Dopo i lavori in mare e quelli al terminale di ricezione, si sblocca un altro cantiere del gasdotto Tap in Puglia. Quello di San Basilio, a Melendugno, dove sarà costruito il microtunnel. A seguito dell’ordinanza della terza sezione del Tar del Lazio, potranno riprendere nei prossimi giorni i lavori del microtunnel essendo decaduta l’ordinanza del sindaco di Melendugno, Marco Potì, che li aveva fermati la scorsa estate.
In particolare c’era stata un’ordinanza di stop il 24 luglio e una successiva il 29 ottobre, entrambe impugnate, ma «l’atto del 29 ottobre 2018, impugnato con motivi aggiunti - dice il Tar -, ha esaurito la propria efficacia il 27 novembre 2018 non vincolando dunque ulteriormente la parte ricorrente». Decaduta l’ordinanza, i lavori possono così ripartire. Lo stop era scattato, innescando un nuovo contenzioso al Tar, perchè il sindaco aveva denunciato un fenomeno di inquinamento e di scarico abusivo di sostanze pericolose nella falda sottostante il cantiere San Basilio dove è stato riscontrato il superamento della soglia di contaminazione in rapporto a diversi inquinanti tra cui il cromo esavalente.
I dirigenti del Tap ha dichiarato che l’inquinamento era presistente allo scavo del pozzo di spinta nel quale sarà calata la “talpa” per costruire il microtunnel. Su questo fronte va detto che ha aperto un’inchiesta la Procura di Lecce che, nei giorni scorsi, ha fatto sequestrare dai Carabinieri del Noe una serie di documenti - molti dei quali riferiti ad analisi ambientali - in varie sedi, uffici e cantieri Tap e nel laboratorio utilizzato dalla societá. Al riguardo ci sono tre indagati per inquinamento.
«In questa fase il progetto si è spostato in mare - annunciano i vertici Tap -. Ora stiamo lavorando per proteggere il fondale nel punto di uscita del microtunnel mediante un palancolato. Una barriera temporanea fissata sul fondale per tutelare la flora marina dell’eventuale dispersione di sedimenti al momento del recupero della “talpa” che realizzerà il microtunnel. La condotta eviterà di intaccare la linea di costa grazie ad un microtunnel lungo oltre 1.500 metri scavato da terra che, passando circa 16 metri sotto la spiaggia, si congiungerà col gasdotto proveniente dall’Albania posato sul fondale marino ad oltre 900 metri dalla battigia. La realizzazione del palancolato è una misura integrativa di mitigazione ambientale che abbiamo proposto e che il ministero dell’Ambiente ha positivamente accolto».
Lo sblocco del cantiere di Basilio si aggiunge alla prima schiarita che, relativamente al terminale di ricezione, c’è stata nei giorni scorsi per quanto riguarda
l’incidente probatorio davanti al gip di Lecce (e prim’ancora c’era stato il via libera politico del Governo al gasdotto).
Per i periti interpellati dal gip,
all’opera non va applicata la direttiva Seveso sui rischi ambientali correlati ai grandi impianti industriali. Secondo i periti,
infatti, «non sono state trovate in Italia e in Europa strutture tecnologiche analoghe al terminale Prt di Tap in cui sia
stata applicata una qualche forma delle direttiva Seveso».
Inoltre, affermano i periti, il gasdotto e il terminale di ricezione vanno considerati, come da progetto autorizzato, parti distinte e non riconducibili ad un impianto unico. «Anche se la funzione delle due parti è la medesima (veicolare un vettore energetico attraverso un territorio), i due progetti hanno nella sostanza delle finalità diverse».
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