Economia

Ridotti di un miliardo i fondi nazionali di Por e Pon

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Programmi 2014-2020

Ridotti di un miliardo i fondi nazionali di Por e Pon

Ferdinando Ferrara, capo del Dipartimento Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri  (Imagoeconomica)
Ferdinando Ferrara, capo del Dipartimento Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri (Imagoeconomica)

Sono solo tre le regioni che hanno chiesto la riduzione del cofinanziamento nazionale dei programmi operativi 2014-2020 alla Commissione Ue, aderendo alla pressante “proposta” del Dipartimento per la Coesione di Palazzo Chigi, dell'Agenzia per la Coesione e, in definitiva, del ministro per il Sud, Barbara Lezzi. A questi si aggiungono cinque programmi nazionali per un totale di 966,8 milioni di euro che vengono “parcheggiati” sui Poc (programmi operativi complementari).

Le regioni sono Sicilia (Por Fesr), Basilicata (Fesr) e Molise (Fesr-Fse). I cinque programmi nazionali sono Città metropolitane e Governance gestiti – per paradosso - dall'Agenzia per la Coesione che era nata per dare sostegno tecnico a regioni e ministeri; Ricerca e Scuola (gestiti dal ministero dell'Istruzione; Inclusione sociale (ministero del Lavoro). L'importo finale supera di poco i 900 milioni provvisori indicati due settimane fa dalla ministra per il Sud, Barbara Lezzi, in replica al governatore della Toscana, Enrico Rossi che accusava l'esecutivo di “pugnalare alla schiena” le regioni tagliando i fondi nazionali per destinarli a obiettivi governativi. Un sospetto, questo, condiviso anche da altri governatori, come ha confermato Catiuscia Marini (Umbria) a Bruxelles in occasione dell'ultima plenaria del Comitato delle regioni europee.

Dalle tre regioni sono arrivati 585 milioni mentre il resto (381 milioni) sono arrivati dai programmi ministeriali sui quali potrebbe aver inciso la moral suasion del governo. Il taglio del cofinanziamento nazionale, sostanzialmente avvicina il traguardo senza compromettere la quota di risorse Ue, parcheggiando una parte del contributo nazionale in uno strumento che però in passato è stato utilizzato come una sorta di “bancomat” per altri obiettivi che spesso nulla avevano a che fare con gli interessi dei territori. Tuttavia, se l'intento del governo era quello temuto dalla regioni, l'operazione può essere definita un mezzo flop. Ben più alta, infatti, era la “raccolta” potenziale: oltre i 4 miliardi di euro se solo le altre regioni con la dote maggiore (Campania, Puglia e Calabria) avessero aderito alla richiesta. Solo la Puglia valeva circa 2,7 miliardi. In realtà, hanno aderito solo le regioni più in ritardo nella spesa, per ridurre il rischio di disimpegno automatico delle risorse europee che scatta a fine anno. Le regioni che hanno deciso di chiedere la riduzione del cofinanziamento hanno preferito “correre il rischio di uno scippo da parte del governo centrale”, come riconosce un alto dirigente regionale, ma non avevano scelta. Anzi, secondo alcuni, c'è chi, come la Sicilia, è talmente in ritardo che nonostante la riduzione del target, finirà per perdere comunque risorse europee.

Tra i programmi nazionali c'è il caso particolare del Pon Metro che si articola in 14 sottoprogrammi, quante sono le città metropolitane. Non tutte sono state in grado di spendere allo stesso ritmo: Bari, Milano e Firenze sono già abbondantemente sopra l'obiettivo mentre – secondo gli ultimi dati – Napoli, Messina e Bologna sono molto indietro e anche Torino e Palermo registrano un certo ritardo. Come sarà distribuito il taglio della quota nazionale che, tenuto conto delle tre diverse aree (sviluppate, in transizione, e meno sviluppate) in cui si trovano le città beneficiarie? Come spiegano fonti tecniche, per le città metropolitane del Nord Milano, Torino, Bologna, Firenze, Genova, Roma e Venezia, perché erano già al livello minimo di cofinanziamento nazionale (50%). Idem per Cagliari che, in quanto si trova nell'area “in transizione”, avrebbe potuto scendere al 40%. Quelle del Sud, finora al 25%, passano al 20%. A gennaio “si deciderà con le sei città interessate come ridurre il contributo nazionale a livello di area metropolitana”. Probabilmente per ognuna di esse nel Poc andranno risorse in proporzione alla relativa distanza dall'obiettivo di fine 2018. Sembra escluso, comunque, un travaso di risorse dalla aree metropolitane del Mezzogiorno verso quelle del Centro-Nord. Per fine 2018, l'auspicio è che la spesa delle città virtuose possa compensare i ritardi delle altre ed evitare perdita di fondi europei.

IL TAGLIO DELLE RISORSE NAZIONALI PER POR E PON
La decisione del governo e delle regioni di ridurre la quota nazionale di risorse per tre programmi regionali e cinque programmi nazionali rischia di sottrarre risorse agli investimenti strutturali nei territori per dirottare a spesa corrente, come è già avvenuto in passato. Dati in milioni di euro

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