Un credito d’imposta per maxi investimenti fino a 50 milioni, tempi dimezzati per autorizzazioni e procedure (con il Governo pronto a esercitare i poteri sostitutivi) e oneri amministrativi e istruttori più bassi. Prende corpo l’identikit delle Zes, le Zone economiche speciali che puntano ad attrarre investimenti anche dall’estero nei grandi porti del Sud per agganciare i flussi di merci in grande crescita nel mediterraneo che passano per il Nord Africa e il canale di Suez per arrivare alla Cina con il suo grande progetto della nuova via della seta. Oggi il premier Paolo Gentiloni firma il Dpcm con i requisiti per le Zes, previste dal decreto Sud dell’estate 2017. L’obiettivo è battezzare subito le prime due Zone speciali - quella di Napoli – Salerno e di Gioia Tauro che sono praticamente pronte – entro fine febbraio (serviranno due appositi Dpcm). Una fretta giustificata anche dal fatto che il loro avvio potrebbe essere speso come un segno di attenzione dell’attuale maggioranza per il Mezzogiorno a pochi giorni dalle elezioni del 4 marzo.
Ma in pole per i prossimi mesi ci sono anche Bari-Brindisi, Augusta (con Catania e Siracusa), Palermo, Cagliari e Taranto (collegate anche alle zone industriali di Matera e della Basilicata) con infine un ultimo porto ancora da individuare che dovrebbe unire aree delle Regioni Molise e Abruzzo. Il decreto prevede infatti la possibilità di costituire delle Zes interregionali associando anche aree a vocazione industriale delle Regioni sprovviste di porti con Regioni contigue che invece ne dispongono. In questo caso la Zes interregionale avrà un’estensione in ettari che somma le disponibilità previste in modo dettagliato per ogni Regione dal decreto appena varato. Nel Dpcm sono indicati anche i requisiti che dovranno avere i piani di sviluppo strategico che dovranno essere presentati dai candidati al ministero della Coesione territoriale regista di tutta l’operazione Zes. E i compiti del Comitato di indirizzo delle Zes dove siederanno al massimo 5 membri (autorità portuale, Regione, Palazzo Chigi e Mit).
L’incentivo sostanzioso è la possibilità di accedere al credito d’imposta per gli investimenti potenziato con la soglia a 50 milioni (quello normale è al massimo a 15 milioni per le grandi aziende). Un bonus che ora sembra funzionare bene visto che nell’ultimo anno dopo essere stato modificato ha mobilitato 4 miliardi di investimenti. Le altre misure che dovrebbero attrarre gli investitori sono le semplificazioni che saranno scritte in un altro Dpcm ancora in elaborazione insieme alle Regioni. Come detto sono allo studio dimezzamenti dei tempi per autorizzazioni (come l’apertura di stabilimenti nuovi) e riduzione degli oneri amministrativi e istruttori. Con la possibilità per chi governa le Zes di chiedere al Governo di esercitare il potere sostitutivo. Tutte semplificazioni, queste, di cui potranno approfittare in futuro anche le Zls, Zone logistiche speciali. In pratica la versione “light” delle Zes prevista nell’ultima manovra per i porti del Nord. L’unica differenza sarà nell’esclusione dal credito d’imposta. Dal Sud sono già arrivate le prime reazioni negative perché la misura – dicono – farebbe perdere competitività alle Zes.
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