TOKYO - C’è un top manager che ha deciso di ridimensionare la presenza nel Regno Unito della multinazionale che guida, annunciando un taglio dopo la Brexit. È Christophe Weber, il francese cinquantenne (ma con una lunga esperienza nella britannica GlaxoSmithKline) che dall’anno scorso è diventato il primo Ceo straniero della Takeda – la principale società farmaceutica giapponese – dai tempi della sua fondazione risalente al 1781. Del resto, nella insolita lettera pubblicata dal Ministero degli esteri nipponico sulle richieste della Corporate Japan a Londra (e a Bruxelles) un capitolo rilevante è dedicato alla farmaceutica: con una certa ingenuità, si chiede che l’Agenzia europea dei farmaci resti a Londra, dove si sono concentrati gli investimenti giapponesi settoriali in Europa (fare lobbying è sempre importante…).
Tuttavia Weber ha dichiarato che la decisione di chiudere la struttura di Cambridge per concentrare le attività di ricerca - guidate da Andy Plump - a Boston e a Fujisawa (a un costo di 75 miliardi di yen) non è dipesa dalla Brexit, ma da una precisa scelta strategica. Una decisione che sembra preludere ad altre mosse aggressive. Inizialmente il Ceo straniero era parso relativamente cauto, ma ora appare pronto a iniziative importanti. Secondo indiscrezioni, ha messo in cantiere 15 miliardi di dollari per una o più grandi acquisizioni. Nei primi mesi al vertice del gruppo Weber aveva dovuto muoversi in un ambiente difficile, con alcuni azionisti in rivolta per la sua nomina nel timore di eccessivi cambiamenti e persino “voci” mese in giro ad arte su un suo prossimo passaggio alla concorrenza o su una sua presunta volontà di trasferire il quartier generale a Parigi.
Ma proprio la necessità di svolte in un’azienda reduce dal primo rosso della sua storia da società quotata l’aveva portato al timone, per una scelta fortemente sponsorizzata dal suo predecessore Yasuchika Hasegawa. Così il nuovo Chief Executive ha varato una riorganizzazione impostata sulla riduzione delle aree terapeutiche su cui puntare (cedendo, ad esempio, il settore respiratorio per concentrarsi su oncologia e disturbi del sistema nervoso e dell’apparato digerente) e accelerando l’internazionalizzazione anche sul piano della cultura aziendale. Ha anche promosso un maggior impegno verso il settore dei farmaci generici e dei vaccini.
Nel secondo trimestre di quest’anno gli utili sono quadruplicati a 99,5 miliardi di yen, ma nell’intero esercizio risulteranno livellati dai costi per il riassetto della ricerca. L’ultima grande acquisizione di Takeda risale al 2011, quando rilevò la svizzera Nycomed per 13,7 miliardi di dollari. In Giappone e nel mondo, occhi puntati, dunque, su Weber: Takeda appare a una svolta. E tocca a lui migliorare il «track record» dei Ceo stranieri in Giappone, quasi sempre deludente con l’eccezione di Carlos Ghosn alla Nissan.
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