l Rapporto Salute 2018 di Confindustria ha evidenziato il peso di un settore che rappresenta l’11% del Pil nazionale e dà lavoro a 2,4 milioni di persone. Parliamo di una filiera caratterizzata da una complementarietà tra pubblico e privato la cui integrazione - seppur migliorabile - rappresenta uno dei punti di forza, e da specificità regionali che ne contribuiscono allo sviluppo su scala nazionale.
In Lombardia, come emerso dal rapporto Life Science a cura di Assolombarda, questo settore industriale rappresenta circa l’11% del Pil lombardo e, al tempo stesso, un volano per la crescita, la ricerca, l’innovazione e l’occupazione qualificata. Con una produzione di 55,8 miliardi di euro, oltre 20,7 miliardi di valore aggiunto prodotto, circa 339mila addetti e una densità scientifica ai livelli delle regioni benchmark (cfr. Rhone-Alpes, Baden-Wuttemberg, Cataluna e Bayern), senza dimenticare il fondamentale ruolo del privato nella Ricerca, attraverso gli IRCCS, e nella formazione dei futuri professionisti del Life Science in Università a vocazione internazionale, la Lombardia è una delle Regioni europee più sviluppate in questo ambito.
Lo sviluppo di questa filiera è dovuto, in parte, anche al Sistema sanitario regionale che, più che in altre Regioni, ha deciso di fare perno su una struttura mista di offerta sanitaria pubblica e privata, di cui l’universalismo delle cure e la libertà di scelta del luogo di erogazione sono i pilastri fondanti. Nonostante ciò non sono rari gli attacchi a questo sistema basati più su una visione ideologica anti-impresa che su dati e fatti reali. In totale disaccordo con queste visioni, ritengo che questo settore, così rilevante dal punto di vista economico ed occupazionale e con importanti ricadute in termini di salute dei cittadini, vada valorizzato, soprattutto a fronte di una domanda crescente.
Serve un “Piano industriale per la salute” al cui successo è direttamente legato il progresso dei sistemi di cura. Bisogna abbandonare la visione del Ssn (Servizio sanitario nazionale) come costo adottando una prospettiva di investimento che favorisca l’internazionalizzazione della sanità e l’attrazione di pazienti stranieri, gli investimenti in tecnologie sanitarie e il trasferimento tecnologico, la ricerca e la professionalità dei medici.
Il sistema sanitario lombardo ha sinora incontrato il favore dei pazienti in ragione di un’elevata qualità delle cure ma, con l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della complessità delle prestazioni, è ora necessario intervenire con riforme che garantiscano principi fondamentali per il rafforzamento del sistema: al definanziamento pubblico della sanità devono seguire efficientamento e liberazione di risorse da reinvestire nel mantenimento di un’elevata qualità delle cure erogate; efficienza ed eccellenza della produzione di servizi sanitari devono costituire gli stimoli che la sanità privata offre al rilancio della competitività dell’intero sistema.
Obiettivo di questi investimenti è mettere al primo posto il paziente, le sue preferenze, bisogni e valori. Per i medici si tratta di guardare al paziente come persona unica, modulare nuovi stili di interazione; il settore farmaceutico ricerca cure personalizzate aiutato e spinto dalla digitalizzazione; il sistema ospedaliero valorizza sempre di più l’esperienza del paziente. E su questo terreno la Sanità si dimostra capace di innovatività: nei farmaci, nelle cure cliniche, nell’offerta ospedaliera.
La Salute rappresenta uno dei motori dell’economia lombarda e italiana. Per questo motivo, come ogni altro settore industriale, deve tendere alla continua ricerca della competitività attraverso l’innovazione senza sottrarsi alla competizione. È la competizione a garantire al paziente la possibilità di scegliere. La competizione spinge gli operatori a fare sempre meglio, spendendo meno risorse possibili, coniugando efficacia ed efficienza.
Bisogna attivare una “polifonia istituzionale” che coinvolga tutti gli attori. La collaborazione pubblico-privato messa in campo nella partita per l’Ema, giocata ad armi pari con i principali competitor europei e riapertasi anche grazie alla maggiore credibilità del nostro sistema e alla completezza del progetto rispetto alla proposta olandese, da questo punto di vista rappresenta un modello virtuoso: se adottato come costante metodo di lavoro da soggetti pubblici e privati, su più livelli e appartenenti a diverse aree della filiera, è garanzia di successo.
Da questi obiettivi sicuramente condivisi da tutti gli attori della filiera deve ripartire il dibattito politico in tema di sanità del prossimo Governo e della prossima Giunta regionale.
*Presidente Confindustria Lombardia
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