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Petrolio italiano verso il record ma la sorpresa è il gas lucano

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Petrolio italiano verso il record ma la sorpresa è il gas lucano

Viggiano, Centro olio Cova, per il trattamento del petrolio estratto in Val d'Agri da ENI (Agf)
Viggiano, Centro olio Cova, per il trattamento del petrolio estratto in Val d'Agri da ENI (Agf)

Mai la produzione petrolifera in Italia raggiungerà livelli così alti come quelli attesi nel triennio 2018-2020. Dalle viscere del Paese saranno estratti complessivamente, nell’arco di tre anni, 20,6 milioni di tonnellate di greggio (17,5 milioni solo in Basilicata) con un risparmio sulla fattura energetica nazionale di 10 miliardi.

Un vero boom per le fonti fossili nazionali a conferma che la transizione verso un’economia decarbonizzata non porterà a una loro fine imminente, ma il loro ruolo, come ribadito nell’ultimo rapporto annuale di Unione Petrolifera, sarà ancora fondamentale nei prossimi decenni.

A trainare la produzione italiana i due giacimenti petroliferi lucani: dell’Eni in Val d’Agri (già operativo - 80 mila barili di petrolio al giorno) e della Total a Tempa Rossa nella Valle del Sauro (prossimo all’avvio nel 2018 con l’estrazione graduale di 10mila barili al giorno, fino a 50mila a regime).

Queste le stime del presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, che proietta l’andamento della produzione nazionale e i suoi effetti economici al 2020, in concomitanza con una netta ripresa dei prezzi del greggio, saliti intorno ai 75 dollari a barile a metà 2018. Se il prezzo del greggio si dovesse stabilizzare su questi valori, ci sarebbe un incremento del 38% sul 2017 e, vista la carenza di capacità produttiva in giro per il mondo, il trend di salita dovrebbe continuare.

Dal 2017 al 2020, la produzione nazionale aumenterà dell'85,3%, mentre quella lucana del 127,6%.

«La situazione in Basilicata è finalmente tornata alla normalità e il 2018 – sottolinea Tabarelli - si chiuderà con una produzione nazionale di greggio di 5,5 milioni di tonnellate (34% in più del 2017), di cui 4,5 milioni di tonnellate (53% in più) dai giacimenti lucani che contribuiscono per quasi l’82% alla produzione nazionale. Dovrebbe salire di un 10%, a 6,2 miliardi di metri cubi, la produzione nazionale di gas, e anche qui l’incremento è dovuto molto alla Basilicata dove nel giacimento Val d’Agri c’è più gas di quanto si prevedeva all’inizio: la produzione della regione dovrebbe arrivare pertanto ad 1,4 miliardi di metri cubi».

Un trend in ascesa del dato nazionale legato, quindi, in primo luogo, alle estrazioni petrolifere nel giacimento lucano dell’Eni (in joint venture con Shell) tornate a regime dopo due anni neri: il 2016 e il 2017, che per alterne vicende giudiziarie e ambientali hanno bloccato per 6 mesi il Centro Olio di Viggiano (Potenza) azzerando la produzione di greggio lucano e provocando di conseguenza il crollo di quella nazionale.

Ma la ripresa, secondo le previsioni per il 2018, sarà dovuta, anche se solo per una piccola parte all’avvio ormai prossimo della produzione del secondo campo lucano, quello di Tempa Rossa della Total (in joint venture con Shell e Mitsui), con la messa in esercizio del Centro Olio a Corleto Perticara (Potenza). I numeri saliranno in maniera esponenziale già dal prossimo anno con la Val d’Agri che continuerà a tirare la produzione, non solo di petrolio ma anche di gas, e con il graduale avvio di Tempa Rossa.

Secondo il programma lavori presentato e approvato dal Ministero dello Sviluppo Economico dalla Total: «Avvio della produzione entro il primo semestre 2018; raggiungimento della capacità a regime di 50mila barili/giorno entro il 2018».

Il top della produzione nazionale di idrocarburi dell’ultimo ventennio si raggiungerà nel prossimo biennio. Secondo le previsioni di Tabarelli, al 31 dicembre 2019, in Italia, saranno estratti ben 7,5 milioni di tonnellate di greggio (di cui 6,4 in Basilicata). Bisogna tornare al 2007 quando ci fu un picco di 5,8 milioni di tonnellate di greggio e al 2014 quando si estrassero 5,7 milioni di tonnellate. E al 2020, la produzione continuerà a salire a 7,6 milioni di tonnellate (6,6 in Basilicata).

«La produzione di Tempa Rossa – sottolinea Davide Tabarelli - sta tardando, quella della Val d’Agri potrebbe essere superiore di un 50% e poi ci sono altri giacimenti già scoperti da tempo che non si possono sviluppare. Il gas in Basilicata è più abbondate di quanto atteso e di gas ce ne vorrà tantissimo nei prossimi anni. Peccato che ne dobbiamo importare per 70 volte di più dall’estero, dalla Russia e dal Nord Africa, soprattutto».

Fin qui le previsioni, a Taranto la questione della raffineria nel porto sembra essersi sbloccata, ma determinante sarà l’avvio del secondo giacimento lucano dopo l’estate.

Per ora continuano le attività in corso nel cantiere di Tempa Rossa, dove Total è impegnata a completare e testare le infrastrutture e il centro di trattamento degli idrocarburi che verranno estratti dai pozzi. Una questione non di tempi, ma di autorizzazioni e di certificazioni del Mise (sono in via di ultimazione i collaudi dell’impianto a gas) per poter poi procedere con le prove di esercizio del Centro Olio di Corleto Perticara e l'effettiva produzione e lavorazione di greggio da uno dei sei pozzi perforati con piccole quantità man mano crescenti.

Ma lo scoglio vero sarà la Regione Basilicata, che frena sui tempi: bisognerà aspettare l’approvazione del Piano di monitoraggio ambientale già redatto dalla Total, che dovrà essere validato prima da Arpab e Ispra e poi il completamento del “punto zero”, il «progetto di baseline ambientale e socio-territoriale» atteso non prima dell’autunno.

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