La Sardegna è sul piede di guerra: ha raccolto 40mila firme in pochi giorni la petizione contro Tirrenia indetta dal leader
di Unidos Mauro Pili, ex deputato e presidente della Regione Sarda. La protesta dilaga coinvolgendo cittadini, imprenditori
di diversi settori e, in prima fila, gli operatori turistici alle prese con un calo di arrivi che supera il 30 per cento.
I firmatari dell’appello di Pili, indirizzato al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, chiedono la revoca della
convenzione stipulata, dallo Stato con il gruppo armatoriale, al momento della cessione della società pubblica, nel 2012.
La società riceve dallo Stato un contributo di 73 milioni annui per complessivi 560 milioni in 8 anni per tutti i collegamenti
(non solo con la Sardegna) esercitati in continuità territoriale. In altre parole, assicurando il servizio a prescindere dalla
sostenibilità economica.
Le accuse
Per l’ex governatore sardo «nonostante il corrispettivo, Tirrenia offre servizi inadeguati a costi alle stelle». Si parla
di «navi vecchie di almeno 40 anni, mai ammodernate e che costano davvero troppo». Si parla, infatti, di «un costo di oltre
mille euro per il viaggio di andata e ritorno di tre persone, con auto e cabina». Lo scontento, insomma, è tale che il “contafirme
digitale” della piattaforma internazionale Change.org che ospita la petizione “Basta Tirrenia” segna una crescita significativa
del malessere verso la compagnia di navigazione. «C’è quanto basta – conclude Pili – perché lo Stato revochi senza ulteriori
perdite di tempo la convenzione con Tirrenia e avvii una procedura trasparente al fine di consentire una vera continuità territoriale
da e per la Sardegna».
Di fatto oggi Tirrenia e Moby operano quasi in un regime di monopolio. «L’Autorità per la concorrenza – ricorda Pili – ha stabilito a marzo che Moby aveva
abusato della sua posizione dominante nel trasporto di merci su tre rotte tra l’Italia continentale e la Sardegna, e successivamente
ha imposto una multa di 29 milioni di euro».
La replica dell’armatore
«Sono imbarazzato – dice Achille Onorato, ad di Tirrenia e ceo del gruppo – per il cattivo gusto e la demagogia che alimentano
tanta polemica. Aggiunti a un atteggiamento commerciale scorretto». Onorato si riferisce alla guerra commerciale in atto da
tempo con i competitors. Poi aggiunge: «Ci lega allo Stato un contratto di servizio del 2012 che ci affida linee in continuità
territoriale. Ne gestiamo altre in regime di libero mercato. Ci accusano di aver imposto tariffe troppo alte? La convenzione
stabilisce le tariffe in continuità territoriale e noi ci atteniamo. Sulle rotte in libero mercato abbiamo tariffe tra le
più basse d’Europa. Non contesto la somma di mille euro, ma riguarda prenotazioni dell’ultimo minuto in altissima stagione
per più persone, in cabina e con auto. Di contro, faccio presente che proponiamo offerte speciali continue nell’anno. La multa
dell’Antitrust? Sospesa dal Tar nel merito per un anno». Onorato aggiunge: «Facciamo investimenti in qualità: abbiamo in programma
l’acquisto di 4 nuove navi passeggeri per la Sardegna, le prime a lng nel Mediterraneo». Il giovane ad poi conclude: «Si rischia
di fare apparire la Sardegna come un luogo costoso e non accogliente. Meglio dialogare e cercare di prolungare la stagione
turistica».
Operatori turistici in allarme
Gianni Usai, operatore turistico di Santa Teresa di Gallura, alla guida di due piccoli alberghi e di un esercizio commerciale
ha sposato in pieno la protesta sulle condizioni del trasporto via mare tra terraferma e Sardegna.«Le condizioni dei collegamenti
sono un forte deterrente agli arrivi – dice – quest’anno abbiamo registrato un forte calo di turisti a giugno e a luglio.
La Sardegna oggi è più isolata di un tempo». Si associa Gianni Principessa, titolare del “Pepero” oggi affittato a Roberto
Cavalli e gestore del Salone Margherita a Roma. «Siamo seriamente penalizzati – ribadisce – la Sardegna sta morendo poiché
i costi dei traghetti sono diventati inaccessibili. Le promozioni sono state azzerate. Con 480 euro per una persona, una macchina
e una cabina l’isola perde la competizione con mete turistiche italiane e straniere. Si viaggia male».
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