«Chiediamo solo certezze». A due giorni dall’annuncio delle misure definitive per la salvaguardia, il nuovo impianto di regole
che governerà nei prossimi anni i flussi delle importazioni sul mercato comunitario, l’associazione dei commercianti di acciaio
(riuniti in Assofermet) lancia l’allarme sul rischio che la complessità delle norme e soprattutto l’apertura della Commissione
ad eventuali modifiche in corso d’opera possano pregiudicare l'operatività quotidiana.
«La Commissione ha affermato in queste ore che porterà avanti una verifica dello stato dei flussi per valutare correttivi
alle quote - spiega Tommaso Sandrini, presidente del sindacato Acciai di Assofermet -, sia in senso espansivo che restrittivo.
Rischia però di essere devastante per la nostra operatività. Chiediamo un contesto normativo certo, visto che normalmente
passano anche cinque mesi da quando si sottoscrive un contratto a quando arriva il materiale ordinato».
Altro tema su cui Assofermet punta l’indice è la complessità dell’impianto normativo concepito dalla Commissione. «Il livello di interazione tra le parti in causa è stato elevato - riconosce Sandrini -. Accettiamo questa normativa, però non ci piace, siamo sempre stati contrari alla necessità di un sistema di salvaguardia, visto che il mercato è già ampiamente difeso. La storia insegna che nessuno strumento è in grado di arginare i flussi. Questi sistemi hanno semmai effetto sui prezzi: oggi c’è già una forte pressione, legata al rallentamento della domanda, in atto da almeno quattro-cinque mesi».
Altra preoccupazione tecnica è legata alle incertezze sugli sdoganamenti di categorie di merci vicine al riempimento della soglia concordata. «Le dogane potrebbero chiedere una fidejussione a chi importa, per coprire l’eventuale futuro dazio nel caso in cui nel lasso di tempo tra lo sdoganamento ela consegna si superi la soglia- spiega Sandrini -; si potrebbero anche creare altri effetti collaterali, come per esempio problemi di stoccaggio. La complessità è enorme».
Per il resto, i commercianti tirano un sospiro di sollievo sui coils a caldo, forse la categoria più importante, per la quale l’effetto della Salvaguardia sarà ridotto. C’è preoccupazione invece sui coils zincati (anche se «le quote decise sono congrue» spiega Sandrini), cruciali per il sistema dell’industria automotive: l’associazione europea dei produttori ha intavolato il dialogo con la Commissione, non si escludono interventi correttivi.
Secondo un’analisi del centro studi di Siderweb, gli acquirenti italiani saranno tra i più esposti, in Europa, alle conseguenze della Salvaguardia, in particolare in alcune categorie di prodotti, come acciai inossidabili, lamierino magnetico e banda stagnata. «Sarà necessario - ragiona Stefano Ferrari, del centro studi - trovare un piano B che possa coinvolgere altri fornitori, soprattutto in alcuni prodotti o per alcuni Paesi di provenienza dove la quota italiana è superiore al 70%. Alcuni spazi potrebbero essere inoltre occupati da alcuni produttori, anche nazionali».
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