Il fallimento di Tecnowind, 30 anni di storia nel settore dell’elettrodomestico, è uno degli ultimi colpi di coda di una crisi che non accenna a lasciare le Marche, dove la disoccupazione è triplicata in 10 anni e oggi è superiore alla media nazionale. Crisi che si è sommata alla ricostruzione post terremoto che procede a macchia di leopardo, al crack di Banca Marche e agli episodi di violenza registrati nel maceratese. Crisi che fa dire a Marco Cucculelli, docente di Economia applicata della Politecnica di Ancona, che «questa regione è sotto schiaffo fortissimo, visto che solo poche imprese, quelle più tecnologiche, riescono ad avere un mercato significativo, mentre il resto è in caduta libera e tiene solo perché le famiglie proprietarie non mollano e si aggrappano alla speranza di tempi migliori».
Una situazione complessa, che ha pesato sull’esito del voto di domenica scorsa: le Marche non sono più una regione di sinistra, con il Pd che ha perso 70mila voti. Uno scollamento che ha portato all’endorsement di Enrico Bracalente, numero uno di Nero Giardini: «Spero vinca Di Maio», ha detto circa un mese fa.
Eppure, l’economia marchigiana è stata tra le destinatarie degli interventi degli ultimi governi di centrosinistra, dai bonus fiscali per l’acquisto di elettrodomestici alle agevolazioni per l’industria 4.0 tanto per restare nel fabrianese. «Risorse che non hanno avuto un impatto diretto e immediato sulla base elettorale – spiega Francesco Casoli, presidente di Elica –, ma hanno interessato le imprese che però non votano, senza contare che i benefici non si possono misurare nel breve periodo». Prova ne sia che, secondo il centro studi di IntesaSanpaolo, il distretto leader in Italia per la produzione di cappe aspiranti ha perso il 19,3% di export nei primi 9 mesi dello scorso anno, a causa delle sensibili riduzioni dei flussi verso diversi dei principali partner commerciali.
Trend che interessano anche l’area di Pesaro Urbino (-2,3% l’export delle cucine da gennaio a settembre), maceratese e fermano (sistema moda e calzature) e nel Piceno. «Bisognerebbe aprire un “caso Marche” – conclude Diego Mingarelli, imprenditore fabrianese e vice presidente nazionale della Piccola Industria – perché la nostra regione è vittima di una concentrazione di problemi gravi, che rischia un isolamento ancora più forte rispetto a quello infrastrutturale e di diventare la regione più a sud di quelle del Nord Italia».
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