Il porto di Augusta si candida a ospitare un grande polo delle riparazioni navali. Civili ma soprattutto militari. Ma in attesa di creare il grande polo delle manutenzioni potrebbe essere operativo grazie al trasferimento nell’area portuale siracusana del bacino da 19mila tonnellate che per il momento si trova a Palermo nell’area di Fincantieri. L’idea, già formalizzata con una proposta, è stata prospettata al presidente della Regione siciliana Nello Musumeci qualche giorno fa nell’ambito del dibattito sulla Blue Economy organizzato dal comando regionale della Marina Militare la cui sede è proprio qui ad Augusta.
Se n’è fatto portavoce il contrammiraglio Nicola de Felice che guida Marisicilia, il quale ha sottolineato: «In questo momento si è pensato ad una soluzione ponte, anche sulla proposta ricevuta dal dipartimento regionale Tecnico della Regione siciliana che prevede la cessione in gestione alla Marina Militare di un bacino galleggiante da 19mila tonnellate. In attesa della realizzazione del polo manutentivo navale, il bacino troverebbe posto all’Arsenale di Augusta per un impiego complementare, militare e civile. E per il futuro, le ipotesi vanno dal dragaggio delle aree che saranno interessate all’ormeggio delle nuove unità della flotta, realizzazione di pennelli e pontili. Il progetto non riguarderebbe solo Augusta ma anche la base elicotteri di Catania e la base navale di Messina». Un tema su cui, è evidente, c’è ancora una discussione aperta. Il presidente della Regione Nello Musumeci, che ha partecipato al dibattito a bordo della nave scuola Palinuro, non si è espresso chiaramente: « Augusta - ha detto -ha tutti i titoli per candidarsi ad aver un ruolo da protagonista nell’economia del mare, con il mare per il mare, ma tutto questo non può non essere coordinato all’interno di una cornice regionale. Dipende da tutti noi saper fare sistema. Senza sciocche gelosie o protagonismi. La comunità megarese gioca la carte del traffico mercantile e commerciale, Catania vuole giocare alleata con Augusta e sa che può diventare un polo di interesse turistico assolutamente senza concorrenti. In tutto ciò si aggiunge integrazione storica e consolidata della Marina che costituisce un valore aggiunto».
Il trasferimento del bacino da 19mila tonnellate da Palermo ad Augusta implica, come è ovvio, un ridimensionamento di Palermo. Ed è altrettanto ovvio che se ne parli martedì nel corso dell’incontro organizzato dalla Cgil che si terrà proprio a Palermo: è prevista, tra gli altri, la partecipazione del sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti Edoardo Rixi, l'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono. La Cgil Palermo e la Fiom Cgil palermitana chiederanno a Regione e Comune, al management di Fincantieri e all'Autorità portuale di dare una risposta sulle possibilità di uno sviluppo futuro del Cantiere navale e sugli investimenti previsti. La richiesta che viene dal sindacato Palermo è di garantire la prosecuzione delle tre missioni che hanno fatto la storia del cantiere: costruzioni, riparazioni e trasformazioni navali. E di discutere delle prospettive di crescita e di sviluppo economico che si aprono, anche per l'indotto, in vista delle Zes, le zone economiche speciali, una delle quali ricade nell'area Palermo-Termini Imerese. A supporto delle loro richieste i sindacalisti della Cgil porteranno un dossier sui Cantieri Navali, con le cifre sullo stato dello stabilimento nel corso degli anni, sui lavoratori, le attività, le caratteristiche che rendono unico il cantiere palermitano nel contesto italiano, le storie di chi ha vissuto al Cantiere, le proposte, il confronto con le altre sedi di Fincatieri in Italia. «Palermo chiede di tornare a costruire navi, come avviene in tutti gli altri cantieri italiani. Tutti i soggetti, a partire dalla Regione, proprietaria dei bacini, e da Fincantieri, dovranno dire cosa intendono fare per lo sviluppo del Cantiere navale, punto di riferimento per la cantieristica di Palermo e della Sicilia», dicono il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo e Angela Biondi e Francesco Foti per la Fiom Cgil Palermo.
Ma Augusta non dispera e anche se l’idea di un grande polo delle riparazioni resta solo un aspetto della strategia di crescita e di rafforzamento che interessa il porto di Augusta che, per il momento, è strategico per il traffico oil visto che qui scaricano le navi che portano il petrolio destinato alle raffinerie dell’area industriale siracusana. L’altro aspetto riguarda la manutenzione e la messa in sicurezza. Su questo punto il presidente dell’Autorità portuale della Sicilia orientale (che comprende anche Catania), Andrea Annunziata, ha annunciato l’avanzamento dell’iter per gli interventi sulla diga foranea: un progetto da 100 milioni di euro che «sta andando avanti» ha detto. Ma è evidente che qualsiasi progetto di sviluppo del porto deve fare i conti con un altro cantiere aperto: quello delle Zes, le Zone economiche speciali. «Il quadro normativo da parte del Governo nazionale non è ancora completo - ha detto Musumeci -. In attesa abbiamo già messo attorno ad un tavolo i presidenti delle tre autorità portuali, compresa Messina, gli assessori regionali alle Attività produttive alle Infrastrutture, alcuni consulenti e ci siamo dati 3-4 mesi di tempo per il piano di sviluppo strategico che dovrebbe essere pronto dopo agosto. Se arriva l’ultimo provvedimento normativo del governo in autunno credo che saremo in condizioni di passare alla fase operativa».
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