È un Di Maio istituzionale e rassicurante quello che, nel pomeriggio, ha incontarto a Milano una platea di imprenditori associati ad Assolombarda. Un Di Maio che, dopo la bagarre seguita a quantoriportato dall’agenzia di stampa Reuters, ha chiarato senza mezzi termini che il movimento non farà mai le larghe intese: «Le larghe intese hanno già ammazzato l’Italia», ha dichiarato ai giornalisti.
Lo incalza il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, che ricorda i temi prioritari per le imprese: lavoro, fisco, Europa e infrastrutture. E Di Maio risponde punto per punto: «Mai larghe intese ma Il Movimento non vuole certo lo sfascio del Paese. Se dopo il voto non dovessimo aver raggiunto la maggioranza assoluta, e neanche gli altri partiti, allora faremo un appello pubblico alle forze politiche e chiederemo di mettere insieme i temi. Non i ministri e le poltrone».
Eccoli, i temi: le priorità per la crescita delle imprese, spiega Di Maio , sono tre: sburocratizzazione (attraverso l’eliminazione di 400 leggi inutili), riduzione del costo del lavoro ed eliminazione graduale dell’Irap. Ma il leader del Movimento ha parlato anche di politiche del lavoro (ribadendo la contrarietà al Jobs Act e la difesa dell’articolo 18), di welfare e pensioni, di formazione e ricerca, di innovazione nella Pubblica amministrazione, di politiche energetiche e sostegno alle famiglie, di sistema bancario e Npl. Ribadendo più volte il concetto che, anziché moltiplicare all’infinito leggi e complicazioni, occorre ripartire da ciò che di buono già esiste. Come il piano Industria 4.0. O il Piano per la Spending Review di Cottarelli. Non solo: ha anche indicato nelle sinergie istituzioni-imprese messe in campo per la corsa all’Ema un modello da seguire. E ha detto che le privatizzazioni “non sono un tabù». Così come non lo sono le privatizzazioni, purché «si tratti di vendere e non svendere pezzi di made in Italy e siano tutelati i posti di lavoro».
«Per fare tutto questo servono coperture e un cronoprogramma», precisa Di Maio: «Oggi miriamo a recuperare 30 miliardi di spending review dal Piano Cottarelli, in tre anni, ricalibrare la tax expenditur e recuperare 20 miliradi di euro eliminando alcune detrazioni su alcuni settori che in questo momento sono desueti. E miriamo a fare investimenti in deficit per 15 miliardi», ha spiegato il leader pentastellato, annunciando anche che a fine mese il Movimento presenterà uno studio con l’impatto sul Pil del Paese generato dagli interventi proposti dal suo partito.
Secondo il presidente di Assolombarda, si è trattato «di un buon confronto. Alcune posizioni ovviamente sono diverse, ma credo che confrontarsi sia sempre utile». Il numero uno degli industriali milanesi ha difeso il Jobs Act, sottolineando le distanze tra la platea confindustriale e il candidato del M5S sul tema del lavoro: «Divergenze? Sicuramente sull’articolo18. Noi crediamo che il Jobs Act non debba essere smontato. Sul tema delle politiche attive concordiamo entrambi che, al momento, non sta dando i suoi frutti, però non smontiamo una riforma che è positiva. Lavoriamo per migliorare le politiche attive».
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