I rifiuti che oggi intasano Roma, lievitati a sorpresa del 10%, finiranno in impianti di trattamento a Bari e Foggia come anticipato dal Sole24Ore, e per il momento esce di scena la candidatura di Cerignola, come ha confermato oggi pomeriggio l’Ager, l’agenzia regionale pugliese che gestisce i rifiuti. Potrebbe sembrare un effetto perverso del senso civico dei pugliesi, i quali sono bravi con la raccolta differenziata (addirittura il 48% di tasso di selezione dei rifiuti ricuperabili) e quindi hanno spazio per accogliere i rifiuti romani.
Il trasloco dell’immondizia romana in Puglia è previsto dall’accordo raggiunto tra le Regioni Puglia e Lazio per affrontare un mese di emergenza spazzatura. Ma sotteso c’è un altro tema, non temporaneo, non ancora spiegato: contro ogni capacità di pianificazione, contro ogni previsione, in questi mesi Roma si sta intasando di spazzatura imprevista. È successo qualcosa che non si riesce a classificare: una crescita improvvisa attorno al 10% nella quantità di rifiuti. Una crescita mai vista, mai programmata, che era sfuggita a ogni censimento.
Come cambiano i rifiuti
Le variazioni nelle quantità dei rifiuti prodotti dai cittadini in genere sono molto graduali, briciole di punti percentuali ogni anno, e in genere accompagnano le variazioni del Pil.
Come titolo di esempio, nel Lazio l’andamento della produzione di rifiuti urbani è stato del -1,2% nel 2013, -2,4% nel 2014, -2 nel 2015 e +0,1% nel 2016
(fonte: Rapporto Rifiuti Urbani, Ispra, 2017).
E ora i dati assoluti della sola Roma:
1,73 milioni di tonnellate nel 2012,
1,75 nel 2013,
1,71 nel 2014,
1,68 nel 2015
1,68 milioni di tonnellate nel 2016
(fonte: Rapporto Rifiuti Urbani, Ispra, 2017).
Crescite più alte nella produzione di immondizia sono segnali rarissimi di fenomeni molto evidenti.
La spazzatura esplosiva
Ma in questi mesi a Roma si è scoperto un balzo considerevole nei rifiuti prodotti, attorno al 10%. La crescita imprevista ha fatto sballare ogni capacità di gestione: il vertice dell’azienda di nettezza urbana Ama nei mesi scorsi aveva condotto un’attenta opera di programmazione che, per la prima volta dopo anni di pasticci, aveva fatto prevedere una corretta soluzione della raccolta e dello smaltimento a partire da gennaio.
Ma al netto della raccolta differenziata, la città si trova un sovrappiù di 10mila ispiegabili tonnellate di rifiuti indifferenziati, il doppio della capacità di accumulo e di stoccaggio negli impianti di trattamento Roma. E gli impianti straboccano. Diventano ingestibili.
Le fotografie scattate con il telefonino dai cittadini brontoloni in cui si vedono monticelli di scacchetti gonfi attorno ai cassonetti della spazzatura sono vere e stravere, ma queste fotografie ritraggono non tanto la qualità del servizio dell’Ama bensì il fenomeno della produzione di immondizia fuori da ogni capacità di previsione.
Il mistero irrisolto
Che cosa ha generato questa crescita del +10% nella spazzatura prodotta a Roma? Ancora non si sa.
Gli esperti si sono chiesti se l’espansione dell’immondizia è effetto dell’arrivo di oltre 4 milioni di turisti che in aprile e maggio hanno affollato la città. Può darsi — la risposta — ma il contributo aggiuntivo dei turisti non dovrebbe andare oltre il 2% di rifiuti.
Forse qualcuno scarica clandestinamente a Roma spazzatura prodotta altrove, oppure qualche flusso di immondizia arriva in modo sconosciuto dai Comuni in emergenza rifiuti attorno a Roma.
L’export in Puglia
Come ha anticipato oggi il Sole24Ore, i dettagli dell’intesa sull’esportazione dell’immondizia da Roma alla Puglia sono ancora da definire, ma intanto in via preliminare la Regione Puglia ha dato il via libera al trasferimento dei rifiuti indifferenziati della città di Roma, per un quantitativo di 150 tonnellate al giorno, pari alla metà di quello richiesto dalla Regione Lazio, e per soli 30 giorni.
La decisione è stata formalizzata con un atto di Giunta della Regione Puglia adottato sulla base di un’istruttoria tecnica, con la quale è stata verificata la fattibilità e la disponibilità da parte degli impianti di trattamento pugliesi di poter ricevere tale quantitativo.
Bravi nel raccogliere e riciclare
Fra le regioni del Mezzogiorno i pugliesi sono virtuosi. Raccolgono con attenzione i rifiuti, separandoli in modo corretto per destinarli alla rigenerazione dei materiali. Non a caso in Puglia vi sono alcuni degli impianti più efficienti nel riciclo della plastica e non solo.
In due anni e mezzo la percentuale di raccolta differenziata è passata da un buon 32% a un ottimo 48%, che è una percentuale da popolazione evoluta.
Meno spazzatura dai pugliesi
I pugliesi raccolgono correttamente carta, plastica, vetro, alluminio, ferro, legno. Di conseguenza l’immondizia generica è diminuita e gli impianti pugliesi di gestione dei rifiuti ordinari si sono vuotati in parte. «Un risultato possibile grazie alle politiche pubbliche in materia di rifiuti intraprese dalla Regione Puglia e alla proficua collaborazione con i sindaci», conferma la Giunta, e «c’è la disponibilità degli impianti di trattamento che dovranno ricevere i rifiuti di avere spazi liberi e disponibili alla ricezione».
Bari e Foggia
In via discreta il Sole24Ore aveva appreso che fra le destinazioni più probabili c’erano gli impianti di Tmb (trattamento meccanico e biologico) di Bari, di Foggia e di Cerignola.
L’azienda pugliese di igiene urbana Amiu gestisce gli impianti di Bari (capace di trattare 700 tonnellate al giorno) e Foggia (500 tonnellate al giorno), mentre l’Acquedotto Pugliese tramite la controllata Aseco gestisce l’impianto di Cerignola (Tmb e discarica) che era di proprietà della Sia, azienda in crisi.
Oggi pomeriggio l’Ager ha confermato la notizia del Sole24Ore, specificando però che per il momento Cerignola pare esclusa dal novero delle candidature.
La dichiarazione della Regione Puglia su Bari e Foggia
Ed ecco come questo pomeriggio la Regione ha precisato ufficialmente l’anticipazione del Sole24Ore: «Alla luce delle verifiche tecniche e degli approfondimenti effettuati nei giorni scorsi, Ager Puglia ha individuato negli impianti Tmb (trattamento meccanico biologico) di Bari e di Foggia, entrambi gestiti da Amiu Puglia SpA, le destinazioni dei rifiuti prodotti dal Comune di Roma, nel quantitativo massimo di 5 Tir al giorno. Tale disposizione, adottata sulla base della delibera della Giunta Regione Puglia n. 917 del 31 maggio 2018 e, in via del tutto eccezionale, come misura di solidarietà istituzionale nei confronti della Regione Lazio, non causerà alcun disagio al regolare servizio di trattamento dei rifiuti urbani prodotti dal territorio e avrà efficacia solo dopo la formalizzazione dell'accordo tra la Regione Lazio e la Regione Puglia, in ogni caso inderogabilmente non oltre il 30 giugno 2018, data ultima già indicata dal Commissario regionale Ager anche in sede di audizione dinanzi alla V Commissione Consiliare, al fine di evitare criticità gestionali per gli impianti in esercizio causate dall'aumento della produzione dei rifiuti determinata dal rilevante flusso turistico presso numerosi Comuni pugliesi».
Polemiche pugliesi: no a Taranto
Quando era emersa la notizia della destinazione pugliese per i rifiuti di Roma diversi tarantini erano insorti, dichiarandosi vittime di un complotto e di un’ingiustizia.
Ecco per esempio Franco Andrioli, sindaco di Statte, il Comune che condivide con Taranto l’ingombro dell’acciaieria Ilva: «Un assurdo flusso di rifiuti solidi urbani provenienti dalla città di Roma, che continuano ad arrivare in Puglia e a Statte in maniera particolare».
Così il presidente della Regione ha dovuto calmare gli animi: «I rifiuti di Roma non vengono a Taranto. Ci siamo sgolati con tre comunicati ma siccome fa molto comodo a qualche stupidello insistere per terrorizzare la popolazione, ma peraltro non c’è nulla da terrorizzare, sul fatto che arrivino qui, dobbiamo precisarlo nuovamente», ha detto l’altro giorno il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. «Taranto non può accoglierli perché una città sovraccarica dal punto di vista ambientale ed è in gravissima difficoltà con la raccolta differenziata. Quindi, è una città che non può consentire la biostabilizzazione dei rifiuti che vengono da fuori anche se da anni Taranto si becca, per decisione delle precedenti amministrazioni, tonnellate di rifiuti che vengono da fuori». Anche l’Ager Puglia (Agenzia Territoriale della Regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti) precisa in una nota che «l’opzione di smistare i rifiuti provenienti dalla città di Roma in impianti della provincia di Taranto non è mai stata presa in considerazione».
Un bando da 188 milioni per Roma
Nel frattempo l’Ama, l’azienda romana dei rifiuti, si prepara a bandire una gara da circa 188 milioni di euro per mettere in sicurezza la città di Roma e individuare «soggetti che possano sopperire alla carenza» impiantistica aziendale.
Lo ha annunciato giorni fa il direttore operativo dell’Ama Massimo Bagatti nel corso della commissione ambiente. Obiettivo è «consentire di allocare questi materiali a seconda delle nostre necessità. Nella fase transitoria dovremo trovare soluzioni che la legge ci consente anche fuori dalla Regione Lazio: nel caso dei rifiuti indifferenziati, attraverso accordi interregionali, nel caso di scarti e rifiuti speciali con trattativa nelle more della gara», ha spiegato.
Dopo un’analoga gara andata deserta, il direttore operativo ha affermato: «Confidiamo che questa sia più appetibile» in quanto riguarda «tutto ciò che non possiamo trattare noi».
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