La Toscana sarà la prima regione d’Italia plastic free. Novecento stabilimenti balneari, lungo circa 230 km di costa, dal confine con la Liguria al Nord a quello con il Lazio al Sud, diranno addio già a partire dall’estate 2019 a piatti, bicchieri, cannucce e posate monouso per far posto a quelle biodegradabili o biocompostabili, già presenti in commercio.
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La Regione Toscana, infatti, ha di fatto anticipato gli obiettivi della Direttiva europea, che ha avuto nei giorni scorsi anche l’ok del Consiglio Ue, e che diventeranno effettivi a partire dal 2021.
Gli articoli di plastica monouso rappresentano numericamente circa la metà dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge europee, provocando gravi danni all’ambiente, all’ecosistema e alla fauna marina, ma anche alle attività produttive come turismo, pesca e trasporto marittimo.
Regione e associazioni di categoria (Confesercenti, Confcommercio, Cna Toscana, Confartigianato, Confindustria, ma altre sigle si aggiungeranno anche in un secondo momento, trattandosi di un protocollo aperto) firmeranno nei prossimi giorni un’intesa che metterà da subito le stoviglie monouso al bando, comminando sanzioni in caso di irregolarità: l’accordo, che prende il nome di “Spiagge sostenibili”, vedrà anche la firma di Anci Toscana e conterrà un percorso per recepire in una legge regionale le disposizioni della direttiva europea sull’economia circolare, e indicazioni per attività di comunicazione e di sensibilizzazione rivolte a utenti e fruitori degli stabilimenti balneari per un comportamento corretto e rispettoso. Saranno anche installati contenitori per la raccolta differenziata anche nelle spiagge libere.
Da settembre potrebbero adeguarsi a questo nuovo corso “plastic free” anche le mense delle strutture della Regione, degli enti e delle agenzie regionali e degli enti del Servizio sanitario regionale.
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Già lo scorso anno l’iniziativa “Arcipelago pulito” (reso possibile grazie ad un protocollo d’intesa siglato a marzo 2018 tra Regione Toscana, Ministero dell’Ambiente, Unicoop Firenze, Legambiente, Guarda Costiera, Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale), aveva fatto da apripista a questa sensibilità: in base il progetto, i pescatori potevano portare a riva (senza essere considerati responsabili) i rifiuti tirati su con le reti.
Nel corso dei sei mesi di sperimentazione, conclusi a novembre scorso, e prolungati per i successivi quattro, sono stati raccolti complessivamente più di 18 quintali di rifiuti, per un volume di oltre 24 mila litri: l’iniziativa è stata portata avanti da una cooperativa di pescatori di Livorno e una mezza dozzina di pescherecci, impegnati nella raccolta della plastica che galleggia o si deposita sui fondali. “Arcipelago pulito” aveva creato una filiera completa, che parte dalla raccolta del rifiuto alla analisi, al trattamento e, quando possibile, al recupero in un impianto idoneo. E’ stato il primo in Italia e in Europa di questo genere, una buona prassi che potrebbe trovare nuova estensione e applicazione anche lungo altre coste.
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