A meno di due anni dall'approvazione del nuovo piano ambientale per l'ex Ilva, ora Arcelor Mittal Italia, e a meno di un anno dal via libera all'addendum che ha migliorato, soprattutto sul piano dei tempi, lo stesso piano, il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, riapre la partita. E dice sì alla richiesta di riesame dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) che pochi giorni fa gli ha avanzato il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci.
Questi ha chiesto al ministero «condizioni di esercizio più severe per acclarati motivi sanitari».
E Costa, che oggi è intervenuto in commissione Ambiente alla Camera, dice che «c'è la consapevolezza che la situazione è ancora critica ed è assolutamente necessario mantenere una costante e attenta vigilanza in collaborazione con le strutture tecniche quali Ispra, Arpa Puglia e Istituto superiore di Sanità che stanno proficuamente lavorando insieme».
Secondo Costa, «non si deve pensare che il problema lamentato dai cittadini sia risolto, ma è stato intrapreso un cammino serio, rigoroso e attento che con la partecipazione di tutti i soggetti porterà a buoni risultati». Che il sindaco di Taranto potesse chiedere un riesame dell'Aia per motivi sanitari, essendo autorità sanitaria locale, era una possibilità che si era profilata già qualche mese fa dopo l'invio a Palazzo di Città dei rapporti di Asl Taranto, Arpa Puglia e Ispra. E nella lettera con cui chiede il riesame, il sindaco Melucci parte dal rapporto di Valutazione del danno sanitario (Vds) per l'ex Ilva, con dati riferiti a dicembre scorso, trasmesso da Arpa Puglia, Ares Puglia e Asl Taranto nel quale «la valutazione del quadro epidemiologico descritto attraverso le stime di mortalità, ospedalizzazione e incidenza dei tumori, indica la permanenza di alcune criticità sanitarie rispetto a quanto già noto sula base di precedenti studi». Inoltre, scrive il sindaco di Taranto al ministero, «nel corso del 2018 è giunto al termine l'aggiornamento dello studio Sentieri da parte dell'Istituto superiore di Sanità e la mortalità generale e quella relativa ai grandi gruppi è, in entrambi i generi, in eccesso rispetto a quanto si osserva nel riferimento, ad eccezione della mortalità per malattie dell'apparato urinario». A ciò si aggiunga che «nella popolazione residente (uomini e donne) risulta aumentato anche il rischio di decesso per le patologie considerate a priori come associate all'esposizione industriale specifica del sito, in particolare per il tumore del polmone, mesotelioma della pleura e per le malattie dell'apparato respiratorio».
Il sindaco afferma poi che «in età pediatrica giovanile si osserva un numero di casi di tumore in eccesso rispetto all'atteso e che in riferimento ai nati da madri residenti nel periodo 2002-2015, sono stati osservati 600 casi con malformazione congenita con una prevalenza superiore all'atteso calcolato su base regionale».
Melucci cita inoltre lo studio dell'Asl Taranto in collaborazione con la cattedra di Statistica medica dell'Università di Bari (Iesit) e osserva che «l'analisi della distribuzione dei tumori maligni fa emergere che gli eccessi più consistenti coinvolgono il comune capoluogo e i quartieri a ridosso del polo industriale». Il sindaco, infine, parla di «eccessi di ricovero, decesso e incidenza per i residenti nel comune capoluogo per altre patologie tumorali». E rivolgendosi ad Arcelor Mittal Italia, dice: “Sono sicuro che non avranno difficoltà a rendersi disponibili ad un ripensamento complessivo della loro programmazione nella direzione della maggior prevenzione dei rischi sanitari per i cittadini di Taranto».
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