Da Monti a Letta, da Letta a Renzi, da Renzi a Gentiloni. La crisi dell’Ilva ha attraversato la storia politica degli ultimi anni. Ora toccherà con tutta probabilità al nuovo Governo Lega-Cinque stelle (ammesso che il dialogo avviato nelle ultime ore tra i rispettivi leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio vada in porto) traghettare il passaggio del più grande complesso siderurgico europeo dall’amministrazione straordinaria alla nuova proprietà, rappresentata dal colosso dell’acciaio ArcelorMittal.
Il ministro dello Sviluppo uscente, Carlo Calenda, ha tentato all’ultimo giro di ricomporre la frattura al tavolo della trattativa che impedisce di perfezionare un iter di cessione. Lo scontro tra Am Investco Italy (è il nome della cordata che si è aggiudicata l’asta per gli assett in amministrazione straordinaria) riguarda le garanzie per gli occupati: la nuova proprietà vorrebbe assumerne solo una parte a determinate condizioni, i rappresentanti dei lavoratori chiedono garanzie e
tutele per tutto il perimetro occupazionale del gruppo.
Trattativa in salita
La trattativa tra il sindacato e la delegazione di Am Investco Italy si era interrotta lo scorso 26 aprile. «Non ci sono le condizioni per proseguire» avevano dichiarato Fim, Fiom e Uilm, gelati dalla «volontà di Am Investco di non volersi smuovere da quanto previsto dal contratto di aggiudicazione del 5 giugno, confermando una proposta occupazionale al di sotto dei 10mila lavoratori fino all’attuazione del piano industriale per tornare successivamente a 8.480». I sindacati chiedono tutele per tutta la forza lavoro, pari a circa 13.700 occupati.
La proposta del ministro uscente Calenda
Ieri Carlo Calenda, reduce da un confronto nei giorni scorsi con i vertici di ArcelorMittal - controlla la cordata aggiudicatrice - ha formulato ai sindacati una proposta che prevede, sul piano occupazionale l’impegno di Am ad assumere 10mila lavoratori a tempo indeterminato, con un vincolo a non licenziare di cinque anni (nelle procedure di amministrazione straordinaria questo vincolo è di due anni). Am si impegna inoltre, fino a giugno 2021, a trasferire lavoro per non meno di 1.500 addetti a tempo pieno a una nuova società di servizi costituita da Ilva e Invitalia. Oltre che delle attività esternalizzate, questa newco (aperta alla partecipazione di altri soggetti pubblici e privati) si occuperà delle bonifiche. Su queste attività saranno impegnati a rotazione anche i restanti lavoratori in Cigs di Ilva non trasferiti ad Am Investco. La società in amministrazione straordinaria avrà inoltre a disposizione 200 milioni di euro per mettere in campo strumenti per la getsione degli esodi, come incentivi, outplacement, autoimprenditorialità, accompagnamento alla quiescenza.
Banco di prova per il nuovo Governo
Se il nuovo Governo riuscirà a insediarsi entro il mese dovrà prendere in mano il dossier il più velocemente possibile. Le esigenze aziendali corrono più veloci della politica. La gestione operativa dell’Ilva è seriamente compromessa dal rapido esaurimento della cassa: fonti aziendali confermano che c’è visibilità solo fino a luglio e poi non sarà più possibile pagare stipendi, forniture di materiali e di servizi.
È da escludere però, visto l’atteggiamento delle controparti in questi giorni, che sindacati e Am tornino a sedersi spontaneamente per trattare. Serve la politica e il tavolo sindacale potrebbe essere un banco di prova immediato per capire le intenzioni del ticket Salvini-Di Maio sul futuro del complesso siderurgico. «Su Ilva - ha spiegato al Sole 24 Ore Luigi Di Maio durante la campagna elettorale - va garantito il diritto alla salute. Servono bonifiche immediate, alle quali lavoreranno gli operai adeguatamente formati. Un miliardo investito nelle bonifiche genera fino a 13 mila posti. Dopodiché, in quel sito nascerà un centro di ricerche e sperimentazione di tecnologie green. Taranto - ha concluso - deve puntare su turismo e innovazione».
I parlamentari del Movimento 5 stelle non hanno perso tempo, prendendo immediatamente di petto il dossier. «Prendiamo atto dell’ennesimo
fallimento del ministro Calenda sulla trattativa Ilva - si legge in una nota dei parlamentari M5s di Taranto Gianpaolo Cassese, Alessandra Ermellino, Rosalba De Giorgi, Mario Turco e Giovanni Vianello-. Purtroppo abbiamo perso tempo prezioso, una strada malsana intrapresa sei anni fa che ci ha portato in un vicolo cieco. Ora la palla passa al nuovo esecutivo con il quale rilanceremo la proposta di un accordo di programma plurale e condiviso».
«Siamo già a lavoro - spiegano - per organizzare un tavolo su Ilva tra esponenti del Movimento 5 Stelle e le sigle sindacali. Una fase preliminare dovuta, dalla quale partiremo per dare concretezza al concetto di riconversione economica del
territorio». Al tavolo M5S - sindacati parteciperanno anche i deputati Lorenzo Fioramonti e Laura Castelli. “Andremo oltre i metodi utilizzati - concludono i parlamentari - nella trattativa dal ministro dello Sviluppo Economico. Il Siderurgico di Taranto supererà il ricatto occupazionale, affinché reddito, ambiente, salute e lavoro coesistano, creando un nuovo modello economico,
non più basato sulla monocultura dell'acciaio. Sarà il M5S a guidare l'accordo di programma, ma su questo occorre unità da parte di tutti».
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