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Le royalties «dimenticate»: 47 milioni di euro destinati alle…

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Le royalties «dimenticate»: 47 milioni di euro destinati alle Regioni rimasti nelle casse dello Stato

Gli impianti petroliferi Eni-Saipem nella Val d’Agri (Fotogramma)
Gli impianti petroliferi Eni-Saipem nella Val d’Agri (Fotogramma)

Royalties delle estrazioni petrolifere addio. Una valanga di soldi (si veda Sole 24 Ore del 7 agosto) che fa discutere, ancor più quando sono mal spesi, perduti o dimenticati. È il caso di circa 47 milioni destinati alle regioni estrattive, ma finiti nel calderone del bilancio dello Stato. Per il mancato impegno finanziario, alle Regioni non arriverà nulla di una parte di royalties sulle produzioni di idrocarburi del 2015, in particolare quel 3% che le compagnie petrolifere hanno versato per alimentare il Fondo per la promozione di misure di sviluppo economico e l'attivazione di una social card nei territori interessati dalle estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi (ex art.45 L.99/2009).

È rimasta indivisa nel bilancio la somma versata allo Stato (entro il 30 giugno di ogni anno), e che avrebbe dovuto essere ripartita tra le Regioni estrattive. E in tre anni nessuna delle Regioni beneficiarie (che pur hanno incamerato con Stato e Comuni fino al 7% delle produzioni su terraferma e in mare), l’ha rivendicata (a partire dalla Basilicata che ne avrebbe ricevuto oltre l'80%, poco più di 40 milioni ). Il quadro dei versamenti è registrato sul sito del Ministero dello Sviluppo economico.

Nel frattempo è stato versato il Fondo sulle produzioni 2016 (22 milioni, ripartiti con decreto a fine luglio) e quello del 2017 (35,2 milioni , da ripartire entro il 15 ottobre). Ma cosa è successo al Fondo 2015? Dietro il mancato impegno e la sua perdita, una lunga querelle giudiziaria, che continua anche davanti alla Corte europea di giustizia, tra i ministeri dello Sviluppo economico e dell'Economia e finanze, l'Autorità per l'energia e il gas, le compagnie petrolifere, Assomineraria, Regione e Comuni delle aree estrattive. Sotto accusa, il valore di riferimento adottato dal Mise per quantificare le royalties sulla produzione di gas: secondo il Qe (il Quoziente energetico che lega il prezzo della materia prima all'andamento del petrolio e suoi derivati, ma abolito dal Decreto Monti) o secondo il Pfor (basato sul riferimento alle quotazioni trimestrali del gas sul mercato di breve periodo).

La sentenza del Tar Lombardia a giugno 2016 che ha dato ragione alle compagnie petrolifere favorevoli al Pfor con rischio per Stato, Regione e Comuni di dover restituire parte delle royalty, ha suscitato gravi preoccupazioni. Poi il Consiglio di Stato ha capovolto tutto riformando la sentenza del Tar, ma nella pendenza del giudizio, il rischio di restituzione e il dubbio sull'ammontare effettivo del Fondo: più basso secondo Pfor o più alto per il Qe? La somma non è stata impegnata e tutto è rimasto allo Stato.

E le Regioni? Sono ancora i numeri a parlare. Gli unici Fondi già ripartiti 2013-2014-2016 ammontano a circa 184 milioni, tra 12 Regioni, che per riceverli devono firmare intese sui progetti con Mise e Mef. Solo tre Regioni si sono attivate, nonostante i solleciti del Mise: Basilicata (161,2 milioni), Emilia-Romagna (circa 6 milioni) e Piemonte (2,2 milioni). Per le altre, nessuna richiesta e fondi in perenzione. Conclusione: i fondi non interessano ai territori e lo Stato si appresta a riprende quelli di Puglia (5,6 milioni), Calabria (3,4), Marche (1,9), Molise (1,6), Abruzzo (793mila euro), Lombardia (445mila), Toscana (50mila) , Veneto (45mila) e Lazio (5mila). Modeste risorse per le Regioni che se assegnate ai piccoli Comuni estrattivi potrebbero essere valorizzate, come ha fatto l'Emilia-Romagna che ai residenti dei sui paesi estrattivi ha concesso “fondi verdi” con sconti sui trasporti pubblici e per favorire la mobilità sostenibile o il Piemonte che ha puntato sul welfare di tre piccoli comuni del Novarese.

Un caso a parte la ricca Basilicata, che ha fatto dell'ex-bonus benzina, un fondo aggiuntivo rispetto ai fondi europei (Fesr, Fse), consentendo una forte complementarietà e l'attivazione di politiche di protezione e coesione sociale e di politiche di innovazione.

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