Tre fra le tante storie scritte sull’acqua. La prima storia di questo articolo è la tomba mai scoperta di Hulagu Khan nel lago di Urmia in Iran fra Tabriz e la città di Urmia. Seconda storia, il lago Ciad che separa l’Africa Bianca dei grandi deserti dall’Africa Nera delle grandi savane. Terza storia, i grandi ignegneri italiani che spostano le acque del mondo.
Il primo lago, quello fra le montagne dell’Azarbaigian Persiano, era un vasto lago dall’acqua verde nel mezzo del quale c’era l’Isola Reale (Sciàhi) e oggi è uno stagno di color rosso sangue circondato da una pianura di sale candido e irritante.
Il secondo lago, il Ciad, si sta asciugando ma forse potrà tornare alla vita se sarà sviluppato uno dei progetti di grande ingegneria del territorio che negli ultimi duemila anni hanno reso famosi gli italiani nel mondo.
La terza storia d’acqua è quella degli ingegneri italiani, quelli che inventarono la laguna di Venezia (non è una creazione della natura), quelli delle grandi dighe in Brasile o ad Assuan e quelli di oggi del lago Ciad.
Per esempio Angelo Omodeo, socialista pavese di Mortara, ingegnere di dighe e opere irrigue in tutta Italia, nel 1931 fu chiamato da Josip Stalin a Mosca per aprire l’ufficio di progettazione dei grandi canali dell’Urss. Omodeo portò a Mosca una squadra di ingegneri come il giovanissimo parmigiano Nullo Albertelli e concepì la rete sovietica dei grandi canali come quelli che spostarono il Volga o prosciugarono l’Aral (clicca qui).
Criptovaluta idrica
L’acqua dolce è il nuovo oro alla pari delle criptovalute e come nell’antichità anche oggi il potere si concentra nelle mani di chi controlla acqua pulita e potabile. Domani 22 marzo sarà la Giornata mondiale dell’acqua e le storie d’acqua sono storie di culture umane. Ma l’acqua scrive anche storie di ambiente, di scienza, di meteorologia, di vita quotidiana. Niente acqua niente vita per l’uomo e per le società che egli crea. Dice un proverbio antico veneziano: coltivar il mare e lasciar stare la terra.
Dolce o salato
Ovviamente un lago salato non ha grandi applicazioni per l'agricoltura o l'uso urbano.
Tuttavia il loro apporto all'ecosistema locale è fondamentale.
In termini di microclima possono aumentare il tasso di umidità che, a sua volta, influenza la formazione di nuvole e conseguente precipitazioni.
La pesca egualmente è un attività che produce reddito e sussistenza per le popolazioni locali.
Se consideriamo i principali bacini salati uno dei fattori di maggior preoccupazione, come dimostra il lago di Aral, è la polverizzazione del letto del bacino e la sua dispersione nell'area tramite forti venti. Una recente analisi approfondisce il tema (clicca qui).
Il nipote di Gengis Khan e l’isola che non c’è
Il nipote di Gengis Khan, Hulagu Khan, visse nella prima metà del Duecento, governò su un impero vastissimo e quando morì fu sepolto con un tesoro smisurato in una tomba segreta sull’isola in mezzo al lago di Urmia, in Persia. Ora il lago di Urmia è quasi del tutto prosciugato; quelle che furono rive oggi sono una distesa di sabbia e sale su cui s’inclinano i relitti di battelli la cui vernice corrosa esplode per la spinta della ruggine.
L’acqua che fu verde è rossa perché le alghe dunaliella cambiano tinta in presenza di alta salinità.
L’isola in mezzo al lago non c’è più. RImane la montagna sassosa circondata non più dall’acqua del lago bensì da un bassopiano di terra secca e polverosa; sulla montagna che fu un’isola la tomba del khan non è ancora stata trovata.
Il lago Ciad seccato dallo smog
Il lago Ciad divide i grandi deserti sabbiosi dalle savane e dalle giungle dell’Africa Centrale.
Era il lago più grande del continente. Secondo l’Unep, dal 1963 al 1998 la superficie si è ridotta del 95% (clicca qui per leggere).
Il bacino, ora una palude, è stato sfruttato in modo intensivo dai governi rivieraschi e delle comunità locali ma da qualche anno si sospetta che il disseccamento del lago sia dovuto anche all’inquinamento: lo smog originato in Europa avrebbe spinto verso sud i percorsi delle piogge e avrebbe lasciato senza apporti il lago (clicca qui per leggere). Senza la mitigazione del grande lago, il clima della regione si è fatto più secco e il deserto ogni anno si spinge più avanti; la produzione agricola da sopravvivenza e la pesca da sussistenza in quei Paesi poverissimi sono crollate, ci sono conflitti civili locali tra agricoltori e allevatori per l’uso della poca acqua rimanente, sono a rischio le specie di pesci e gli animali selvatici che si abbeverano nel Ciad.
La rinascita italiana del lago Ciad
Pare ripartire con soldi cinesi il vecchio progetto italiano Transaqua, concepito una prima volta una quarantina d’anni fa dall’Iri.
Il progetto di oggi prevede di scavare una rete di canali lunga 2.400 chilometri per intercettare alcuni affluenti del fiume Congo e deviarli verso il Ciad. Il progetto prevede impianti idroelettrici per una produzione dai 15 ai 25 milioni di chilowattora e un’area irrigabile tra i 50mila e i 70mila chilometri quadri.
Il progetto Transaqua proposto dalla società Bonifica in associazione con la Power Construction Corporation of China dovrebbe costare sugli 11-12 miliardi di euro e potrebbe rallentare la fuga di migranti africani verso l’Europa, ha affermato a un quotidiano ugandese il direttore tecnico di Bonifica, Franco Persio Bocchetto (clicca qui per leggere).
Il progetto però ha in sé alcuni rischi concreti, come l’istabilità politica di quella porzione di continente africano, la presenza di bande armate come quelle di Boko Haram e come la continua competizione fra i Paesi.
L’acquedotto di Città del Capo
Città del Capo (4 milioni di abitanti) è ormai a secco perché si è prosciugato il bacino artificiale della diga di Theewaterskloof, alimentata dal fiume Sonderend.
Creata negli anni ’70, la diga può contenere 480 milioni di metri cubi e rappresenta il 41% della disponibilità della metropoli. I cambiamenti climatici riducono l’apporto di pioggia mentre cresce la domanda d’acqua della cittadinanza.Le politiche sudafricane puntano a contenere i consumi della città a 600 milioni di litri al giorno.
Pare scongiurato per ora il giorno in cui dai rubinetti non uscirà altro che un sibilo d’aria (clicca qui per leggere), ma quando accadrà l’evento potrebbe essere il primo nel suo genere e offrirà una dimostrazione pratica su come può reagire una grande città che non ha altri accessi all’acqua potabile.
Geoingegneria cinese
Oltre all’Italia che ha fornito ingegneri per le grandi opere di mezzo mondo, c’è un altro Paese che affronta le sfide delle costruzioni: la Cina ha creato l’identità nazionale chiudendosi nella Grande Muraglia. Ora per portare acqua nel Nord del Paese, verso Pechino e verso le aree semidesertiche vicine alla Mongolia e al Gobi, la Cina ha lanciato il progetto colossale Nanshuibeidiao, ovvero Canale Deviatore Sud-Nord, ovvero Snwdp South-to-North Water Diversion Project (clicca qui per leggere). Si tratta di intercettare lo Yangtze e il Fiume Giallo pari a 44,8 milioni di metri cubi l’anno di acqua con 4.350 chilometri di canali colossali.
Riempire il lago d’Aral
Ed ecco nel centro dell’Asia il lago d’Aral, una volta un mare immenso fra le steppe dell’Asia Centrale, alimentato dai fiumi Syr Darià e Amu Darià che dal 1940 furono deviati dall’Urss per irrigare in Uzbekistan il cotone imposto ai sovkoz dai piani quinquennali.Oggi di quel mare resta appena il 20% che ha lasciato scoperto un terreno arido, salato e inquinato. Il vento trasporta sale e radioattività sulla popolazione intossicata ed esposta a malattie. Interventi condotti dai Paesi rivieraschi come Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmensitan hanno fermato il disseccarsi del lago (clicca qui per leggere).
La sete di Guadalajara e altre storie
Il lago Chapala in Messico, alimentato dal Rio Santiago, dal 1950 è la fonte idrica principale della città di Guadalajara. Ma la sete della città ha impoverito il bacino mentre gli scarichi industriali e agricoli hanno distrutto i pesci e le attività di pesca. Una serie di progetti (dal trattamento delle acque al contenimento degli inquinanti) che stanno lentamente stabilizzando la condizione.
Il lago Poyang in Cina, dove confluiscono i fiumi Gan e Xiu, è andato riducendosi a causa della diga delle Tre Gole, uno dei progetti di geo ingegneria più colossali del governo cinese.
Il lago artificiale Mead, in America del Nord, è alimentato dal fiume Colorado.
Creato artificialmente il bacino ha la funzione di supplire acqua dolce per uso domestico e agricolo. Il bacino è in continua decrescita. L sue acque sono la principale fonte idrica per i residenti di Las Vegas, Los Angeles e Phoenix. Sebbene un recente studio abbia dimostrato che un inverno nevoso ha costituito buone riserve sotto forma di neve (clicca qui per leggere), il trend di decrescita di questo bacino è preoccupante. Il continuo utilizzo agricolo e urbano (tanto per citare un caso di spreco idrico, i campi da golf di Las Vegas resi verdissimi in mezzo al deserto del Nevada) sta minando seriamente la sostenibilità di questo lago e degli altri bacini artificiali della zona.
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