Posizione 37°33,750 Nord 00°58,420 Ovest. La chiave a stella, ma a stella di mare. La Saipem 7000 è la nave officina più grande al mondo. Dei 305 uomini che vi vivono in queste settimane nel Mediterraneo Occidentale appena una settantina sono marittimi, non più di una trentina sono imbarcati per i servizi come le cucine o la lavanderia. Gli altri duecento sono saldatori, montatori, elettricisti, tornitori, carpentieri, fresatori, gruisti e il loro strumento di lavoro non è il compasso fatto piroettare sulla carta nautica bensì la chiave a stella appesa alla cintura.
Sollevare una portaerei
Per questo motivo, la dimensione della nave si misura non in stazza lorda né in metri (200 di lunghezza e 90 improbabili metri di larghezza spropositata: una chiatta colossale). Si misura invece in tonnellate di sollevamento delle due gru gemelle costruite trent'anni fa dalle Officine Reggiane, 7mila tonnellate l'una, che associate significano 14mila tonnellate. Non ce ne sono altre al mondo.
Il nome Saipem 7000 significa appunto la capacità delle gru espressa in tonnellate.
Quando 30 anni fa la nave era della Micoperi, fu fatta la prova in mare e lentamente le due gru altre duecento metri alzarono 14.600 tonnellate. La Saipem 7000 potrebbe prendere l'intera la portaerei Garibaldi compresi aerei e aviatori, dislocamento 14.150 tonnellate. «Ma finora il lavoro più impegnativo ha richiesto 12mila tonnellate», ricorda il comandante Guido Schiappacasse, ligure di Camogli.
Ha cambiato l’industria delle piattaforme
Quando fu varata dalla Micoperi, la Saipem 7000 era arrivata troppo presto per il mercato. Nessuno la comprese. Ma cambiò il mercato delle costruzioni petrolifere. «Le piattaforme si realizzavano a moduli, a pezzi», osserva il Cfo della Saipem Ltd, Gianni Di Pietro, abruzzese. «Sulle le zampe si montavano e collegavano tutti i pezzi. Ma questa nave officina cambò lo scenario. Da allora, le piattaforme sono costruite comodamente a terra e poi vengono posate dalla gru di questa nave già funzionanti e allestite, compresi materassi e lenzuola».
Pasquale l'ubiquo e Romeo
I tetrarchi
La Saipem 7000 ha appena finito di posare a 1.500 metri di profondità nel Mediterraneo Orientale alcuni impianti di servizio ai giacimenti di metano che circondano l'area di Zohr. Tra qualche giorno la nave finirà alcune attività di apprestamento nel Mediterraneo Occidentale e, passate le colonne d'Ercole, andrà a caricare attrezzature a Rotterdam. Poi nel Mare del Nord istallerà i piloni e le eliche della centrale eolica Hornsey-1 ordinata dalla danese Ørsted. Anche in quel caso, il lavoro si concentrerà attorno a tecnici imbattibili, come l'ufficiale di macchina che riesce a tenere immobile la nave in mezzo alle correnti dell'oceano giocando su 12 eliche, ma meritano di essere notate quattro persone. Primo, il comandante Schiappacasse, figura storica della grande marineria italiana. Secondo: il responsabile industriale, Roberto Spreafico, ingegnere triestino.
Ma ecco gli altri due tetrarchi dei grandi lavori: il caposquadra Pasquale e il gruista Romeo.
Pasquale è dovunque
Pasquale, piccolo e fortissimo, parla poco, parla in tutte le lingue e sembra dotato del dono dell'ubiquità. Con un'occhiata blocca su un traliccio una squadra di montatori malesi ma in contemporanea dietro la gru di destra controlla le saldature degli operai croati ma nello stesso momento sul “ponte coperta” dà ordini agli elettricisti filippini ma in “ponte comando” sta concordando un piano di lavoro con l'ufficiale italiano di macchina. Lo conoscono tutti e tutti gli obbediscono, anche i signori ingegneri con la cravatta.
Romeo sulla gru
Romeo, abruzzese di Guardiagrele, è il gruista. Nel mondo ci sarà una quindicina di gruisti con il suo numero di abilitazioni. Ma nel mondo non ci sono altri gruisti capaci di usare un gancio di 20 tonnellate, appeso in fondo ai cavi, per sfiorare una carezza. Eppure, lui riesce: il traliccio o il tubo imbragato che porge con il suo braccio lungo 160 metri è già allineato al centimetro e l'incastro scivola da solo al suo posto, come se Romeo lo posasse con la punta delle dita, e agli operai montatori basta girare le chiavi a stella e stringere i dadi.
Lavora lassù, in una cabina tutta vetri, con il joystick, la radio, gli schermi delle telecamere puntate sul gancio, il computer. Fra tecnologia, genio industriale e artigianato altissimo, ma forse nel pennellare traiettorie nell’aria c’è anche arte .
Il catamarano sommergibile
La nave Saipem 7000 è la nave più stravagante al mondo. È un catamarano con due scafi, quindi e largo e chiatto. Poi è un catamarano che può sprofondare o sollevarsi. Ha 12 motori elettrici che possono ruotare in tutte le direzioni. Per stare ferma inchiodata in mezzo alle correnti, alla spinta del vento e alle onde, la Saipem 7000 usa il sistema del posizionamento dinamico. In altre parole, invece di mettersi al centro di una ragnatela di àncore e catene, come si usava una volta, la nave fa ricorso ai 12 motori elettrici, dosandone la direzione e la spinta in modo da correggere di continuo lo scostamento.
«Le uniche onde che ci disturbano sono le onge lunghe, quelle con un periodo di 12 metri. Non serve che siano alte - spiega il comandante Schiappacasse - perché ciò che disturba invece è la loro distanza, quei 12 metri che coincidono permettamente con i rapporti dimensionali della nave, e la fanno ondeggiare».
Quando deve navigare alla modesta velocità di 8 nodi (15 lentissimi chilometri l'ora), ritira nella pancia dei due scafi i motori di posizionamento dinamico e di manovra e vuota dall'acqua le zavorre e si alza e pesca 11 metri di profondità, come una nave normale, ma lentissima. Per attraversare l’Atlantico, ricorda l’altro comandante Francesco Di Pietro, messinese, servono tre settimane.
Quando invece deve lavorare la Saipem 7000 deve essere immobile , così apre le prese a mare, allaga le casse di zavorra e sprofonda a 26 metri. Quando fra le onde le due gru sono sbracciate in fuori con pesi smisurati la nave potrebbe inclinarsi da un lato e forse anche ribaltarsi, e invece resta ferma come un tavolo da biliardo perché la nave viene tenuta in equilibrio perfetto, al millimetro, spostando nelle zavorre dello scafo quantità enormi di acqua.
La palestra e il campetto per il golf
La nave resta stazzata come un tavolo da biliardo, e sul “ponte A” il biliardo c'è davvero. E giù c’è anche un campetto per allenarsi a golf. La palestra, con le panche, i pesi e il nastro su cui correre. La libreria e la saletta fumatori. La sala cinema con le file di poltroncine. La saletta per guardare la tv croata e quella riservata agli italiani e così via. La sala mensa ha menù ispirati alle tradizioni di mezzo mondo perché l'equipaggio è formato da una quindicina di nazionalità diverse. Ci sono gli italiani, ovviamente. Le squadre tecniche e ingegneristiche sono soprattutto europei: oltre agli italiani ci sono olandesi, croati, inglesi, polacchi e così via.
Il kriss alla cintura
La maggior parte degli operai vengono dall'Estremo Oriente, come le squadre di malesi. Il personale marittimo è formato da molti filippini. Le lingue franche sono due, inglese e italiano. Ogni gruppo nazionale ha le sue caratteristiche. Per esempio, i malesi amano tenere appeso alla cintura non solamente la chiave a stella di ogni montatori ma anche un coltello lungo così, spesso forgiato in officina e sagomato con il tornio. Quando trasbordano si mettono in fila dal caposquadra Pasquale e gli consegnano i loro kriss, che non sarebbero tollerati fuori dalla Saipem 7000.
Quattro mesi in mare
Gli italiani seguono due diversi contratti, quello dei marittimi per i marinai e il contratto energia per il lavoro tecnico. Quattro mesi a bordo e quattro mesi a casa, le squadre si alternano. Due di tutto: due direttori di operazioni, due ufficiali di macchina, due medici. E due comandanti, oltre a Schiappacasse (martedì 13 marzo ha cominciato i suoi 4 mesi di imbarco) e Francesco Di Pietro.
Gli europei stanno imbarcati in genere quattro mesi, perché per andare a casa bastano poche ore di aereo low cost; ma quelli che arrivano dalle Filippine o dall'Indonesia cercano di fare turni lunghissimi e di scendere a terra il meno possibile, sei mesi e più a bordo, per raccogliere quanti più risparmi possibile da mandare a casa, dove è una ricchezza da nababbi lo stipendio confrontabile a quello di un operaio specializzato europeo o di un marittimo italiano.
Camera con vista
Tutti vivono in cabine singole o con due letti a castello. Ogni camera è dotata di oblò (più pregiate quelle vista mare, meno quelle rivolte sul campetto da golf), televisione e gabinetto con doccia: la nave è un albergo tre stelle che sui sette ponti può ospitare fino a 740 persone, se ci sono squadre aggiuntive per lavori speciali, ma in genere non si superano le 350-400 persone.
Strategia d’impresa
Ora la Saipem diversifica sul mercato delle fonti rinnovabili d'energia. Diversifica come installatore di impianti, ovviamente, com'è avvenuto finora con i contratti per la norvegese Statoil o per il prossimo lavoro in vista per la danese Ørsted che hanno portato valori di alcune decine di milioni, ma non solamente: la società d'ingegneria di San Donato Milanese si candida al ruolo di progettista di soluzioni chiavi in mano per un mercato potenziale da mezzo miliardo di euro. In futuro però le nuove energie potrebbero rappresentare una quota assai rilevante del giro d'affari complessivo, che oggi è attorno ai 9 miliardi.
I dirigenti
«Siamo una società di ingegneria, e quindi possiamo sì offrire i lavori di posa e montaggio ma siamo soprattutto fornitori di soluzioni», avverte Paolo Formica, direttore generale della Saipem Ltd di Londra. Aggiunge il direttore commerciale Robin Galletti: «Le rinnovabili sono la “fonte” con la crescita più accelerata nel mondo dell'energia, con una media annuale di sviluppo attorno al 2,3% prevista da qui fino al 2040». E in quale segmento di questo settore in sviluppo vivace vuole offrirsi la società milanese? Risponde Vince McCarthy, direttore operativo: «Ci candidiamo nel mercato delle tecnologie complesse, come quello dell'energia eolica in mare».
Fabbricanti di soluzioni
Molte società possono posare sui fondali poco profondi un pilone sul quale montare le pale dell'elica di un impianto eolico. Diverso il caso in cui bisogna costruire “mulini a vento” su mari così impervi da non potersi posare sul fondo, con torri d'acciaio - alte più di 140 metri sul pelo dell'acqua - da afferrare nella loro interezza (elica compresa le cui pale sbracciano di 100 metri) e depositare al centimetro sulla base galleggiante. A titolo di confronto, l'ardito grattacielo progettato da Zaha Hadid di City Life a Milano è alto 170 metri. Questi lavori possono essere progettati e condotti in mezzo al mare da pochissime società al mondo.
Che cos’è la Saipem
La Saipem è una società quotata il cui azionista di riferimento è la Cassa Depositi e Prestiti. Lavora su terra (ha basi produttive in diversi Paesi, anche in Nigeria) e lavora in mare con una flotta di una quarantina di mezzi di tutte le dimensioni: navi officina (la Saipem 7000), navi perforatrici (come la Saipem 12000), le navi della famosa serie Scarabeo e le navi della famosa serie Castoroe tante altre navi da lavoro.
La società era nata 60 anni fa come società di ingegneria dell'Eni, con cui da anni non ha più alcun legame, ma fin dalla nascita opera in concorrenza per tutte le compagnie energetiche con cantieri su terra e in mare come la costruzione e la posa di oleodotti e gasdotti, la costruzione e la messa in opera di piattaforme petrolifere. Una dozzina d'anni fa ha acquisito la Snamprogetti. Tra i lavori ora in corso, la realizzazione del metanodotto Tap in Puglia.
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