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CO2, emissioni in crescita in Italia (+3,2%) e in Europa (+1,8%)

Nel 2017 le emissioni europee di anidride carbonica prodotte dalla combustione di carburanti e combustibili fossili è aumentata dell’1,8% nella Ue rispetto al 2016. In Italia l’aumento di emissioni di CO2 da produzione di energia è stato assai più forte, +3,2%. Lo ha certificato l’Eurostat, l’ente europeo di rilevazione statistica. Attenzione, però: un contributo a questa crescita delle emissioni viene dalla paura del diesel, paura che — dopo mesi di insistenti campagne antigasolio — ha spinto molti consumatori verso le auto a benzina le quali rispetto al diesel hanno alcuni vantaggi ambientali ma posseggono anche alcuni notevoli difetti ambientali.

A parità di chilometri, oggi le auto a benzina emettono meno ossidi di azoto ma emettono più anidride carbonica, mentre quelle a gasolio producono meno CO2 ma più ossidi di azoto.

Che cos’è la CO2
La CO2 (anidride carbonica) è una molecola gassosa formata da un atomo di carbonio collegato con due atomi di ossigeno e si sviluppa nei processi di combustione naturale (incendi, eruzioni), biologica (la respirazione di piante e animali) e artificiale (motori, caldaie, centrali termiche ed elettriche e così via). Ad aprile 2018, superata la media dello 0,041% di concentrazione nell’atmosfera, è un nuovo primato per la CO2. A titolo di confronto, nel 1880 l’anidride carbonica rappresentava lo 0,028% dell’aria.
L’anidride carbonica presente nell’aria ha una particolarità, quella di trattenere il calore irraggiato da sole, e di comportarsi come una serra agricola. In questo modo, la scienza è arrivata alla certezza che l’aumento della CO2 nell’aria produca un riscaldamento globale insieme con altri gas a effetto serra, come il metano e il vapor d’acqua.

Le emissioni di CO2 rappresentano l’80% delle emissioni di gas a effetto serra nell’Unione europea, influenzate da vari fattori come condizioni climatiche, crescita economica, dimensione della popolazione, trasporti, attività industriali.

Il confronto tra i Paesi
In Italia le emissioni sono aumentate del 3,2% ed è arrivata a rappresentare il 10,7% di tutte le emissioni di CO2 dell’intera Europa.
Secondo le stime dell’Eurostat, le emissioni sono aumentate nella maggior parte degli Stati Ue ma hanno avuto tassi di crescita più alti a Malta (+12,8%), Estonia (+11,3%), Bulgaria (+8,3%), Spagna (+7,4%) e Portogallo (+7,3%).

Frenano invece in 7 Stati: Finlandia (-5,9%), Danimarca (-5,8%), Regno Unito (-3,2%), Irlanda (-2,9%), Belgio (-2,4%), Lettonia (-0,7%) e Germania (-0,2%).
Un cenno metodologico: i dati delle emissioni dall’energia non includono quelle derivanti dalla combustione di rifiuti non riciclabili ed Eurostat indica che le importazioni e le esportazioni di prodotti energetici hanno un impatto sulle emissioni di CO2 nel paese in cui i combustibili fossili sono bruciati. Per esempio, le emissioni del carbone bruciato in una centrale elettrica sono attribuite al Paese in cui si trova la centrale e non al Paese che importa l’elettricità prodotta da quella centrale.

L’Italia in miglioramento
Per quanto riguarda i soli carburanti e passando ai primi dati del 2018, risultano in diminuzione nei primi tre mesi dell’anno le emissioni italiane di CO2 derivate dall’uso di benzina e gasolio. Lo afferma un’elaborazione del centro ricerche Continental Autocarro su dati del ministero dello Sviluppo economico. Secondo la ricerca, nel periodo gennaio-marzo 2018 le emissioni di CO2 prodotte dalla combustione di benzina e gasolio per autotrazione sono diminuite di poco più di 200mila tonnellate (206.440 tonnellate per la precisione) rispetto allo stesso periodo del 2017. Questo calo corrisponde a una diminuzione percentuale dello 0,9%.

Oms: 9 persone su 10 respirano aria troppo inquinata
Nove persone su dieci nel mondo respirano un'aria troppo inquinata con valori medi superiori a quanto raccomandato per la tutela della salute. Lo afferma l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) secondo i dati 2016. L’aria malsana ha causato più di 7 milioni di morti nelle 4.300 città campionate in cento Paesi diversi provocando il 24% di tutte le morti per attacco cardiaco, del 25% degli ictus letali, del 43% delle morti per malattie polmonari ostruttive e del 29% dei tumori al polmone. Il peso maggiore lo portano sulle spalle dell’Estremo Oriente dove all’inquinamento dell’aria, soprattutto quella domestica interna alle stanze in cui si usano fornelli a legna o a carbone per cucinare e riscaldarsi, sono attribuiti più di 2 milioni di morti.

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