Apertura sulla decarbonizzazione del siderurgico di Taranto, valutazione del danno sanitario per calcolare quanto incidono sull’abbattimento dell’inquinamento e sulla riduzione delle malattie i nuovi investimenti ambientali, copertura dei parchi primari in 24 mesi con conclusione tra gennaio e giugno 2020, impegno a venire incontro all’indotto. Sono questi i punti essenziali dello schema di intesa che ieri sera i ministri Calenda (Sviluppo economico) e De Vincenti (Coesione territoriale) hanno inviato a Regione Puglia, Comune di Taranto, ArcelorMittal (capocordata di Am Investco, la società che si è aggiudicata l’Ilva) e commissari della stessa Ilva. Obiettivo dello schema di intesa è arrivare ad un accordo per fare in modo che Regione e Comune revochino, dopo l’istanza di sospensiva, anche il ricorso al Tar di Lecce contro il Dpcm sul nuovo piano ambientale dell’Ilva.
«Si tratta di impegni cogenti per le parti firmatarie che verranno trasfusi in obbligazioni contrattuali tra Am Investco e l’amministrazione straordinaria. Riteniamo perciò che lo schema di protocollo soddisfi ampiamente e nel rispetto della normativa vigente le richieste manifestate» scrivono i ministri nella premessa allo schema di intesa: 13 pagine e 9 articoli. Si chiarisce poi che il protocollo è proposto anche a nome «del Governo tutto». Fatta questa premessa, che precede sia un lungo richiamo ai diversi provvedimenti, decreti e leggi sull’Ilva varati negli anni, sia la serie degli articoli, al nono punto si specifica: «Il presente protocollo di intesa è risolutivamente condizionato al deposito, entro otto giorni dalla sua sottoscrizione, di un atto di rinuncia da parte della Regione Puglia e del Comune di Taranto ai ricorsi presentati al Tar di Puglia, sezione distaccata di Lecce». «La mancata rinuncia ai ricorsi» nel termine indicato «determina l'automatica risoluzione» del protocollo.
Il primo punto dello schema di intesa riguarda i parchi primari e la loro copertura. Si prevede una copertura modulare in due fasi: parco minerali in 24 mesi a partire da febbraio 2018 e parco fossile in 24 mesi da giugno 2018. La conclusione dei due interventi è fissata rispettivamente per gennaio 2020 e giugno 2020. I commissari si impegnano poi ad anticipare l’avvio della pavimentazione del parco loppa «anterioremente» al subentro di Am Investco nell’Ilva: stimati 12 mesi di lavori. I commissari inoltre presenteranno entro il 31 gennaio il piano degli interventi di bonifica che competono loro: aree dello stabilimento, ex discariche Cementir e cava Due Mari (da chiudere) e bonifica gravina Lecauspide. Interventi che verranno effettuati con i soldi della transazione Riva: poco più di un miliardo.
Sulla valutazione del danno sanitario, altra priorità posta dagli enti locali, che «si configura come uno strumento che interviene ad Aia già rilasciata proprio per valutare l’effetto sanitario dell’esercizio dell’installazione Aia», le parti - si legge nello schema proposto - si impegnano «a collaborare per il tempestivo deposito, con cadenza annuale, da parte di Arpa Puglia e dell’Asl di Taranto, del rapporto di valutazione aggiornato le cui conclusioni verranno esaminate congiuntamente da tutte le parti firmatarie, ferme restando le prerogative previste dalla legge in materia di riesame dell’Aia».
Decarbonizzazione: Am Investco si impegna ad effettuare uno studio in proposito e a discuterne con l’amministrazione straordinaria di Ilva e con le istituzioni interessate. E c’è anche l’impegno a valutare l’utilizzo della tecnologia non a carbone «allorquando si dimostri tecnicamente ed economicamente preferibile rispetto a quella attualmente in uso».
Indotto Ilva: vengono valutati in 130 milioni i crediti insoluti e ora «oggetto di accertamento dello stato passivo svolta davanti al Tribunale di Milano». Quindici milioni riconosciuti come prededucibili «saranno soddisfatti successivamente al pagamento del prezzo da parte dell’acquirente», appunto Am Investco, mentre per i restanti 115 «l’amministrazione straordinaria si impegna, compatibilmente con il rispetto dei criteri di legge sul riparto ai creditori, a studiare possibili soluzioni per le modalità di soddisfazione, da implementare dopo il pagamento del prezzo da parte dell’acquirente».
Intanto il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci (Pd), per ora frena sullo schema di intesa. È un passo avanti, dice, ma non è ancora sufficiente per il Comune che chiede l’accordo di programma, e non il protocollo di intesa, in quanto ritenuto strumento più efficace. «Trasmetteremo entro il prossimo fine settimana la nostra controproposta consolidata al Governo - annuncia il sindaco di Taranto -. È evidente che la nostra verifica sarà centrata sulle soluzioni individuate per l’ordine del giorno del tavolo istituzionale e sulle responsabilità della gestione commissariale e della parte acquirente» e «se la nostra comunità dovesse ricevere l’intera, ribadiamo intera, auspicata soddisfazione, non sussisterebbero - conclude Melucci - nuovi motivi ostativi alla conclusione della trattativa».
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