Economia

L’home video in Italia fa i conti con l’avanzata del digitale

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L’home video in Italia fa i conti con l’avanzata del digitale

(Marka)
(Marka)

A leggere i dati commissionati da Univideo – l'associazione di categoria che rappresenta gli editori audiovisivi – su media digitali (Dvd, Blu-Ray e 4k ultra Hd) e online (piattaforme di distribuzione digitale) a Gfk viene immediato pensare che ci si trovi dinanzi a un segno incontrovertibile del mutare dei tempi. Il dato di partenza non lascia spazio a dubbi: l’home entertainment in Italia nel 2017 ha registrato un fatturato pari a 340 milioni di euro, in calo del 10,8% su base annua. Si acquistano meno Dvd e Blu-Ray rispetto al passato e il digitale non riesce a compensare quella perdita.

Jeff Bezos – fondatore di Amazon poi diventato anche editore del Washington Post che ha senza dubbio rilanciato – intervenendo giusto un anno fa a Torino disse: «Credo che la carta non scomparirà ma diventerà un oggetto di lusso, anche se non in tempi così brevi. Sarà come comprare un cavallo: oggi nessuno compra un cavallo come mezzo di trasporto, ma perché è bello. E gli amici quando lo vedranno potranno dire “wow”». In fondo quello che sta accadendo nel mondo dell’audiovisivo non va molto lontano.

E il risultato è quello di una realtà complessa, alle prese con una trasformazione che il segno meno complessivo riesce a cogliere solo parzialmente. Il -10,8% del mercato non dà adito a dubbi. Ma – e già questo è un importante distinguo – il mercato fisico è in calo (-14,7%) quello digitale ha raggiunto quota 85 milioni in miglioramento del 10% rispetto al 2016. E così in definitiva, a conti fatti il fisico rimane pur sempre il 75% del mercato.

Altra questione: il numero di acquirenti. Nel 2017 sono stati 5 milioni le persone che hanno acquistato un prodotto di home entertainment generando un fatturato di 340,2 milioni. Ancora una cifra di tutto rispetto, ma 600mila in meno rispetto a un anno prima. E lo scivolamento non è da poco. Attenzione però. Perché anche qui l’indagine Gfk segnala come fra i 5 milioni vi sia un calo degli acquirenti occasionali mentre i medio-alto acquirenti risultano sostanzialmente stabili. Si conferma quindi uno “zoccolo duro”. E in fondo se sale dell’8,8% le vendite di collezioni sopra i 25 euro, vuol dire che ci sono consumatori disposti a riconoscere la qualità. Questo aspetto va ora coniugato con l’incremento della fruizione attraverso il video on demand, che sia Tvod (a vendita singola) o Svod (a sottoscrizione). In questo novero il numero di acquirenti è cresciuto.

Altra questione: la pirateria. Se è vero infatti che il prodotto fisico ha subito uno strattone, è altrettanto vero però che il digitale rende potenzialmente possibile dar battaglia alla vera piaga del settore: quella pirateria che secondo un’indagine Ipsos commissionata da Fapav, la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali, porterebbe un danno finanziario per l’industria audiovisiva di poco inferiore ai 700 milioni. Ma considerando tutti i settori economici italiani, a causa della pirateria audiovisiva vanno persi 1,2 miliardi di euro. I dati Fapav saranno aggiornati la prossima settimana.

«I dati presentati da GfK – spiega Lorenzo Ferrari Ardicini, presidente Univideo (l’associazione di Confindustria del settore) e Presidente CG Entertainment – ci evidenziano come il mercato dell’Home Entertainment sia in una fase di evoluzione, nonostante le contrazioni di mercato, il prodotto fisico rimane centrale, sia per l’industria sia per i consumatori che lo scelgono in maniera consapevole, puntando sulla qualità e sulla condivisione. È un deposito di conoscenze e di emozioni che rimane in memoria. Al contempo si evolve la ricerca e l’acquisto digitale, spinto da motivazioni più istintive e legate all’emozionalità del momento. Diventa pertanto fondamentale che il nostro settore proponga sempre più offerte e opportunità di accesso ai contenuti audiovisivi allineate al bisogno di un pubblico che, per quanto cambi nel tempo, è sempre alla ricerca di emozionalità ed esclusività».

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