«Le infrastrutture servono al Paese e da questo stallo fatto di indecisioni e di mancate risposte bisogna uscire. Poiché riscontro che su quanto inserito nel contratto di Governo si ha un orientamento meno confuso, alla coalizione servirebbe un addendum al contratto stesso per mettere ordine su quest'aspetto».
È l’invito all’esecutivo di Antonio Decaro, sindaco di Bari (del Pd) e presidente di Anci, l’Associazione dei Comuni italiani. Alla luce della tragedia di Genova, Decaro chiede al Governo di alzare la guardia anche su manutenzione e monitoraggio delle opere esistenti.
«Non possiamo sottovalutarla – dichiara –, è un’altra priorità. I Comuni hanno obblighi di controllo ma spesso non possono adempiervi per mancanza di risorse». Quanto alla stasi sulle infrastrutture, per Decaro è figlia del diverso approccio che Lega e Cinque Stelle hanno sul tema. Un qualcosa che viene da lontano. «Scontiamo due culture diverse – dice Decaro al Sole 24 Ore –. Quella della Lega, che definirei più sviluppista, e quella dei Cinque Stelle, che non da oggi vedono le infrastrutture come sinonimo di cementificazione, impatto ambientale e corruzione.
Ma non è così. Come uscirne allora? «Per le grandi infrastrutture – spiega Decaro – occorre una ricognizione attenta e puntuale dello stato dell’arte, prestando attenzione a quello che serve al Paese e partendo dal principio che buone e valide infrastrutture sono funzionali allo sviluppo, alla competitività e alla modernità dei territori. Poi - aggiunge - va aperto un ragionamento anche sulle piccole infrastrutture. Spesso se ne parla come inutili. Non sono d’accordo. Una piccola può risolvere un problema ad una comunità e generare conseguenze positive per l’economia locale».
«Da sindaco di Bari - racconta Decaro - mi sono concentrato su due infrastrutture. Una, importante, inaugurata nel 2016, è il ponte Adriatico. Trenta milioni di euro di costo, tre anni e mezzo per la costruzione, ha risolto un’esigenza in materia di mobilità Nord-Sud. L’altro, meno rilevante sotto il profilo economico perchè sono solo 4 milioni, ma importante se osserviamo la motivazione che l’accompagna. Si tratta dell’ampliamento di via Amendola, con il cantiere partito di recente. È una delle strade di accesso a Bari. Poi - aggiunge Decaro - dalle infrastrutture sono passato ad altri interventi utili alla città. Parlo della riqualificazione del water front di San Girolamo costato 13 milioni, primo tratto finito, secondo pronto tra una settimana. È un progetto che permette a Bari di conseguire tre obiettivi: avere col mare un rapporto più integrato, riqualificare un pezzo di città, eliminare una fonte di pericolo. Laddove oggi c’è il waterfront, prima esisteva una strada a quattro corsie e, malgrado tutti gli accorgimenti e le disposizioni di sicurezza, attraversarla per raggiungere il mare era un rischio per i cittadini, per i bambini soprattutto, visto che le auto sfrecciavano ad alta velocità. Adesso la strada non c’è più. C’è un’area a mare che rende più tranquilli i cittadini e me, sindaco, felice se rammento le tante difficoltà incontrate».
La riqualificazione di San Girolamo introduce il discorso sul Piano Periferie, i fondi tagliati dal Governo e la sollevazione dei sindaci colpiti. «Come Ance - afferma Decaro - abbiamo sostenuto subito la mobilitazione dei sindaci, protestando verso il Governo per quanto avvenuto e chiedendo alla ripresa una conferenza unificata per vedere il da farsi. Questo perché la riqualificazione urbana è importante quanto le infrastrutture. Come Comune di Bari, invece, non rientriamo in quelli penalizzati perchè siamo nel nucleo dei primi 24 capoluoghi che a marzo 2017 hanno firmato la convenzione col Governo Gentiloni classificandoci primi. È un progetto che coinvolge tutta l’area metropolitana: 40 milioni, di cui 18 per la città, finalizzati al miglioramento di piazze e strade, sicurezza, con pubblica illuminazione e video sorveglianza, accessibilità e verde pubblico. A Bari nelle prossime settimane avvieremo i cantieri nel rione Libertà per 11 milioni».
Quanto alla Puglia, nello scontro Lega-M5S sulle infrastrutture la regione coinvolta solo per quanto riguarda Tap. «È un gasdotto che rientra in accordi internazionali e serve a diversificare gli approvvigionamenti. Ed è un tubo che passa sotto terra per un tratto limitato. Va costruito. Non vedo grandi rischi - dice -. Non entro nel merito della valutazione ambientale, però se quelle comunità del Salento protestano ancora con forza, bisogna mettersi all’ascolto delle loro ragioni e cercare un dialogo. Una strada può essere quella di rafforzare le misure e le compensazioni ambientali».
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