C’è qualcosa di nuovo nel marchio Bertolli. anzi d’antico: il brand che per oltre 150 anni è stato sinonimo di olio italiano nel mondo punta a riprendersi con prepotenza il mercato americano, con una campagna marketing «vintage» da 7 milioni di investimenti per il 2018.
Bertolli dal 2008 appartiene al gruppo spagnolo Deoleo già proprietario dei marchi Carapelli, Sasso e Friol, primo player al mondo del settore con una quota di mercato del 10,5% e un fatturato di 750 milioni. Un gruppo che, da poco più di un anno, ha come ceo un italiano, Pierluigi Tosato, che ha messo la valorizzazione dei brand tricolori al centro del proprio mandato. Un piano che adesso entra nel vivo: proprio questa settimana sono state immesse sul mercato le nuove bottiglie di Bertolli, all’insegna di un packaging che riproduce con fedeltà le «linee» dell’etichetta storica, fondata da Francesco Bertolli a Lucca nel 1865. Si punta sull’export, negli Stati Uniti in particolare, dove il brand sin dalla sua nascita è stato forte: «Sulla nuova etichetta - spiega Tosato - c’è una nave.
Richiama i viaggi oltre oceano degli emigranti italiani che il fondatore finanziava con la sua banca, aprendosi in questo modo prospettive di business nel Nuovo Mondo. Una strategia che, nel giro di qualche anno, ha fatto di Bertolli l’olio italiano più famoso al mondo. È proprio in questa direzione che vogliamo muoverci, tornando a essere un punto di riferimento forte per il pubblico americano che già conosce il brand». Gli effetti degli investimenti sul recupero della tradizione saranno ben presto visibili anche in Italia: a Lucca, la città toscana in cui questa storia imprenditoriale cominciò, l’anno prossimo aprirà i battenti Casa Bertolli, uno spazio che sarà insieme shop e museo e cioè, aggiunge Tosato, «uno spazio che permetta ai consumatori di tutto il mondo che passano per Lucca di vivere una Bertolli experience». Quanto agli obiettivi del gruppo che ha lo stabilimento italiano a Tavarnelle Val di Pesa, se il bilancio 2016, anno della grande riorganizzazione, si è chiuso con perdite per 179 milioni su cui pesavano le svalutazioni sui marchi operate dall’azionista, il fondo inglese CVC Partners, Tosato vede «per il 2017 il pareggio di esercizio, mentre nel 2019 puntiamo al ritorno all’utile». Anche in virtù del rinnovato dinamismo sui mercati internazionali.
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