«Questo Governo deve chiarire se vuole portare alla paralisi l'industria italiana oppure pensa che la questione industriale sia un elemento centrale per il nostro Paese». Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, sceglie la platea dell'assemblea generale di Federmeccanica, che si tiene nell'acciaieria ArcelorMittal, ex Ilva, per lanciare un monito all'esecutivo giallo verde.
Un monito che riguarda sia l'abolizione dell'immunità penale per i gestori del siderurgico relativamente al piano ambientale (la misura è inserita nel decreto legge Crescita e l'immunità, introdotta da una legge del 2015, termina il prossimo 6 settembre), sia altri punti nodali dell'economia. Oggi, afferma Boccia, lanciamo un messaggio forte con Federmeccanica e con Confindustria Taranto (le due associazioni hanno tenuto insieme le loro assemblee).
Atti unilaterali da parte del governo
Messaggio, rileva il leader di Confindustria, che «esprime la necessità di un'area, quella del Mezzogiorno, di dover reagire
e di puntare su occupazione e lavoro». Ma per Boccia, «ultimamente alcuni aspetti che stiamo leggendo in merito ad alcuni
provvedimenti del Governo, non vanno in questa direzione e la cosa ci preoccupa non poco». «Ci riferiamo al decreto crescita
- esplicita Boccia -, al decreto in merito all'immunità sull'Ilva che valeva per i commissari e pare che si voglia eliminare
per l'attuale management senza dargli il tempo di mettere a posto Ilva e quindi metterla a posto economicamente e in termini
ambientali. Ci riferiamo - prosegue Boccia - agli atti unilaterali in merito alle concessioni autostradali, al salario minimo,
al reinserimento della scala mobile. Che significa - dice Boccia - che in un Paese come il nostro, che vive a parità di valuta
come gli altri, e quindi in area euro, se non incrementiamo la produttività si rischia di determinare dei fattori inflattivi
a danno dell'industria italiana».
IL CASO / ArcelorMittal: con il decreto crescita impossibile gestire Taranto
Boccia: spaventare gli investitori un vero «capolavoro»
«Abbiamo la fortuna - conclude - di avere un investitore in un'area del paese che è importante, del Mezzogiorno, a Taranto,
che si impegna a mettere a posto in chiave ambientale e in chiave economica l'industria, lo stabilimento siderurgico di Taranto.
Noi invece lo spaventiamo e se mai lo arrestiamo pure. Mi sembra un capolavoro che solo in un Paese come questo può essere
oggetto di dibattito».
Dal Poz: la fiducia si ottiene rispettando gli accordi
E anche il presidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz, contesta l'articolato del dl Crescita. «Sembra un paradosso - sostiene
Dal Poz - perché si parla di fiducia e allo stesso tempo viene inserita una norma che riguarda ArcelorMittal Italia andando
contro gli accordi presi». Per Dal Poz, «la fiducia non si ottiene con un voto in aula, ma con i comportamenti ed il rispetto
assoluto degli accordi presi. La fiducia oggi manca tra gli italiani perché ogni giorno aumentano le incertezze quando le
nostre imprese, le persone e il Paese chiedono solamente certezze». Marcando il punto che riguarda ArcelorMittal, Dal Poz
dichiara infatti che «un Paese che non rispetta gli impegni con gli investitori stranieri perde credibilità. Cambiare le regole
del gioco, modificare aspetti fondamentali di accordi sottoscritti, significa andare contro le necessità del nostro Paese».
Jehl (ArcelorMittal): ci servono certezze
Il cambio delle regole in corsa lo richiama anche Matthieu Jehl, ad di ArcelorMittal Italia. «Non è una questione di immunità
- afferma -, noi tutti qui siamo responsabili delle nostre azioni. Si tratta delle tutele legali necessarie a permetterci
di realizzare il piano ambientale. Vogliamo produrre acciaio in Italia, con aziende italiane, con lavoratori italiani e per
questo ci servono certezze e lo sforzo di tutti - afferma l'ad di ArcelorMittal -. Tutti noi qui stiamo lavorando per fare
di Taranto il migliore e più sostenibile stabilimento d'Europa per standard di eccellenza ambientale, sicurezza sul lavoro,
tecnologie d'avanguardia, qualità del prodotto, rispetto degli individui e della comunità».
«Siamo impegnati a migliorare le prestazioni ambientali di Taranto e a rispettarne l'ambiente - sostiene l'ad di ArcelorMittal
Italia - ma non possiamo essere ritenuti potenzialmente responsabili per problemi che non abbiamo causato e che ci siamo impegnati
a risolvere».
Allargando la visuale, Dal Poz sostiene invece che «il nostro rinnovamento è come una colata continua che non può subire battute d'arresto: dobbiamo andare avanti, dobbiamo osare di più nelle innovazioni industriali, economiche e sociali». Per Dal Poz, «le semplificazioni che affliggono da anni la vita politica e il dibattito pubblico italiano, ci hanno abituati a divisioni di schieramento che riducono tutto ad una logica binaria nella quale il No si contrappone al Si e viceversa. La complessità in cui viviamo - segnata da ritardi del Paese , dalla rivoluzione digitale, dalla globalizzazione e da un sempre più marcato divario ta nord e Sud - richiede al contrario - dichiara Dal Poz - visioni di respiro strategico, tensione ideale, impegno, condivisione e investimenti mirati».
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