Con oltre 55mila aziende agricole guidate da under 35, l’Italia è al vertice dell’Unione europea per la presenza di giovani nell’agricoltura. E il loro numero aumenta di giorno in giorno: secondo la Coldiretti, nel 2017 nei campi se ne sono aggiunti il 6% in più rispetto all’anno precedente. Con l’industria e i servizi che non riescono ad assicurare un futuro stabile ai nostri giovani, l’Italia assiste insomma a un vero e proprio ritorno alla terra. Un ritorno favorito anche dalla diffusione delle nuove tecnologie, oltre che dall’opportunità rappresentata dai fondi europei.
Ma chi sono, gli under 35 tra i campi?
Secondo i dati raccolti dalla Coldiretti, sono agricoltori ad alto tasso di hi-tech: usano il web e la tecnologia, uno su quattro è laureato, mentre otto su 10 sono abituati a viaggiare e andare all’estero, una caratteristica che li aiuta a inserirsi in nuovi mercati e mandare i propri prodotti in giro per il mondo. Un imprenditore agricolo under 35 su quattro è donna. Mostrano una particolare predilezione per la tutela dell’ambiente e per l’attenzione al sociale: dalle attività di educazione alimentare e ambientale con le scuole ai servizi di agritata e agriasilo, dalle fattorie didattiche ai percorsi rurali di pet-therapy, fino agli orti didattici.
Aziende più ricche della media
Ma soprattutto, le aziende agricole dei giovani sono più ricche: possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media del settore e occupano il 50 per cento di lavoratori in più per azienda.
La crescita degli studenti di agraria
La crescita degli under 35 fra i campi è confermata anche dall’aumento degli studenti di agraria sia alle superiori che all’università. I ragazzi che dopo le medie hanno scelto un percorso didattico legato alla terra sono stati 45.566 nell’anno scolastico 2017/18, il record del quinquennio. E nelle classi – sottolinea la Coldiretti - non ci sono solo figli di “famiglie agricole” ma sempre più anche giovani appassionati con genitori lontani dal mondo della terra. Per chi poi decide di proseguire questo genere di studi anche dopo il diploma, tra agraria e veterinaria l’Italia offre 213 facoltà a livello nazionale di cui 86 nel nord Italia, 71 nel sud e sulle isole e 56 al centro.
La spinta dai fondi europei
Per iniziare l’attività, i giovani agricoltori possono contare sull’aiuto dei fondi europei. Quasi 30mila giovani nel 2016/2017 hanno presentato in Italia domanda per l’insediamento in agricoltura dei Piani di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea, con il 61% concentrato al sud e nelle isole e il 19% al centro e il resto al nord. Ma l’ostacolo maggiore per avviare un’impresa agricola resta il costo elevato della terra: quella arabile in Italia, spiega la Coldiretti, è la più cara d’Europa con un prezzo medio di 40.153 euro all’ettaro. Si va dai 17.571 euro della Sardegna ai 30.830 euro della Puglia, dai 40.570 euro del Lazio ai 65.759 della Lombardia, fino al record europeo della Liguria con 108mila euro all’ettaro.
I costi da affrontare
Meglio allora ricorrere all’affitto: in media, si spendono 700 euro a ettaro all’anno, cui bisogna aggiungere fra gli 800 e i 1.200 euro all’ettaro per le lavorazioni, i semi, le piantine, la manodopera, le attrezzature e l’acqua. Se nei settori come la zootecnia da latte, se si parte da zero, occorrono grossi capitali iniziali (fra 1 e 2 milioni di euro), per gli altri comparti rurali – spiega la Coldiretti – l’impegno economico totale di partenza oscilla fra i 30mila e i 50mila euro.
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