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Pernigotti, vertice da Conte con la proprietà turca. E spunta il…

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la vertenza

Pernigotti, vertice da Conte con la proprietà turca. E spunta il nome di Sperlari

La vicenda Pernigotti approda a Palazzo Chigi. È, infatti, in programma nella serata di lunedì 26 novembre l’incontro tra il presidente del consiglio Giuseppe Conte, il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e la proprietà turca. All’ordine del giorno l’ipotesi di chiusura dello stabilimento di Novi Ligure (in Piemonte).

Proprio nello stabilimento piemontese del gruppo è in corso uno sciopero a oltranza dei lavoratori che sperano in una svolta che possa garantire la sopravvivenza del sito produttivo e la permanenza del marchio – tra i più noti nell’ambito del comparto dolciario made in Italy – in Italia.

Intanto, tra i possibili pretendenti allo storico marchio si fa largo il nome della Sperlari. Da parte del gruppo cremonese arriva un laconico no comment: «L’azienda – precisa una portavoce della società cremonese – mantiene il massimo riserbo». Secondo indiscrezioni riportate ieri dalla stampa, riferisce Radiocor Plus, Sperlari sarebbe interessata non solo alla cessione del marchio ma anche all'acquisto dello stabilimento piemontese, con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.

«Non ho comunicazioni ufficiali, ma mi auguro si tratti di notizie vere - commenta il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere - sia quella sull’incontro tra il premier Conte e i fratelli Toksoz, sia l’interesse della Sperlari, l’ennesimo nome uscito in queste difficili settimane, ad acquisire marchio e stabilimento Pernigotti».

Dal canto suo, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani è intervenuto su Twitter: «Sono stato in contatto con le autorità turche, che ringrazio. Confido in una soluzione positiva a breve».

Proprio sulle prospettive future dello stabilimento e del marchio, Pierluigi Colombi, chief financial officer dell’azienda dolciaria è intervenuto venerdì 23 sul Sole24Ore: «Stiamo esplorando e valutando tutte le ipotesi coerenti con l'intenzione di voler mantenere marchio, produzione e lavoratori nel nostro Paese», ha sottolineato Colombi. «È non corretto continuare ad affermare che si sta avviando un processo di delocalizzazione di Pernigotti all'estero o che Pernigotti cessi di esistere come marchio. Chi reitera questo pensiero commette un errore, rischiando di falsare un dibattito di per sé legittimo, come quello sul Made in Italy, in un momento complesso dove è il tempo ad essere cruciale». La richiesta di Colombini, secondo cui il blocco attuato dai dipendenti in queste settimane «rende ancora più complicata la gravità della situazione», è quella di «ristabilire un clima più pacato intorno a Pernigotti, nel pieno rispetto della vertenza e di tutti i soggetti coinvolti». «Solo attraverso un dialogo costruttivo - ha affermato il manager - si potrà affrontare la situazione e individuare quelle soluzioni che possano permettere di continuare a produrre a marchio Pernigotti in Italia».

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