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Puglia, ecco come sono stati creati 20mila posti di lavoro in più in 4…

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Puglia, ecco come sono stati creati 20mila posti di lavoro in più in 4 anni

È la Puglia la regione italiana in cui, secondo i dati Eurostat, la disoccupazione è scesa di più nel 2018: -2,8 punti, dal 18,9% del 2017 al 16,1%. Un’attenuazione certo, perché il problema disoccupazione resta sempre grave e impattante dal punto di vista sociale anche in Puglia, dal momento che la media europea è del 6,9%.

In Italia, maglia nera è la Calabria ferma al 21,6% mentre prima della classe è la provincia autonoma di Bolzano (2,9%) che figura anche tra i territori migliori a livello europeo.
A giudizio della Regione Puglia, se la disoccupazione si è un po' ridotta, è merito anche delle iniziative messe in campo con risorse pubbliche nazionali e comunitarie per sostenere gli investimenti e i progetti delle imprese. Dalle grandi alle piccole.

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Il ruolo dei fondi europei
Per Pasquale Orlando, a capo dell'Autorità di gestione dei fondi europei della Regione Puglia, «bisogna distinguere tra la fotografia di Eurostat sull’intera forza lavoro regionale, e quindi anche sull’andamento dell’economia della Puglia, e quella che invece deriva dall’attuazione degli strumenti di politica industriale e di incentivazione messi in campo dalla Regione. Sotto quest’ultimo profilo siamo soddisfatti. Con l’attuale quadro di programmazione europea, siamo quasi a 4 miliardi di investimenti totali supportati con oltre un miliardo di contributi pubblici. E siccome la condizione posta è quella di mantenere l’occupazione o incrementarla, pena la revoca del sostegno, siamo in grado di tracciare anche un quadro molto attendibile sull’occupazione. Ci stiamo avvicinando a 100mila occupati, di cui l’80% sono di mantenimento e la restante parte di nuova creazione». Ecco nel dettaglio i numeri dell’ultima rilevazione:  a metà aprile scorso gli occupati complessivi riferibili all’intero quadro della programmazione comunitaria 2014-2020, cioè nelle imprese che hanno beneficiato di finanziamenti europei e del cofinanziamento nazionale, erano 96.074, con un incremento di 19.801 posti di lavoro rispetto all’avvio concreto della programmazione, a giugno del 2015. Un soffio da quota 20mila posti di lavoro in più.

Gli strumenti a disposizione delle imprese
Nove sono gli strumenti di incentivazione, variamente dimensionati e modulati «come un abito su misura per le necessità di ciascuna impresa» osserva Antonio De Vito, direttore di Puglia Sviluppo, per un totale di 9.924 istanze presentate. Gli investimenti sono pari a 3,8 miliardi, coperti dal pubblico, sotto forma di agevolazioni, per 1,45 miliardi. Degli investimenti, la parte in attivi materiali è pari a 3,12 miliardi mentre quella in R&S, innovazione e consulenza ammonta a 674 milioni. Del miliardo e quattro di agevolazioni, la parte di R&S incide per 413 milioni. Nello scacchiere, la parte del leone - come posta in gioco - la fanno i 53 contratti di programma, riservati a grandi gruppi, anche multinazionali, con oltre un miliardo di investimenti sostenuti dal pubblico per 395 milioni di cui 245 milioni per R&S. E siccome c'é ancora più di un anno a disposizione, si può prefigurare una crescita dei numeri. Già è indicativo il raffronto con fine febbraio 2019. Si era ad un totale investimenti di 3,580 miliardi e in un mese e mezzo c'é stato un incremento di circa 200 milioni. «Rispetto alla precedente programmazione, aperta a gennaio 2009 e chiusa a giugno 2014, il balzo in avanti è evidente - spiega De Vito -. Allora, in cinque anni, sostenemmo investimenti per circa 2 miliardi con agevolazioni per 800 milioni. Adesso siamo ancora a quattro anni e abbiamo raddoppiato i volumi».

Il cambio di passoe il ruolo della ricerca
De Vito parla di «cambio di passo». «Non più graduatorie o domande da presentare entro una data prefissata, ma avviso a sportello, bandi aperti e sintonizzati sulle esigenze delle imprese pronte a fare gli investimenti - spiega -. Questo vuol dire manovre strutturali, non interventi spot, mettendo tutto il contesto nelle condizioni di capire come si sta programmando. Ma soprattutto - aggiunge De Vito - manovre inclusive che mettono al centro l’impresa declinata in tutte le forme. Basti pensare che alle piccole entità assicuriamo 25mila euro di mutuo chirografaro da restituire a tasso zero in cinque anni. Altro aspetto - rileva De Vito - è che le micro e piccole imprese che operano già, le accompagniamo al credito. L'azienda fa quindi il mutuo e noi interveniamo abbattendo gli interessi. Abbiamo convenzioni con 50 banche, dai grandi gruppi alle Bcc. Poi, se fai innovazione, scatta anche una premialità del 20 per cento. Bisogna dire che la programmazione 2014-2020 era molto centrata sull'innovazione per portare anche i piccoli verso questo approdo. In Puglia strutture di ricerca, il Politecnico di Bari, si sono molto aperti. Un esempio per tutti: Avio, che fa capo a GE, farà in Puglia un investimento da 35 milioni per un nuovo propulsore».

La programmazione 2021-2027
«La nuova programmazione europea sta partendo in queste settimane - annuncia Orlando -. Sia il quadro finanziario che i regolamenti verranno messi a punto dopo l'elezione del nuovo Parlamento europeo e in Italia comincerà il processo di partenariato per definire le linee guida per i nuovi programmi operativi. L'esperienza è positiva, la Regione la riproporrà anche nella nuova programmazione sia pure con gli accorgimenti e correttivi che derivano dall'esperienza fatta». E conferma Cosimo Borraccino, assessore regionale allo Sviluppo economico: «Ormai da anni la Puglia si sta caratterizzando come una regione particolarmente attenta nel puntare ai settori produttivi più avanzati e innovativi che possono garantire una significativa crescita economica e importanti ricadute in termini di buona occupazione. Continueremo su questa strada - aggiunge -, utilizzando nel migliore dei modi, come ci viene riconosciuto, le risorse provenienti dalla programmazione comunitaria che rappresentano un aiuto importante per rendere il nostro territorio sempre più attrattivo e competitivo».

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