Economia

Dossier Stop agli investimenti in Lombardia

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    Dossier | N. 20 articoli L’economia delle Regioni

    Stop agli investimenti in Lombardia

    «La ripresa dell’accumulazione di capitale si potrebbe arrestare». Espressione un poco criptica e apparentemente neutrale, che tuttavia sintetizza il problema: in Lombardia nel 2019 le imprese ridurranno gli investimenti.

    Scorrendo il corposo rapporto sull’economia regionale di Bankitalia, presentato nella sede di Assolombarda, è forse questo il dato più rilevante e allo stesso tempo preoccupante, tenendo conto che bisogna tornare al 2016 per vedere un calo degli investimenti programmati da parte delle imprese.

    Biennio d’oro da questo punto di vista quello appena trascorso, con un bilancio definitivo persino superiore a quanto dichiarato in precedenza (+4,9% il “programmato”, +10,6% il consuntivo degli investimenti lo scorso anno) grazie in particolare agli incentivi di Industria 4.0, utilizzati in modo ampio dalle imprese: oltre il 55 per cento del campione ha fatto ricorso al super ammortamento, circa il 33 per cento all'iperammortamento.

    Trend che ora pare mediamente rallentare, così come del resto sono in frenata tutte le variabili analizzate, a partire dal prodotto globale, cresciuto lo scorso anno dell’1,4%, valore quasi dimezzato rispetto al 2017.

    «All'inizio dell'anno scorso - spiega Giuseppe Sopranzetti, direttore della sede di Milano della Banca d'Italia - si era parlato di nubi all'orizzonte, come la Brexit, i dazi, i problemi dell'economia globale, e nella seconda metà del 2018 si sono concretizzate. Ora le luci prevalgono sulle ombre, ma queste ultime creano incertezza».

    I segnali positivi in regione certamente non mancano, come segnalato ad esempio dalla ripresa dei ricavi per le aziende di costruzioni (+3,9% nel 2018) oppure del dimezzamento delle realtà a rischio finanziario (dal 24% del 2007 al 14%odierno) o ancora alla crescita dell’export superiore rispetto alla media nazionale.

    E tuttavia i segnali di rallentamento destano preoccupazione, a maggior ragione, sottolinea il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi, nel momento in cui alla frenata del commercio internazionale si aggiunge il rischio-Italia, «l’instabilità e l’ncertezza che il Paese ha ripreso a diffondere agli occhi dei mercati, dei nostri partner e delle istituzioni europee».

    La «non sorpresa» di una possibile procedura di infrazione Ue nei nostri confronti è solo l’ultimo tassello di un quadro complessivo che «per sobrietà» Bonomi si limita a definire preoccupante, all’interno del quale l’interruzione del ciclo degli investimenti rappresenta uno dei rischi più rilevanti, in grado di trascinarsi per più trimestri vanificando le chance di ripresa dell’economia.

    Di questo rischio - spiega Bonomi - pare non esservi consapevolezza, così come scarsa considerazione è attribuita al tema della reputazione, determinante per un’impresa così come per un Paese.

    «Credere di poter restare indifferenti e senza conseguenze al riparo dalla perdita di credibilità complessiva - aggiunge - è un'illusione pericolosa».

    Un esempio è il dibattito sui MiniBot, evocati a più riprese da esponenti del Governo come soluzione per accelerare il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese, ipotesi peraltro già seccamente bocciata tanto dalla Bce che dallo stesso ministro dell’Economia.

    «Lo strumento per pagare i debiti arretrati esiste già - osserva Bonomi - e prevede liquidità illimitata in euro da parte di Cassa Depositi e Prestiti agli enti che certificano i crediti a favore delle Imprese. «Come fa il Governo - si chiede Bonomi - a non esserne a conoscenza avendo reso disponibile questo stesso strumento? È una questione di volontà politica specialmente in considerazione del fatto che le risorse per quota 100 e reddito di cittadinanza sono state trovate, anche in deficit. Suggerisco al Governo un periodo di prova, di almeno un anno, per verificare l'efficacia dello strumento finanziario iniziando a dare il buon esempio: pagate in MiniBot gli stipendi di Ministri e Parlamentari della Repubblica».

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