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Stuart Chambers, l’executive che vende ai giapponesi i gioielli…

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appunti da Tokyo

Stuart Chambers, l’executive che vende ai giapponesi i gioielli inglesi

Stuart Chambers insieme a Masayoshi Son (AFP)
Stuart Chambers insieme a Masayoshi Son (AFP)

TOKYO - Un grande top manager o un furbacchione che lascia una eredità discutibile? Non manca chi si pone questo interrogativo a proposito di Stuart Chambers, l’executive 60enne nato nel Brunei e cresciuto in Asia che passerà alla storia per aver venduto ai giapponesi due dei principali gioielli tecnoindustriali britannici: Pilkington una decina di anni fa, ARM Holdings in questi giorni. Nel 2006 il successore di Paolo Scaroni come Ceo della seconda azienda vetraria del mondo (fondata nel 1826) la cedette a Nippon Sheet Glass con un’operazione da circa 2 miliardi di sterline. Ora ha raggiunto l’accordo con Masayoshi Son, patron di SoftBank, per cedere la società leader nel chip designing per oltre 24 miliardi di sterline.

È il capitalismo globalizzato, pare. Senonché Chambers - noto anche per il suo yacht da 500mila sterline e per la casa da 1,2 milioni di sterline in cui vive a Chelford - ha tratto e trarrà enormi vantaggi personali dalla vendita delle aziende che guida. Quanti merger sono favoriti dal fatto che sono convenienti per i top executive della società acquisita? La stampa britannica ha calcolato che la principale cessione di una società tecnologica europea potrà portare 35 milioni di sterline nelle tasche dei membri del suo board. Il presidente Chambers dovrebbe intascare 680mila sterline (comunque poco rispetto agli 11,4 milioni sterline che dovrebbero finire nelle tasche del 48enne Ceo di ARM, Mike Muller). L’acquisizione è stata celebrata a Downing Street come testimonianza che la Gran Bretagna resta attraente come destinazione di investimenti anche dopo il referendum sulla Brexit. In più, è stata promessa la creazione di 1.500 posti di lavoro nel regno Unito.

Senonché ai tempi della cessione di Pilkington era stata promessa la salvaguardia di posti di lavoro, che poi non è avvenuta. All’epoca fu calcolato che se Chambers avesse voluto lasciare la società dopo l’intesa, si sarebbe intascato 3,7 milioni di sterline. Il gruppo giapponese volle scommettere sullo stesso Chambers e lo nominò Ceo per accelerare l’integrazione tra i due gruppi. Ma l’esperienza di Chambers alla guida di Nippon Sheet Glass durò solo poco più di un anno, in un contesto difficile a causa della crisi finanziaria globale: si dimise all’improvviso, dicendo: «Ho scelto di dare priorità alla famiglia». Ma ci fu chi aggrottò le sopracciglia, dicendo che in quei mesi da pendolare con Tokyo Chambers non aveva mostrato di dedicarsi anima e corpo all’azienda. Peraltro, dopo un interim, Nippon Sheet Glass scelse di affidare il ruolo di Ceo a un altro straniero, l’americano Craig Naylor, che poi si dimise dopo meno di due anni citando divergenze di opinioni sulle strategie.

Ad ogni modo, il vizietto di fare ponti d’oro e strapagare manager stranieri si è diffuso nella Corporate Japan. Alcuni quotidiani nipponici titolavano di recente: «Il segreto per avere uno stipendio super? Basta non essere giapponesi». Una classifica stilata da Bloomberg ha infatti evidenziato che tra i 10 top manager più pagati in Giappone nel 2015, ben otto sono stranieri, compresi i primi sette. Due sono di SoftBank: Nikesh Arora (da poco uscito dal gruppo da dopo poco più di un anno) con oltre 8 miliardi di yen, e Ronald Fisher (in terza posizione) con quasi 2,1 miliardi. Al secondo posto Joseph De Pinto di Seven & I Holdings con 2,2 miliardi di yen. I soli due stranieri che sono anche Ceo, Carlos Ghosn di Nissan (1,07 miliardi di yen) e Chris Weber di Takeda Pharmaceuticals (905 milioni) sono al quarto e quinto posto. Il primo giapponese è ottavo con 690 milioni di yen: Yoshiharu Inaba di Fanuc (la cui famiglia è azionista di riferimento) seguito dal Ceo di Sony, Kazuo Hirai (512 milioni). È un altro dei paradossi del Giappone: se sei straniero scalare le posizioni in una azienda nipponica è davvero difficile, ma se ci riesci, solo nel Sol levante potrai esser pagato più del Ceo che può cacciarti in qualsiasi momento.

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