Una rivoluzione digitale. È quella che il professor Domenico Parisi, designato dal vicepremier Luigi Di Maio alla presidenza dell’Anpal, ha dichiarato di voler realizzare nei centri per l’impiego italiani, dopo l’esperienza nel Mississippi, dove - come ha dichiarato al Sole 24 Ore - ha creato un modello «interamente digitalizzato per collegare imprenditori e lavoratori in tempo reale, portando così la disoccupazione dal 6,5% al 4,9%». Si tratta in sostanza di una app, la «Mississippi Works», che utilizza i big data per incrociare domanda e offerta di lavoro. Il nostro Governo vuole adattare all’Italia questa applicazione di proprietà del centro di ricerca Nsparc della Mississippi State University, diretto da Parisi.
Funzionerà? L’Italia non è il Mississippi, è ovvio: da noi la disoccupazione supera il 10% ( i nostri disoccupati sono quasi tre milioni, proprio come l’intera popolazione del Mississippi) e i centri per l’impiego riescono a trovare lavoro ad appena il 3,4% degli utenti. La platea di riferimento del reddito di cittadinanza, poi, come stimato dall’Anpal nel corso dell’audizione oggi in Commissione al Senato, non è poi così tanto abituata alle nuove tecnologie. «Sulla base di un'indagine Istat abbiamo individuato in circa un milione e settecentomila i potenziali destinatari di politiche attive, che possono quindi essere avviati e accompagnati subito al lavoro» ha detto il presidente Maurizio Del Conte, sottolineando come questa sia quindi la «platea dei potenziali utenti dei centri per l'impiego, pari al 30% del totale». Del Conte ha spiegato come questo dato sia «fondamentale» considerando anche le «criticità e sofferenze nella rete dei centri per l'impiego».
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Secondo Del Conte «una vasta e maggioritaria quota» dei potenziali beneficiari del reddito che saranno avviati al percorso per il reinserimento al lavoro «non è dotata degli strumenti informatici necessari» a essere «continuamente collegati con le piattaforme».
Il decreto pensioni-reddito stabilisce che ogni beneficiario del reddito di cittadinanza è tenuto a registrarsi sull’apposita piattaforma digitale e consultarla quotidianamente per la ricerca del lavoro. Condizione indispensabile sarà dunque disporre di un qualsivoglia device attraverso il quale interagire con gli addetti dei centri per l’impiego o con i nuovi navigator (ne saranno assunti 6mila).
L’indagine Istat sulle spese delle famiglie, riferita al 2017, evidenzia che:
•il 40,3% delle famiglie in povertà assoluta possiede o dispone di computer fisso o portatile (inclusi tablet);
•il 48,2% può connettersi ad una rete internet domestica;
•l’88,6% possiede o dispone di un telefono cellulare
Considerando che meno della metà delle famiglie in povertà assoluta possiede un computer e/o un accesso alla rete internet
l’ampia diffusione di telefoni cellulari (non necessariamente smartphone) solo in parte potrebbe garantire un’efficacie e
tempestiva raggiungibilità del beneficiario nonché un’assidua consultazione della piattaforma digitale così come previsto
dal decreto.
Restringendo l’obiettivo sul territorio, emerge un gap tra Nord e Mezzogiorno: le regioni del Sud e delle Isole si caratterizzano - tra i nuclei in povertà assoluta - una presenza ridotta di device.
Ad esempio, solo il 32,7% delle famiglie in povertà assoluta della Toscana, il 30,3% dell'Abruzzo, il 27,6% della Campania, il 25,3% della Calabria, il 22,8% della Basilicata e il 12,4% del Molise possiede un tablet, un portatile o un computer fisso, così come in circa 3 nuclei abruzzesi e lucani su 10 e in poco più di 1 su 10 in Molise è presente un collegamento ad internet.
Mentre la percentuale di famiglie povere con disponibilità di un telefono cellulare è più elevata – si va dal 98% del Trentino
Alto Adige al 39,7% del Molise – complessivamente la quota di nuclei privi di qualsivoglia device e di accesso a internet sono poco meno di 180mila su tutto il territorio
nazionale, il 10% del totale delle famiglie in povertà assoluta . Questo dato, anche in questo caso, è diverso da regione a regione: in Molise addirittura supera il 60% ovvero più di 6
nuclei su 10 è tagliato fuori dalla comunicazione digitale e non ha possibilità di connettersi; seguono l’Abruzzo con il 34,1%
delle famiglie in povertà assoluta, la Basilicata con il 24,7%, la Valle d'Aosta con il 14,8% e il Lazio con il 14,6 per cento.
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