto un milione e mezzo di prodotti. “Grazie all’impegno e al sacrificio di tutti i dipendenti e alla meravigliosa solidarietà di quanti si sono prodigati nell’acquisto”, si legge nel comunicato del sindacato.
Ora, raggiunto il primo obiettivo, la produzione si ferma: nel periodo di tempo nel quale le maestranze non potranno essere impiegate nello stabilimento – poiché le ferie le hanno già usate con il periodo di stop forzato della produzione – sarà richiesto «un breve periodo di cassa integrazione».
Non è un passaggio inatteso: si tratta di cig ordinaria, cioè l’ammortizzatore sociale che risponde a situazioni di breve durata e natura transitoria, offrendo copertura economica e soprattutto mantenendo i posti di lavoro.
Melegatti non può dirsi uscita dalla sua situazione di crisi – nessuno aveva mai azzardato aspettarsi tanto in così breve tempo -, ma il risultato definito «sorprendente» della mini campagna di Natale «ci fa ben sperare», dicono i lavoratori che tengono alta l’attenzione sull’azienda e sull’occupazione (156 lavoratori di cui 70 fissi, gli altri stagionali).
Ora l’obiettivo è procedere con il piano di ristrutturazione del debito (che pesa per 10,5 milioni con le banche, e 12 milioni con i fornitori) concordato, l’unico che può scongiurare il rischio fallimento. Le fasi sono state dettate dal tribunale e sono già scattati 120 giorni di tempo, prorogabili di altri 60 (a partire da inizio novembre); dall’accordo raggiunto dipende la possibilità di evitare il fallimento.
Intanto Melegatti ha centrato il primo obiettivo, quello di non essere completamente assente dal mercato dei dolci di ricorrenza, dando un importante segnale di continuità: «Abbiamo sempre saputo che non bastava a mettere l’azienda in sicurezza e che occorre proseguire in questa direzione», sottilineano le sigle sindacali.
Oltre all’accordo sul debito, il prossimo passo sarà la campagna pasquale, sulla quale il Fondo di investimento intervenuto ha deciso di investire 10 milioni (6 milioni quelli messi a disposizione per la campagna natalizia).
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