Doppia tegola in poche ore per il gasdotto Tap. Il Tar del Lazio tiene ancora fermo uno dei cantieri a San Basilio, la località di Melendugno dove l'infrastruttura arriverà dopo aver attraversato il Mar Adriatico. E la Procura di Lecce accende un nuovo riflettore sullo stesso cantiere tra sequestri e tre indagati per inquinamento. I Carabinieri del Noe, infatti, hanno effettuato delle perquisizioni a Lecce, Roma, Milano e Villafranca Padovana che hanno riguardato “sedi legali, operative, uffici e cantieri” di Tap.
Acquisita e sequestrata “una corposa documentazione ed in particolare tutti i rapporti di prova, analisi ed altri documenti, dal novembre 2017 a oggi, collegati ai campionamenti effettuati sulle acque di falda sottostanti il cantiere Tap di San Basilio”. Qui le indagini condotte insieme ad Arpa Puglia, dicono i Carabinieri del Noe, hanno riscontrato il superamento «della concentrazione della soglia di contaminazione di alcuni parametri, tra i quali il cromo esavalente». Tutti gli atti, dicono ancora i Carabinieri del Noe, sono ora al vaglio dei magistrati di Lecce che “dovranno passarli al setaccio”.
Appena poche ore prima i giudici amministrativi avevano rinviato la decisione sull'istanza di Tap finalizzata a far annullare, previa sospensione, l'ordinanza con la quale a luglio scorso il sindaco di Melendugno, Marco Potì, bloccò l'estrazione dell'acqua dai pozzi nell'area di cantiere perché alcune sostanze pericolose come manganese, nichel, cromo esavalente e arsenico, avevano superato, secondo l'accusa, i limiti previsti. Rinviando ogni decisione all'udienza del 5 dicembre, il Tar laziale ha chiesto ad Arpa Puglia, l'Agenzia della Regione per la protezione dell'ambiente, una relazione sugli accertamenti già effettuati in merito alla soglia di contaminazione. Ma sulla questione non c'é solo il Tar. Se ne occupa pure, come detto, la Procura di Lecce che sta facendo avanzare una nuova inchiesta per verificare se sussista o meno l'inquinamento delle acque. In sostanza, é uno sviluppo del caso dopo l'ordinanza del sindaco. Alla quale la società costruttrice del gasdotto ha risposto spiegando che le sostanze contestate erano già presenti nella falda prima dell'inizio dei lavori.
Ora però la Procura ha chiesto ai Carabinieri (di qui l'ultimo sequestro dei documenti) di accertare se il cantiere sia stato
o meno impermeabilizzato e in che modo, e se non si sia determinata una perdita di sostanze pericolose nel terreno e nella
falda. In particolare, si ipotizza che a causare il temuto inquinamento possa essere stato il cemento adoperato per costruire
il pozzo di spinta nel quale sarà calata la “talpa”. Si tratta del mezzo meccanico che dovrà costruire il microtunnel verso
il mare (15 metri sotto la spiaggia e 20 sotto i fondali), parte essenziale del gasdotto. La “talpa” scava e costruisce in
progressione. Per verificare la situazione, la Procura ha incaricato l'Arpa di prendere dei campioni sia di acqua che di cemento
da sottoporre ad analisi.
In sostanza, se il Governo ha dato il via libera politico al gasdotto, sia pur con molte tensioni nei Cinque Stelle accusati
di “voltafaccia” perchè in campagna elettorale avevano assicurato che l'opera sarebbe stata bloccata definitivamente, le vicende
giudiziarie ne fermano l'avanzamento. Non a caso il sindaco Potì, contestando il disimpegno del Governo, si è più volte affidato
alla frase: “E adesso confidiamo nella Magistratura...”. Stesso auspicio hanno espresso anche parlamentari pentastellati critici
verso le scelte del Governo. Ma non c'é solo il nodo dei pozzi. È infatti in arrivo, nei prossimi giorni, la perizia che il
gip di Lecce, Cinzia Vergine, ha commissionato a dei tecnici nell'ambito dell'incidente probatorio finalizzato a stabilire
se gasdotto e terminale di ricezione debbano intendersi opere distinte oppure un complesso unico (dal terminale parte poi
una nuova condotta per il trasporto del gas al punto di allaccio alla rete Snam a Mesagne, in provincia di Brindisi). Tap
parla di opere distinte e quindi non scatta l'assoggettamento agli obblighi della legge Seveso relativa alla prevenzione dai
grandi rischi industriali. I ricorrenti sostengono però il contrario. Sicuramente quello dal gip è uno degli snodi più delicati
che impatta sul futuro dell'opera.
Appena 20 giorni fa il Governo aveva dato l'ok ai lavori. Per il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, che aveva effettuato
un nuovo approfondimento, “nei punti contestati non sono emersi profili di illegittimità in quanto la Commissione Via - unico
soggetto titolato a pronunciarsi - ha ritenuto ottemperate le prescrizioni”. E sia Costa che il premier Giuseppe Conte, rilevando
che “l'opera è stata già autorizzata dal precedente Governo e che i ricorsi sulle autorizzazioni già in passato non hanno
trovato gli esiti giudiziari sperati dai cittadini”, hanno evidenziato che lo stop avrebbe esposto l'Italia ad un risarcimento
danni multi-miliardario nei confronti dei privati coinvolti.A Melendugno, intanto, in attesa che si sciolgano i nodi giudiziari,
proseguono i lavori preliminari. Nell'area del terminale di ricezione si sta installando la protezione di sicurezza e realizzando
le strade di cantiere. In mare, invece, una nave sta posando il palancolato, la paratia che deve proteggere l'habitat marino
dai lavori per il microtunnel. Quanto sta accadendo in Puglia inciderà sull'avvio operativo del gasdotto che all'estero è
pronto per oltre l'80 per cento? Nonostante le difficoltà, Marco Alverà, ad di Snam, socio di Tap al 20 per cento, ha confermato
appena qualche giorno fa: gas dall'Azerbajian dal 2020.
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