Economia

Pesticidi nell’acqua: Piemonte e Friuli in testa

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inquinamento - il rapporto ispra

Pesticidi nell’acqua: Piemonte e Friuli in testa

Da quest’anno il temuto — ma per fortuna non pericoloso — glifosato entra nel novero dei prodotti chimici per l’agricoltura più presenti nell’acqua superficiale e sotterranea, cioè nei fossi e nei pozzi. Dove si trovano gli inquinanti chimici? Non ci sono solamente gli Pfas che contaminano le acque potabili del Veneto: ci sono anche i prodotti per l’agricoltura che vengono scoperti soprattutto nelle acque delle zone dove i controlli sono più accurati e frequenti: il Piemonte, il Friuli, il Ferrarese, il Salento e l’area delle serre siciliane tra Ragusa, Vittoria e Pachino. Intanto crollano in modo verticale i consumi agricoli di prodotti chimici tossici, a vantaggio dei prodotti a minore pericolosità o addirittura innocui.

Il nuovo rapporto Ispra
Secondo il nuovo rapporto dell’Ispra sui pesticidi nelle acque, si scopre soprattutto presenza di aldicarb (nelle acque superficiali) e atrazina (acque sotterranee). Nel 2016, in particolare, sono stati trovati prodotti per l’agricoltura nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee.
Il rapporto «Pesticidi nelle Acque» presenta i dati raccolti negli anni 2015-2016 dalle Regioni e dalle agenzie regionali Arpa per la protezione dell’ambiente.
Lo studio raccoglie i dati anche in modo da avere strumenti se in futuro ci saranno conseguenze sulla salute umana e animale e sull’ambiente.

Gli erbicidi nel fosso
Nelle acque di superficie, come fossi, scoli e rogge, il glifosato e il composto derivato dalla sua degradazione (il metabolita si chiama Ampa) è l’erbicida che presenta il maggior numero di superamenti, nel 24,5% dei campioni il glifosato e nel 47,8% l’Ampa. I due composti sono studiati e ricercati dalle analisi in 5 regioni (nel periodo 2013-2014 invece il glifosato era seguito solamente in Lombardia). Tra gli altri erbicidi sono frequenti anche il metolaclor (supera i limiti nel 7,7% dei punti analizzati) con il composto derivato dalla sua degradazione al 16% (il metabolita del metolaclor si chiama metolaclor-esa) e il quinclorac (superiore ai limiti nel 10,2% dei casi).
Il glifosato (glyphosate) è un erbicida largamente usato per diserbare i terreni dalle piante infestanti; fra le caratteristiche vi sono la tossicità bassissima, l’efficacia molto alta e la degradabilità veloce nel terreno; non è più coperto da brevetti ed esclusive ed è prodotto in molti Paesi da numerose aziende.
Da quando il brevetto è scaduto c’è chi cerca di sostituirlo con prodotti chimici più redditizi ed è in atto una campagna anche a colpi di falsificazione dei dati contro l’utilizzo del glifosato.

La mappa dell’Ispra con le aree con le maggiori concentrazioni nelle acque superficiali

L’atrazina nel pozzo
Nelle acque sotterranee, 260 punti (l’8,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Anche in questo caso le sostanze che maggiormente hanno superato il limite sono gli erbicidi atrazina, desetil desisopropil, glifosate, Ampa, bentazone, 2,6-diclorobenzammide, l’insetticida imidacloprid, i fungicidi triadimenol, oxadixil e metalaxil.

I dettagli: in Alta Italia più controlli

La maggior presenza di composti chimici per l’agricoltura viene analizzata nella pianura padana (soprattutto nella parte occidentale) e nella pianura veneto-friulana (soprattutto in Friuli). In queste zone non solamente si usano più prodotti ma soprattutto le indagini sono generalmente più approfondite in termini di densità dei controlli e di varietà di sostanze ricercate. In Alta Italia si concentra più del 50% dei punti di monitoraggio.
Dove il dato è superiore alla media non significa che c’è più inquinamento: significa solamente che c’è più controllo. C’è stata un’ottimizzazione del monitoraggio in termini di punti di prelievo, che si concentrano in modo particolare nelle aree dove vi è più presenza di pesticidi, nonché in termini di numero di sostanze analizzate oltre che di miglioramento delle prestazioni analitiche.

La mappa dell’Ispra con le aree a maggiore concentrazione di pesticidi nelle acque sotterranee

I dettagli: inquinamento in Piemonte, a Bolzano, in Sicilia
La presenza di prodotti chimici per l’agricoltura interessa oltre il 90% dei punti delle acque superficiali in Friuli-Venezia Giulia, provincia di Bolzano, Piemonte e Veneto, e più dell’80% dei punti in Emilia-Romagna e Toscana, sopratutto le zone settentrionali come la Lucchesia e la Versilia.
Supera il 70% in Lombardia e provincia di Trento.
Nelle acque sotterrane è particolarmente elevata in Friuli 81%, in Piemonte 66% e in Sicilia 60%.

I dettagli: Calabria arretrata
L’analisi dell’Ispra riguarda quasi 400 sostanze, ma la situazione dei controlli è differente tra regione e regione. Per esempio il metolaclor è studiato solamente in Friuli-Venezia Giulia, e per esempio la Calabria fa analisi rarissime.
Tuttavia proprio dalla Calabria arriva un’esperienza che potrebbe essere interessante: è stato appena lanciato a Rende un primo servizio sperimentale di monitoraggio delle acque potabili sulle utenze residenziali (quindi non sulle acque superficiali e sotterranee monitorate dall’Ispra) basato sulla tecnologia Narrow-Band-IoT ad alta efficienza; al servizio cofinanziato con risorse del europee partecipano Ntt Data, l’Università della Calabria e le piccole imprese calabresi Open Knowledge Technologies e Design & Multimedia.

I dettagli: quanti controlli e quali inquinanti
Sono 35.353 i campioni di acque superficiali e sotterranee analizzate in Italia nel biennio 2015-2016, per un totale di quasi 2 milioni di misure analitiche e 259 sostanze rilevate (erano 224 nel 2014).
Nel 2016, in particolare, sono stati trovati pesticidi nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee, con valori superiori agli standard di qualità nel 23,9% delle acque superficiali e nel 8,3% delle acque sotterranee.
«Gli erbicidi, in particolare, rimangono le sostanze riscontrate con maggiore frequenza — avverte l’Ispra — principalmente per le modalità ed il periodo di utilizzo che ne facilita la migrazione nei corpi idrici, ma aumenta significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi».

Si usano meno pesticidi pericolosi
Secondo l’Ispra, dopo oltre dieci anni di diminuzione nel 2015 c’è stata una leggera inversione di tendenza nelle vendite di prodotti fitosanitari, vendite che nel 2015 sono state pari a 136.055 tonnellate, comunque inferiori alle 150mila del 2002 (anno in cui si è avuto il massimo).
«Significativo invece il calo delle vendite dei prodotti tossici e molto tossici — segnala l’Ispra — che nel periodo di riferimento segnano un -36,7% rispetto al massimo di oltre 5mila tonnellate raggiunto in passato».
La media nazionale delle vendite riferite alla superficie agricola utilizzata (Sau) è pari a 4,6 chili di prodotti chimici per ettaro. Si collocano sopra la media il Veneto (10 chili per ettaro), il Trentino, la Campania e l’Emilia-Romagna (oltre 8 chili) e il Friuli-Venezia Giulia (7,6 chili di fitofarmaci per ettaro).

Qualche commento
«I residui di sostanze che sono tossiche per la vita anche in concentrazioni infinitesimali stanno aumentando. Il caso dell'atrazina è emblematico: ancora supera i limiti nelle acque sotterranee», protesta Maria Grazia Mammuccini, portavoce della campagna Cambia la Terra. Aggiunge Rossella Muroni, deputata di Leu ed ex presidente della Legambiente: «Ancora oggi vengono rilevate sostanze messe al bando da 10-20 anni». Il Wwf chiede di considerare
«l’uso della chimica di sintesi l’ultima ratio nelle pratiche agronomiche».

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