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Mezzogiorno addio: ogni anno 2mila professionisti decidono di emigrare

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Mezzogiorno addio: ogni anno 2mila professionisti decidono di emigrare

Sciacca, provincia di Agrigento, la più povera d’Italia. È qui che Mario Cottone e Gregorio Indelicato hanno aperto nove anni fa il loro studio di architettura. In tasca hanno un curriculum di tutto rispetto: il primo, classe 1974, vanta otto anni di esperienza in realtà internazionali, il secondo, nato nel 1977, un dottorato all’Università. La decisione di tornare alle origini è maturata a Olot, in Catalogna, dove entrambi lavoravano in un grande studio. «Resistere è dura - ammette Cottone, che oggi ha 44 anni - le spese fisse sono molto elevate, la burocrazia complessa, la Sicilia è una terra ricca di arte e cultura ma la domanda di architettura contemporanea è ancora debole». Grazie a una serie di concorsi e premi vinti, «solo da quest’anno iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel».

Con uno studio alle spalle specializzato in consulenza del lavoro e fondato da sua madre, Matteo De Lise, commercialista 39enne di Napoli, si è ingegnato per restare nella sua terra. «Ho capito subito - dice il professionista - che la chiave di tutto era la specializzazione: il Sud è una terra di eccellenze ed è sull’eccellenza che bisogna puntare». Di qui l’idea di concentrarsi sulla consulenza d’impresa e in particolare sulla ristrutturazione del debito in periodo pre-crisi. «E ho avuto ragione io - aggiunge - è stata ed è tuttora una scelta intelligente, certo se avessi avuto un aiuto statale, soprattutto all’inizio, sarebbe filato tutto molto più liscio».

Mario, Gregorio e Matteo hanno fatto una scelta controcorrente, ma a caro prezzo: ogni anno – secondo la fotografia scattata da Confprofessioni - il Mezzogiorno perde un potenziale di circa 1.500-2.000 giovani professionisti neolaureati. Una vera e propria “emorragia”, diretta conseguenza di un reddito medio che si assottiglia sempre di più e si distanzia da quello del Centro e del Nord. «Il fenomeno - dice il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella - riguarda un po’ tutte le categorie, ma le più colpite sono quelle dell’area tecnica (ingegneri e architetti) e gli specialisti in scienze umane e sociali, artistiche e gestionali».

Proprio per tentare di mettere un argine alla migrazione qualificata la legge di Bilancio 2019 ha esteso l’incentivo “Resto al Sud”, attivo per i neo imprenditori dal 15 gennaio scorso, ai liberi professionisti, innalzando anche l’età massima dei beneficiari dai 35 agli under 46 . Dal 1° gennaio, quando la manovra entrerà in vigore, i giovani professionisti (appartenenti a qualsiasi categoria) residenti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia potranno presentare la domanda all’ente gestore Invitalia.

Secondo i dati di Confprofessioni, il 59,9% dei giovani laureati nel 2011 a distanza di 4 anni ha abbandonato il Sud per trasferirsi al Nord (49%) , al Centro (48%) e all’estero (3%). In termini assoluti si tratta di un esercito di 1.846 giovani professionisti che ha abbandonato la propria città e ha cercato fortuna altrove. Un fenomeno evidenziato anche nella relazione illustrativa alla legge di Bilancio, che individua nell’incentivo “Resto al Sud” «una risposta efficace alle difficoltà del comparto libero-professionale, dando un suo significativo contributo alla riduzione del divario».

Il bonus permetterà ai giovani professionisti di ottenere la liquidità iniziale necessaria per l’avvio del proprio studio e della propria attività. Con un finanziamento che copre il 100% delle spese ammissibili grazie a un cocktail di contributi a fondo perduto (35%) e prestito bancario (65%) garantito dal Fondo di garanzia per le Pmi e coperto negli interessi da un altro contributo, appunto, in conto interessi. Resta invariata la dotazione di 1,25 miliardi a valere sul Fondo di sviluppo e coesione.

CHI LASCIA IL TERRITORIO D’ORIGINE E DOVE VA
Denunce fiscali anno 2016, anno d'imposta 2015. Per gli avvocati dati 2014 (Fonte: Confprofessioni - elaborazioni Osservatorio delle libere professioni su dati Istat e Adepp)

«Qualsiasi intervento in grado di tamponare questa emorragia va incoraggiato e sostenuto. Già lo scorso anno - aggiunge Stella -avevamo chiesto a Governo e Parlamento di estendere i benefici del decreto Mezzogiorno ai giovani professionisti. E oggi accogliamo con soddisfazione la decisione». Il provvedimento «stanzia importanti risorse che non rappresentano il classico finanziamento a pioggia, ma un investimento a lungo termine nel capitale intellettuale espresso dal Mezzogiorno. I giovani professionisti del Sud rappresentano una risorsa inesauribile di competenze che può contribuire allo sviluppo del sistema imprenditoriale ed economico del Mezzogiorno. È un primo passo che però va sostenuto con una mirata programmazione regionale dei fondi strutturali europei, ancora carente nel Sud, ma anche attraverso efficaci politiche attive del lavoro e misure di welfare calibrate sui giovani».

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